Il turismo caseario: nuova frontiera per valorizzare formaggi e territori

Con 59 formaggi e latticini certificati, l'Italia punta sul turismo caseario come leva per promuovere il patrimonio gastronomico. Visite ai caseifici, degustazioni e itinerari tematici per l'inizio di un'esperienza unica . A Bergamo la presentazione, durante Forme, del primo Rapporto sul turismo e il mondo caseario di Roberta Garibaldi

18 ottobre 2024 | 10:00
di Alberto Lupini

Su 329 prodotti certificati in Italia, 59 formaggi e latticini sono ad Indicazione Geografica (Dop, Igp e Stg), a cui si aggiungono centinaia di caciotte o stracchini in tutte le regioni. Parliamo dei formaggi, la seconda categoria per importanza dopo ortofrutta e cereali nell’incredibile paniere di biodiversità della penisola. Un tesoro di aromi e prelibatezze, magari parco di colori - si va dal bianco al giallo ambrato, con a volte striature verdi o blu - ma certamente ricchissimo di profumi, gusti, tradizioni e cultura. Insomma, una sintesi dell’Italia gastronomica, che nei derivati del latte, bovino, ovino, caprino o di bufala che sia, poco importa, ha una delle sue ricchezze più importanti, con la quale può rivaleggiare alla grande coi cugini d’oltralpe, i nostri concorrenti per il valore della tavola.

Una realtà enorme, anche in termini di immagine del nostro Paese nel mondo. Basti pensare a come Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Mozzarella o i vari Pecorini siano da tempo simboli e ambasciatori riconosciuti dello stile italiano a tavola, affianco ai nostri vini, ai nostri oli e, ovviamente, ai piatti della nostra Cucina. Un ruolo a cui finalmente si dà il giusto peso con il primo studio dedicato al turismo del mondo caseario, presentato oggi a Bergamo in occasione di Forme, la manifestazione dedicata ai formaggi.

Turismo e mondo caseario

Artefice della ricerca (Rapporto sul Turismo e il Mondo Caseario), ricca di spunti e riflessioni interessanti, soprattutto per le opportunità che si aprono per operatori e buongustai, è Roberta Garibaldi, docente dell’Università di Bergamo, pioniera degli studi sul turismo enogastronomico e collaboratrice di Italia a Tavola. Non è un caso che sia proprio la città orobica a ospitare questa novità, poiché in Bergamasca si detiene il primato dei formaggi DOP (ben 9), e il capoluogo è Città Creativa UNESCO per la Gastronomia grazie alle Cheese Valleys Orobiche. Una realtà che, come ricorda la sindaca Elena Carnevali, lega Bergamo a oltre 350 città nel mondo per promuovere le proprie eccellenze culturali e gastronomiche, e il mondo del formaggio non fa eccezione.

Come dire che, oltre al vino e all’olio, con le loro strade e città, il formaggio può rappresentare la terza gamba del turismo gastronomico basato sui prodotti, arricchendo l’offerta della Cucina italiana.

Il senso della ricerca di Roberta Garibaldi è chiaro: da semplici luoghi produttivi, i caseifici e le aziende casearie stanno trasformandosi in vere e proprie destinazioni turistiche, seguendo l'esempio del consolidato enoturismo. Questa evoluzione risponde al crescente interesse del pubblico, attratto dalle radici tradizionali e dalle nuove esperienze offerte. Tuttavia, a differenza di altri settori turistici, non disponiamo ancora di dati strutturati sul volume del turismo caseario, rendendo difficile misurare l'impatto di questo fenomeno.

Il fascino crescente del turismo caseario

Nonostante la mancanza di statistiche complete, è evidente che il turismo caseario stia acquisendo sempre più rilevanza. Nel 2023, le visite ai caseifici sono state la seconda esperienza più popolare per i viaggiatori italiani, subito dopo le cantine. Questo dimostra un'offerta consistente, anche se ancora in fase di sviluppo. Più che concentrarsi sui numeri, è essenziale esplorare le traiettorie di crescita di questo tipo di turismo, analizzando le preferenze dei turisti italiani e osservando le buone pratiche delle aziende che già offrono esperienze coinvolgenti.

Le esperienze offerte: un viaggio nel cuore del formaggio

Le aziende casearie e i fornitori di servizi turistici hanno risposto con entusiasmo all'interesse crescente, creando proposte tematiche come visite guidate, degustazioni, eventi e itinerari. Secondo i dati, il 32,7% dei turisti italiani ha partecipato almeno una volta a un’esperienza legata al mondo del formaggio negli ultimi tre anni, una cifra che si traduce in circa 6,8 milioni di persone. Questo trend ha registrato una crescita del 7,3% dal 2021 e dell'1,2% dal 2023, evidenziando un interesse che non accenna a diminuire.

Le principali esperienze offerte includono:

  • Visite guidate ai caseifici: dove i visitatori possono osservare tutte le fasi della produzione del formaggio, dalla mungitura alla stagionatura, incontrando i produttori locali e ascoltando le loro storie.
  • Degustazioni di formaggi: da organizzare presso i caseifici stessi o in ristoranti e cheese bar.
  • Festival ed eventi a tema formaggio: dove oltre alla vendita ci sono occasioni che celebrano il formaggio del territorio.
  • Workshop e laboratori di caseificazione: dove i turisti possono cimentarsi nella produzione del formaggio.
  • Itinerari tematici: sull'esempio delle strade del vino quelle del formaggio possono permettere di esplorare territori e aziende a piedi, in bicicletta o in auto.
  • Musei del formaggio: come avviene in Francia, in Svizzera o in Spagna si può scoprire la storia e la cultura del formaggio e dei casari del posto.

Perché puntare sul turismo del formaggio?

Il turismo caseario, se gestito e promosso adeguatamente, può creare valore a lungo termine per i territori, le aziende e le comunità locali, nonché offrire esperienze memorabili ai turisti. Pensiamo ad alcuni dei principali benefici:

  • Economici: il turismo legato al formaggio può diversificare le economie rurali, sostenere la crescita anche dimensionale ed organizzativa delle aziende agricole e creare nuove opportunità di reddito per i produttori, stimolando al contempo la nascita di nuove imprese e opportunità di lavoro.
  • Sociali e culturali: questo tipo di turismo, localizzato principalmente in aree rurali, può contrastare l'abbandono dei territori marginali e preservare le pratiche tradizionali. Valorizzare il lavoro dei casari rafforza anche il senso di identità e appartenenza delle comunità locali.
  • Ambientali: la continuità delle pratiche produttive tradizionali, supportata dal turismo, aiuta a preservare il paesaggio e a ridurre l'impatto ambientale negativo che potrebbe derivare dall'abbandono delle attività agricole.

Uno studio pionieristico: il rapporto sul turismo caseario

Il Rapporto sul Turismo e il Mondo Caseario rappresenta di fatto la prima analisi sistematica a livello nazionale su questo segmento turistico emergente. Lo studio evidenzia il crescente interesse dei turisti verso esperienze autentiche e innovative, che consentono di entrare in contatto con la cultura del formaggio e di vivere i territori attraverso attività coinvolgenti. Le sinergie tra turismo e produzione casearia, se adeguatamente sviluppate, possono creare benefici diffusi per tutti: territori, imprese, comunità locali e viaggiatori.

Il futuro del turismo caseario

L'attuale offerta turistica legata al formaggio sembrerebbe già ricca e variegata, ma le potenzialità di sviluppo sono immense. Innovazione nella promozione, accoglienza, approccio esperienziale e sostenibilità sono gli strumenti per fare crescere il turismo caseario e dare prospettive di sviluppo alle aree rurali meno conosciute, tutelando il patrimonio culturale e promuovendo pratiche turistiche slow e responsabili. Fondamentale, in questo processo, sarà la collaborazione tra le istituzioni, le imprese private , le cooperative e i consorzi, così da garantire uno sviluppo armonico e sostenibile del comparto.

Il ruolo fondamentale dei Consorzi

Un ruolo fondamentale nel valorizzare la ricchezza delle produzioni casearie può essere svolto dai Consorzi di tutela. In Italia ce ne sono 54, e alcuni sono ormai vere e proprie istituzioni che garantiscono i consumatori e assicurano una sostenibilità reale dei territori agricoli, svolgendo anche attività di promozione turistica con manifestazioni legate ai vari territori. Alcuni consorzi hanno una storia radicata alle spalle: pensiamo a quello del Parmigiano Reggiano, che in questi giorni ha festeggiato 90 anni con la presenza del Presidente della Repubblica, a quello del Grana Padano, che ha compiuto 70 anni, o a quelli del  Gorgonzola che ha 54 anni, del Pecorino Romano, dell'Asiago e del Taleggio con 45 anni o della Mozzarella di Bufala con 43 anni di storia, per citarne solo alcuni dei più grandi. I Consorzi hanno l’importante ruolo di far conoscere e promuovere i formaggi presso il grande pubblico, agevolarne la distribuzione e commercializzazione, garantirne la qualità e autenticità e difenderli dalle contraffazioni.

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