Crociere: una causa o una soluzione del problema overtourism?

La risposta è una “soluzione”. Sì, perché le crociere offrono una programmazione e una gestione controllata dei flussi turistici in Italia, contribuendo a un turismo di qualità e, soprattutto, destagionalizzato . Ma Venezia, realtà più colpita dall'overtourism, rischia di perdere questo vantaggio a causa del decreto che vieta l'accesso delle grandi navi al centro storico

03 ottobre 2024 | 14:40

Le crociere sono davvero una causa dell'overtourism? A guardare i numeri e le testimonianze degli addetti ai lavori, la risposta sembra essere tutt'altro che scontata. Anzi, potrebbe essere l'esatto opposto. In Italia, uno dei Paesi più colpiti dal fenomeno dell'affollamento turistico, il comparto crocieristico si propone come parte della soluzione piuttosto che come fonte del problema. Un'affermazione che è emersa durante l'ultimo incontro a Roma tra esperti, compagnie e istituzioni, che hanno discusso la gestione dei flussi turistici, prendendo spunto da uno studio di McKinsey.

Le crociere parte della soluzione all'overtourism grazie alla programmazione

La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che ha aperto i lavori con una dichiarazione chiara: «Dobbiamo puntare su un turismo di qualità, non di quantità. Solo attraverso una pianificazione attenta e l'uso intelligente della tecnologia possiamo garantire un futuro sostenibile al settore». E in quest'ottica, le crociere, che rappresentano solo il 2% del turismo globale, sembrano offrire uno strumento ideale per programmare e gestire in modo intelligente i flussi turistici. Infatti, uno dei grandi vantaggi è proprio la capacità di pianificarli in modo efficiente, minimizzando gli impatti negativi che l'affollamento può avere su alcune delle destinazioni più visitate. «Quella delle crociere è un'industria privilegiata per mettere a punto una gestione razionale e controllata dei flussi turistici, perché può prevederli, anche con largo anticipo, collabora costantemente con le autorità portuali, può declinare ed orientare gli itinerari, dialogare con le comunità locali, collaborare sullo sviluppo delle infrastrutture e utilizzare la tecnologia» ha spiegato Filippo Gozzi di McKinsey, presentando il report "The State of Tourism and Hospitality 2024".

«Noi non siamo il problema, ma siamo parte della soluzione» ha aggiunto Francesco Galietti, direttore per l'Italia di Clia, l'associazione internazionale delle compagnie crocieristiche che nel Mediterraneo ha trovato soluzioni concrete per la gestione dei flussi a Corfù e Creta in Grecia e Kotor in Montenegro con una roadmap studiata a tavolino nel corso degli anni. E per migliorare la gestione dei flussi turistici, non è necessario «adottare il modello di Dubrovnik, che limita l'attracco a un massimo di due navi al giorno. Una strategia più efficace - afferma - è l'introduzione di tasse di sbarco più elevate, come già avviene a Santorini e Mykonos, dove i crocieristi, a partire dal 2025, pagheranno tra i 20 e i 22 euro per sbarcare».

Due dati interessanti riguardano poi la spesa media dei crocieristi, che è del 50% superiore rispetto a quella degli altri turisti, e la loro tendenza a tornare nelle destinazioni visitate (il 60% dei crocieristi, infatti, torna in una città nei due anni successivi alla prima visita in nave). Numeri e idee che, dunque, sembrano rispondere alle "richieste" della Santanchè, orientate verso un turismo di qualità (e destagionalizzato) più che di quantità.

Il caso crociere a Venezia: una questione ancora aperta

Ma se in gran parte del Paese il modello crocieristico sembra funzionare, Venezia rappresenta invece ancora un nodo critico. Da anni, infatti, la Serenissima si confronta con un turismo eccessivo e problematico, con impatti significativi sul delicato ecosistema della Laguna. La decisione del 2021 di vietare l'accesso alle grandi navi da crociera al centro storico ha segnato un punto di svolta. Il provvedimento ha sì ridotto l'inquinamento e il traffico marittimo nelle aree più fragili della città, ma ha anche sollevato interrogativi sul futuro delle crociere a Venezia.

Secondo la Clia, la situazione di stallo che la Serenissima sta vivendo rischia di cristallizzarsi, con conseguenze non solo per la città, ma per l'intero Adriatico. Già in passato, lo stesso Galietti aveva avvertito: «Se non si troverà una soluzione alternativa, le crociere potrebbero abbandonare la città definitivamente, penalizzando fortemente l'economia locale». Le nuove gare d'appalto, pubblicate lo scorso marzo, per il dragaggio del Canale dei Petroli e la costruzione di un terminal a Porto Marghera, sono sicuramente un progresso verso una soluzione più sostenibile, ma l'incertezza persiste. E se la situazione non verrà sbloccata, Venezia rischia di perdere il suo status di homeport, con un calo drastico del traffico crocieristico e delle relative entrate, rendendo ancora più urgente l'adozione di piani a lungo termine.

Le crociere come opportunità economica e gestionale

Al di là delle criticità di Venezia, il resto del Paese, dicevamo, sembra godere in modo significativo dall'industria crocieristica. Alessandro Carollo, associate vice president di Royal Caribbean Group, ha evidenziato come il comparto crocieristico offra benefici economici che vanno ben oltre i semplici flussi turistici. «Oltre ai passeggeri, che spendono in media più degli altri turisti, contribuiamo all'economia locale con tasse di ancoraggio, visti per l'equipaggio e partnership con le comunità locali» ha spiegato Carollo.

Anche Luigi Stefanelli di Costa Crociere ha sottolineato come il comparto abbia instaurato un dialogo costruttivo con le destinazioni, contribuendo a destagionalizzare e a differenziare le esperienze turistiche, portando i visitatori verso mete meno conosciute ma altrettanto ricche di storia e cultura. «Questo - ha dichiarato Stefanelli - rende il modello crocieristico particolarmente efficace nel ridurre i problemi legati all'overtourism, offrendo alle destinazioni turistiche la possibilità di gestire meglio i flussi e trarre vantaggio economico dalla presenza dei crocieristi. Senza dimenticarsi poi dei numerosi progetti a carattere sociale e di sostenibilità che sono attivi».

Crociere, un comparto in espansione

Insomma, il futuro delle crociere appare promettente. Con ordini di nuove navi fino al 2028 e una crescita annua del 6% nel segmento dei millennials, il comparto si conferma in espansione. Ma non si tratta solo di numeri: l'industria crocieristica, ricordiamo, ha infatti dimostrato di poter fornire un modello di gestione dei flussi turistici efficiente e sostenibile, capace di affrontare le sfide poste dal turismo di massa senza sacrificare la qualità dell'esperienza per i viaggiatori o il benessere delle comunità locali.

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Alberto Lupini


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