Avere successo nel bartending? La ricetta di Mattia Pastori

Mattia Pastori, fondatore di Nonsolococktails, presenta il suo libro "Il figlio del bar", che narra oltre trent'anni di storia della mixology italiana. Pastori riflette sull'importanza delle associazioni professionali , ma anche sulla crescente popolarità dei cocktail a basso contenuto alcolico e sulla riscoperta dei drink classici.

01 novembre 2024 | 15:30
di Nicole Cavazzuti

Il titolo del libro, "Il figlio del bar", era la formula con cui Mattia Pastori da bambino rispondeva al telefono fisso del locale dei genitori, quando ancora non c’erano i cellulari e le mogli chiamavano al bar per avvisare mariti e figli che la cena era pronta. «All’epoca il bar era una sorta di vero servizio pubblico. Era un ambiente sano con tutti i componenti della società locale al suo interno», ricorda Pastori. Classe 1984, fondatore di Nonsolococktails, ha appena pubblicato per Tecniche Nuove un testo avvincente che combina il racconto personale che copre oltre tre decenni di mixology italiana, ricette e nozioni. Noi lo abbiamo incontrato in occasione del lancio del suo libro a Milano, al Bar Stoppani, locale scelto per la sua atmosfera autentica e per la sua vicinanza ad Aibes, dove Mattia ha seguito dei corsi in passato.

Pastori tra associazioni e gare

A proposito di Aibes, gli chiediamo che cosa pensi del proliferare delle associazioni e se questo sia a suo giudizio un bene o un male: «Secondo me, è positivo. Più ampia è l’offerta, meglio è», afferma Pastori, sottolineando l'importanza di queste realtà per la condivisione di esperienze e per la crescita professionale. E visto che da giovedì 31 ottobre inizia a Madeira il Wcc 24, i mondiali di bere miscelato targati Iba, è inevitabile porgli anche una domanda sulle competizioni: «Per me, che tra le altre cose ho partecipato a due World Class (vincendone una a livello nazionale), sono state fondamentali per la mia carriera, permettendomi di entrare in contatto con manager di grandi marchi e di vedere il business da una prospettiva diversa», chiarisce.

Pastori, giovani adulti e tendenze del settore

Attualmente, Pastori è impegnato con la sua società di catering Nonsolococktails e con Mulino della Frega, ex celebre discoteca per anni abbandonata che ha convertito in un innovativo spazio eventi in affitto per party aziendali e private, inclusi i diciottesimi e le cerimonie post-laurea.

Insomma, una location richiesta anche dal target dei giovani adulti, che alcuni sostengono siano pochi interessati ai cocktail. «I giovani al bar come nelle feste private vogliono divertirsi e socializzare. La bevuta deve essere buona, altrimenti non tornano, ma è secondaria rispetto all’ambiente e all’atmosfera”, commenta Pastori. Quanto alle tendenze in atto, Mattia sottolinea come oggi nel mondo della mixology si stiano vivendo due macro-trend: “da un lato c’è una riscoperta della classicità e semplicità nei drink, dall’altra una crescente popolarità delle bevande a basso contenuto alcolico». Senza dimenticare il ruolo del food, leva importante per la vendita delle miscele, ormai fondamentale in un cocktail bar.

Pastori, la ricetta per emergere in 3 consigli (più 1)

Ma come si fa ad emergere? Per Mattia Pastori sono tre le regole fondamentali da seguire per emergere nel mondo del bartending: «Servono cuore, testa e un po' di fortuna. E quando dico testa mi riferisco anche e soprattutto alla disciplina. Bisogna imporsi delle regole perché, se a fine serata ti attacchi al bicchiere o ti dai alle droghe che girano in questo ambiente, sei finito», spiega.

Per lui, di grande sostegno è stata Erika, sua moglie. «L’ho conosciuta a 17 anni, sai quando si dice amore a prima vista? Ecco, per me è stato così con lei», confida. Quanto all’errore tipico da evitare, non ha dubbi: «Mai creare un drink senza prima provare gli ingredienti lisci e mai servirlo senza averlo assaggiato in precedenza per averne verificato il bilanciamento. E, se possibile, meglio non assaggiarlo davanti al cliente». Per concludere, uno sguardo ai social media. “Non puoi non esserci, ma è essenziale essere veri», osserva.

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Alberto Lupini


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