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Callegari: la nuova Spa controllata dalla cooperativa farà crescere Terre d'Oltrepò e il territorio

Il ceo della cooperativa vinicola pavese contesta “l'inopportuna” presa di posizione del presidente di ConfCooperative Milano che è in contrasto con le azioni concordate con la associazione a livello nazionale. Il progetto è stato validato dal Tribunale e non modifica gli assetti della cooperativa, come per altre cantine italiane

di Alberto Lupini
direttore
30 ottobre 2024 | 18:47
Callegari: la nuova Spa controllata dalla cooperativa farà crescere Terre d'Oltrepò e il territorio
Callegari: la nuova Spa controllata dalla cooperativa farà crescere Terre d'Oltrepò e il territorio

Callegari: la nuova Spa controllata dalla cooperativa farà crescere Terre d'Oltrepò e il territorio

Il ceo della cooperativa vinicola pavese contesta “l'inopportuna” presa di posizione del presidente di ConfCooperative Milano che è in contrasto con le azioni concordate con la associazione a livello nazionale. Il progetto è stato validato dal Tribunale e non modifica gli assetti della cooperativa, come per altre cantine italiane

di Alberto Lupini
direttore
30 ottobre 2024 | 18:47
 

Terre d'Oltrepò, la cooperativa vinicola a cui fanno capo marchi prestigiosi come La Versa, nonché la più importante realtà dell'enologia pavese, da tempo ha presentato un progetto industriale per puntare su uno sviluppo che coinvolga anche gli altri produttori. Si punta a economie di scala e sinergie garantite dalle grandi risorse strutturali ed organizzative che la cooperativa può condividere, avviando un percorso virtuoso di collaborazione per dare valore al terzo polo produttivo del vino in Italia. In questa prospettiva è stato varato un piano di riorganizzazione di Terre d'Oltrepò che, sull'esempio di quanto fatto da altre grandi cooperative vitivinicole punta alla creazione di società controllate, in forma di Spa, per meglio operare sui mercati con l'obiettivo di gestire al meglio i processi produttivi e commerciali, nonché attrarre investitori esterni sia privati che pubblici. E gli esempi sono numerosi in Italia, dalla trentina Mezzocorona alla piemontese Araldica, solo per citare alcuni casi di grandi cooperative che restano tali, ma possiedono spa commerciali o produttive.

Terre d'Oltrepò Spa, il progetto

Il progetto, logico e di prospettiva (nel resto dell'Europa è la regola), è stato già da tempo concordato con enti e istituzioni, a partire da ConfCooperative a livello nazionale (l'associazione a cui fanno capo tutte le cooperative italiane, agricole e non) e la collegata Fondo Sviluppo, passando per il consiglio di amministrazione della cooperativa, la società di revisione, i sindaci, notai e avvocati. E dopo 8 mesi di lavoro l'iter si è concluso con una perizia giurata depositata presso il Tribunale di Milano ad opera di un perito indipendente nominato dal Tribunale stesso, che attesta il valore degli asset della cooperativa.

Callegari: la nuova Spa controllata dalla cooperativa farà crescere Terre d'Oltrepò e il territorio

Terre d'Oltrepò prepara la svolta e si appresta a diventare Spa

Per statuto, la scelta di costituire una Spa controllata (che nulla intacca della struttura cooperativa) spetta al Consiglio di amministrazione e i soci di Terre d'Oltrepò sono stati già informati dei vari passaggi. Di tutto ciò si parla nella relazione di bilanci che verrà presentata nella imminente assemblea annuale, durante la quale verranno date altre informazioni, anche se non ci sarà una votazione perché, come detto, si tratta di una decisione che spetta al Cda.

Terre d'Oltrepò, una svolta necessaria

Ma siamo in Oltrepò, un territorio dove solo da poco tempo si è girato pagina rispetto ai decennali contrasti, e come si può ben immaginare non mancano i contrari ad ogni cambiamento, compresi quelli che non avrebbero titolo per intervenire. O meglio, chiunque può ovviamente esprimere un parere, ma trattandosi di aziende, e quindi di interessi economici che riguardano le centinaia di famiglie dei soci, sarebbe buona norma parlare sulla base di informazioni precise, evitando di mischiare scelte gestionali e posizioni “politiche”. Cosa che invece - siamo in Italia - è puntualmente avvenuta. È bastato infatti che un autorevole politico pavese, il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, esprimesse sui social una sua personale perplessità sull'operazione della cooperativa (non la prima, né l'ultima), perché Giovanni Carrara, presidente di Confcooperative Milano e dei Navigli affidasse ad un comunicato, come abbiamo riportato ieri, un esplicito attacco al progetto della dirigenza di Terre d'Oltrepò, senza portare delle motivazioni. Una presa di posizione personale che coinvolge però ConfCooperative che livelli più alti ha invece dato via libera al progetto. Scarsa informazione di Carrara e volontà di “distinguersi” e fare una scelta di campo? Un problema non da poco che ConfCooperative dovrà risolvere…

Un intervento a cui la cooperativa ha subito reagito con una lettera del Ceo Umberto Callegari inviata a tutti i soci in cui si parla di «dichiarazioni pubbliche del tutto fuori luogo» che hanno generato «confusione e alimentato polemiche infondate».  Per Callegari, «Terre d'Oltrepò ha operato con la massima trasparenza e professionalità, e questa nuova struttura non solo preserva la mutualità, ma la rafforza. La cooperativa manterrà infatti pieno controllo e proprietà sulla S.p.A., che viene creata con il preciso scopo di adempiere, sia in modo diretto sia indiretto, al principio mutualistico, consentendo l'attrazione di capitali esterni e la presenza di una gestione manageriale competente. È importante sottolineare che, proprio grazie a questo processo, il valore del capitale conferito dai soci è stato incrementato di circa quattro volte, a conferma dell'efficacia delle scelte intraprese nel solo interesse dei soci e del territorio».

Callegari: la nuova Spa controllata dalla cooperativa farà crescere Terre d'Oltrepò e il territorio

Umberto Callegari, ceo di Terre d'Oltrepò

Per il Ceo di Terre d'Oltrepò la posizione è più che chiara: «Questa struttura (la nuova Spa controllata, ndr) rappresenta l'unica strada che possa permettere al gruppo di competere e di risollevarsi da anni di mala gestio e incurie, ed è stata scelta per il bene esclusivo dei soci e del territorio, a sostegno della crescita della cooperativa e per affrontare le sfide future con strumenti adeguati. Riteniamo dunque inappropriate e dannose alcune polemiche recenti e ci auguriamo che, in particolare, soggetti come Confcooperative, coinvolta in tutto l'iter decisionale sia direttamente che tramite Fondo Sviluppo, possano intervenire con dichiarazioni più appropriate, in modo da evitare ulteriori fraintendimenti e ripristinare l'immagine di Terre d'Oltrepò e di tutti coloro che hanno contribuito a questo progetto con dedizione».

Terre d'Oltrepò, tempo di cambiamenti

A di là della posizione di singoli soci che legittimamente potrebbero essere contrari alla riorganizzazione, le contestazioni “esterne” sono forse il frutto del clima che perdura in Oltrepò anche a seguito delle recenti rotture interne del Consorzio di tutela, dove molti imbottigliatori si sono opposti alla nuova gestione che per molti versi fa perno sulla scelta di Terre d'Oltrepò, con la decisa regia di Umberto Callegari, di fare un'alleanza fra cooperative e privati.

Callegari: la nuova Spa controllata dalla cooperativa farà crescere Terre d'Oltrepò e il territorio

In Oltrepò si punta su uno sviluppo che possa diventare un vero e proprio rinascimento

Non dimentichiamo infatti che la strada dello sviluppo per il vino dell'Oltrepò pavese, un vero e proprio rinascimento, passa come è ormai chiaro dall'alleanza sempre più solida fra le due cooperative del territorio e le cantine private che a tutti gli effetti coprono l'intera filiera produttiva. È su questo assetto che si regge l'attuale gestione del consorzio di tutela, con presidente Francesca Seralvo e direttore Riccardo Binda, e contro la quale si sono schierati invece gli imbottigliatori che si erano dimessi da consiglieri e quanti hanno a livello personale non sostengono questa svolta epocale per il mondo Oltrepò.

Mezzacorona e Araldica: due Cooperative che hanno innovato le strutture organizzative

Il mondo delle cooperative vinicole italiane è ricco di storie che combinano tradizione e innovazione, con un obiettivo comune: valorizzare il lavoro dei produttori, proteggere il territorio e affrontare le sfide di un mercato sempre più globalizzato. Ed a questi modelli che Terre d'Oltrepò guarda per fare un salto di qualità, pur scegliendo un suo progetto. Mezzacorona, in Trentino, e Araldica Vini, in Piemonte, rappresentano due esempi di questo panorama, ciascuno con un approccio unico ma con valori condivisi. Sebbene entrambe siano cooperative agricole, queste realtà hanno scelto strade diverse per raggiungere una crescita sostenibile e garantire la stabilità economica dei loro soci.

Punti in comune: la forza della mutualità e il radicamento territoriale

Sia Mezzacorona sia Araldica sono fortemente radicate nei loro territori, rispettivamente il Trentino e il Piemonte, e condividono una missione comune: sostenere i soci produttori garantendo un'equa remunerazione per il loro lavoro e valorizzando le tradizioni vitivinicole locali. Entrambe le cooperative si fondano sul principio della mutualità, che implica che i benefici economici generati dalle loro attività siano reinvestiti a favore dei soci. Questo approccio è uno dei cardini delle cooperative agricole, poiché consente di sostenere l'economia locale e proteggere il patrimonio culturale e ambientale del territorio. Inoltre, sia Mezzacorona sia Araldica puntano alla valorizzazione del marchio e dei prodotti per posizionarsi efficacemente sui mercati nazionali e internazionali. Entrambe hanno sviluppato brand forti e distintivi che rappresentano la qualità dei loro vini e raccontano la storia e le tradizioni dei territori da cui provengono.

Callegari: la nuova Spa controllata dalla cooperativa farà crescere Terre d'Oltrepò e il territorio

Mezzacorona ha scelto un modello ibrido, costituendo una holding sotto la quale operano diverse S.p.A

Mezzacorona: un modello ibrido tra Cooperativa e S.p.A.

Mezzacorona ha scelto un modello ibrido, costituendo una holding sotto la quale operano diverse S.p.A., ciascuna dedicata a specifiche funzioni aziendali, dalla produzione alla distribuzione. Questo modello permette alla cooperativa di mantenere il controllo sulle decisioni strategiche, rispettando il principio mutualistico, ma al contempo di attrarre capitali esterni e accedere a risorse finanziarie utili per la crescita. Questa strategia, adottata anche da altre grandi cooperative italiane, consente a Mezzacorona di espandersi sui mercati internazionali con una gestione flessibile e professionale, pur mantenendo i valori della cooperativa. L'assetto di S.p.A. facilita la specializzazione e permette una risposta rapida e mirata alle esigenze del mercato globale, con particolare successo negli Stati Uniti, uno dei principali mercati di riferimento.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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