Alla scoperta di Petrakopoulos Wines e dei vini di Cefalonia

A Cefalonia, in Grecia, Petrakopoulos Wines combina sostenibilità e vinificazione autoctona, producendo vini biologici di qualità da vitigni unici. L'azienda punta all'autenticità

29 ottobre 2024 | 09:30
di Daniele Alessandrini

Continua il nostro viaggio alla scoperta dei vini e delle Cantine europee con un'escursione in terra greca. La produzione vinicola della Grecia è l'esatto opposto di ciò che si definisce di tendenza, anche a causa della crisi economica generale che ha investito il Paese una quindicina di anni fa. Eppure, manco a dirlo, la storia racconta di una tradizione enologica millenaria connessa agli albori della civiltà. Ci troviamo a Cefalonia, la più grande delle isole Ionie poco a nord di Zante, alla stessa latitudine della Calabria.

Cefalonia, una lunga storia di vino

Il ritrovamento di ville romane testimonia che anche gli Antichi Romani forse vi trascorrevano le vacanze. La lunga e fiorente occupazione veneziana ha arricchito l'isola di chiese in stile italiano con cupole piccole e torri campanarie esterne - a differenza di quelle tipiche greche - e soprattutto ha dato grande impulso all'agricoltura e alla coltivazione di viti e ulivi. Nell'azienda vinicola Petrakopoulos Wines si arriva non per caso e percorrendo una strada in parte sterrata nei pressi del villaggio di Thiramonas, a sud dell'isola. L'abbiamo scelta per il passaparola e per come ci si è presentata, dandoci la sensazione di una produzione tradizionale di qualità priva di debiti nei confronti delle mode e del turismo. Il mercato della Cantina ha un target medio-alto con un 20% di esportazioni destinate al fine-dining.

Petrakopoulos Wines, la cultura del biologico

L'esperto di tecniche enologiche Vassilios Groumpos ci ha accolto in un caldo pomeriggio ed è stato una guida preziosa nella visita e nella degustazione dei vini, grazie alla sua disponibilità e alle sue competenze. Il proprietario Nikos Petrakopoulos ha iniziato a produrre vini nel 1980 con suo nonno. I suoi antenati appartenevano a una parte della nobiltà dell'isola con una lunga storia di vinificazione. La Cantina ha ricevuto per prima la certificazione biologica sull'isola ed è stata aperta nel 2000. Si trova in un nuovo edificio poco distante dal vecchio, una piccola casa in cui Nikos viveva, con i macchinari a piano terra e la bottaia sotterranea. La nuova struttura è decisamente grande e moderna considerando gli standard greci e la produzione è di circa 50.000 bottiglie l'anno solo da vitigni locali.

Le varietà autoctone sono quattro a bacca bianca: soprattutto Robola - diversa dalla Ribolla Gialla e derivante dal Thotanus di Cefalonia -, Zakynthino (molto tannico, dà vini corposi), Vostilidi (poco aromatico, con molti tannini e fenoli), Moscato (varietà con bacche piccole e pochi aromi dolci) e Tsousi; una a bacca rossa: Mavrodaphne, molto apprezzata da Vassilios. La filosofia che ispira Petrakopoulos Wines è di intervenire poco sui vini, facendo fermentazioni con lieviti indigeni, evitando filtrazioni e chiarificando solo con metodi naturali e sistemi di raffreddamento per evitare qualsiasi proteina. Nessun vino è commercializzato prima del mese di maggio successivo alla vendemmia. Nel rispetto dell'ambiente, si cerca di limitare al minimo le emissioni di CO2.

«Abbiamo avuto un grosso problema in Grecia con la ricerca accademica e le università - dice Vassilios -. Non c'è molta connessione con le Cantine e le ricerche sulle varietà locali scarseggiano. Ecco perché evitiamo tecniche che potrebbero modificare le caratteristiche dei vitigni». L'azienda è dotata di pannelli solari e per scopi di pulizia e irrigazione ha tre serbatoi sotterranei che raccolgono l'acqua piovana. Piove molto durante l'inverno e la montagna è piena di neve per almeno un mese, rifornendo le sorgenti sotterranee. Il cambiamento climatico si fa sentire e il futuro è ovviamente un'incognita anche a Cefalonia.

Petrakopoulos Wines, che vini si producono

Accanto alla Cantina c'è un piccolo vigneto di Vostilidi non innestato. La fillossera è presente sull'isola ma non si sta diffondendo molto, grazie all'impegno di tutti i viticoltori di Cefalonia per combattere il parassita. Il resto dei terreni produttivi è sparso sull'isola, per un totale di 10 ettari. L'ambiente di vinificazione è nuovo, ha solo due anni ed è climatizzato fino a 6-7 gradi C° per preservare gli aromi freschi e fruttati in fermentazione. La vendemmia inizia ai primi di agosto - circa un mese prima che in passato - e l'accurata selezione delle uve fa sì che gli acini marci o malati diventino compostaggio assieme ai raspi, tornando in natura come fertilizzante dei terreni. Dalla pressatura soffice, le vinacce vengono separate e destinate allo Tsipouro, il distillato tipico greco. Per perfezionare la vinificazione di vini Orange, sono state acquistate dall'Italia alcune anfore di ceramica utili alle sperimentazioni. A tal proposito, nella zona di Lixouri - sulla penisola a nord-ovest dell'isola - si trova l'azienda Sclavos, la prima cantina biodinamica greca che utilizza anche vasche ovali di cemento.

I bianchi vinificano solo in acciaio mentre il Mavrodaphne rimane per un anno in barriques non nuove di rovere francese con tostatura media. L'etichetta Mov (mov significa viola) è un Mavrodaphne che proviene da un vigneto di 75 anni: una limitata produzione che matura due anni in legno. In un piccolo locale sono conservate le bottiglie delle passate annate. La più vecchia è un Mavrodaphne Thiramonas 2000, la prima etichetta che Nikos ha prodotto da solo. Le bottiglie collezionate sono poche perché la richiesta del mercato è alta, tra queste un raro Zakynthino orange del 2007. L'Orange ha una produzione di sole 330 bottiglie e assieme al Mov (900 bottiglie) è il vino più costoso. Una splendida parentesi si è aperta quando Vassilios ha parlato dell'enologa di Petrakopoulos, Kiki Siameli. «Siamo molto fortunati ad avere una donna che da vent'anni studia le varietà; può annotare dati, fare ricerche e in ogni stagione osservare il cambiamento climatico. E' importante che sia un personaggio femminile. Le donne sono creative e hanno grande sensibilità al palato poiché per molti secoli hanno avuto a che fare con gli aromi in cucina e in cosmetica, “giocando” nel proprio ambiente con tante sfumature diverse».

Petrakopoulos Wines, la degutazione

La degustazione finale ha riguardato due vini le cui uve provengono dalle pendici del monte Aenos, accompagnati da formaggio di capra, limone e olio extra vergine di oliva bio prodotto da Petrakopoulos con olive Koroneiki. Prima etichetta il Muscat di Cefalonia Artana 2023, un Moscato Secco coltivato su un terreno prevalentemente di sabbia bianca (Cefalonia non è terra vulcanica) in un vigneto terrazzato che declina verso il mare. La dolcezza fruttata all'olfatto ovviamente non ha trovato riscontro in bocca, con prevalenza di note erbacee aromatiche (rosmarino soprattutto, diverso da quello italiano, più piccolo e profumatissimo) e pompelmo (frutta tropicale sullo sfondo), sapidità (forse per la vicinanza del mare) e buona acidità. Diversamente dalla maggior parte dei Moscati greci, il Moscato di Cefalonia rilascia pochi aromi floreali.

Poi abbiamo assaggiato il rosso Mavro 2021, un Mavrodaphne (in greco significa alloro nero) della zona meridionale dell'isola. È  il vino che identifica la Cantina per storicità, ricavato da viti antiche e selezionate, macerato a lungo sulle bucce, con un anno di affinamento in rovere francese. Bouquet intenso e in bocca amarena e spezie, sullo sfondo una componente balsamica. Gli abitanti che vivono a Cefalonia da generazioni, ci hanno trasferito un forte senso di appartenenza e condivisione da noi molto apprezzato. Non ha fatto eccezione Vassilios, che prima di salutarci ci ha caldamente invitato a visitare le altre aziende vinicole dell'isola per apprezzarne le diverse filosofie e potenzialità. Sarà per un'altra occasione, perché purtroppo non c'è stato tempo per farlo.

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