In qualità di comunicatore - o forse dovrei dire di inguaribile sognatore - continuo ormai quotidianamente a dire, da diciott'anni a questa parte, che un olio un extravergine di eccellenza dovrebbe raccontare quello che riposa al suo interno, sia dall'etichetta sia soprattutto dal contenuto.
Nell’
ultimo Vinitaly sono andato a trovare un caro amico, direttore generale di una famosa azienda trentina di spumanti. Mi ha segato letteralmente le gambe dicendomi che l’olio non avrà mai il successo del vino, perché non è una “commodity”.

In tanti Paesi del mondo si usano ancora grassi animali e vegetali di pessimo livello. Mi abbatto, ma non mi arrendo e allora penso che l’olio evo di qualità e soprattutto il nostro olio di sublime manifattura - perché di questo si tratta, quello che è buonissimo a dicembre ma anche ad agosto - si conta in poche decine di tonnellate di litri, divise tra qualche centinaia di aziende delle 900mila censite in Italia, secondo le fonti Mipaaf, Ismea e Istat.
E allora cosa fare? Giammai arrendersi e darsi per vinti. Forse stiamo affrontando il problema in maniera superficiale e soprattutto non vediamo la soluzione in maniera chiara e netta.
Cosa cerca il visitatore italiano e straniero quando viene in qualsiasi dei nostri borghi, città, campagne e località di mare? Prima di tutto vuole rivivere quel sogno che si è costruito mesi prima davanti al computer, andando a sfogliare le decine di pagine e indirizzi internet della località stabilità. Poi vuole visitare, viaggiare, assaporare e annusare la nostra aria; di mare, di montagna, di collina. Ma se ignora qual è il vero profumo del formaggio buono o del salume fresco, del mosto del vino e soprattutto dell’olio pulito, profumato e non difettoso, non riuscirà mai a comprendere la differenza tra un prodotto fatto in serie e uno autentico.
Tutti noi, dai comunicatori ai produttori fino ai pubblici esercizi che vendono questi prodotti, dobbiamo far scoprire e soprattutto far assaggiare l’olio artigianale di estrema qualità. E se necessario, mettere a confronto le due tipologie di oli; quello da 3 euro al litro, (come vede sovente pubblicizzato in quasi tutti i supermercati d’Italia) e quello da 15-20 euro al litro, che diventa una pozione magica, quasi come quella di Asterix o prima di una sua avventura!
Noi abbiamo il bisogno e il dovere di fare adesso questo sforzo tutti insieme, altrimenti, se continua a diminuire la produzione di olio italiana ogni anno, finiremo per essere un trampolino per gli oli comunitari o per i furbi imbottigliatori che hanno la residenza nelle terre di elezione quali Liguria, Toscana o Umbria, e che confondono sempre di più l’ignaro consumatore.
Manca poco alla stagione estiva, stanno per arrivare in massa da tutto il mondo; facciamoci trovare preparati, sorridenti e disponibili per far sì che si avveri per loro, quel viaggio sognato tanti mesi prima, che davvero si realizzi grazie anche alla nostra disponibilità.