Quale futuro per il cioccolato? Le sfide globali da affrontare e risolvere

Se ne è discusso al convegno internazionale “Chocolate… and beyond”, promosso dall’Ambasciata belga a Roma. Tra i temi: sostenibilità, deforestazione, giusto compenso per i lavoratori. Tra i protagonisti Puratos

04 maggio 2024 | 13:14
di Mariella Morosi

È tempo di favorire un’approfondita riflessione sulla produzione del cacao e sulla possibilità di migliorare la sostenibilità dell’intera filiera, di fronte alle grandi sfide globali che non risparmiano questo prodotto con una domanda in continua crescita. Se ne è discusso al convegno internazionale “Chocolate… and beyond”, promosso dall’Ambasciata belga presso la Sante Sede. Una scelta mirata perché il Belgio è da sempre al vertice della migliore produzione di cioccolato grazie alle raffinate tecniche di lavorazione dei maestri cioccolatieri sulla base delle migliori fave di cacao selezionate nei vari Paesi.

Cacao e cioccolato, una questione globale

«Non possiamo non essere tra gli attori che elaborano proposte per assicurare un futuro sostenibile agli agricoltori e al pianeta che ci ospita - ha detto aprendo il convegno l’Ambasciatore Patrick Renault - ed è importante favorire il dialogo tra realtà diverse. Serve una sintesi tra le varie esigenze di chi fa parte della filiera della produzione del cacao, senza penalizzare i Paesi più poveri. Ritengo che sia un dovere di tutti, di natura etica, che deve andare di pari passo con gli aspetti economici».

Sono principi imprescindibili che devono entrare negli equilibri geopolitici del mercato internazionale del cacao e con cui la domanda sempre più in crescita deve fare i conti, impegnando ogni segmento della filiera, a partire dai contadini coltivatori che devono spesso sottostare alle logiche di mercato imposte dalle multinazionali, con compensi bassissimi, anche al di sotto della soglia di povertà internazionale.

Cacao, tra riscaldamento globale e deforestazione

Su questo e su altri temi globali, come il progressivo aumento della temperatura - si prevede nel 2050 un aumento di 2,5 gradi - al convegno romano si sono confrontati economisti, rappresentanti delle istituzioni e dei governi, cioccolatieri, produttori e distributori di cacao provenienti da vari Paesi, molti già impegnati sulla sostenibilità dell’intera filiera e sui futuri sviluppi.

Al centro degli interventi anche la normativa varata un anno fa dal Parlamento Europeo per combattere la deforestazione nei Paesi produttori e a garantire che le agro-commodities importate nell'Unione Europea - oltre al cacao la soia, il caffè, la carne e l'olio di palma- siano prodotte in modo sostenibile e responsabile dal punto di vista ambientale.

Secondo uno studio della Ong americana Mighty Earth, negli ultimi decenni il Ghana e la Costa d’Avorio, i maggiori produttori di fave di cacao, avrebbero perso circa un terzo delle rispettive superfici boschive per far posto alle coltivazioni di cacao. A questo si aggiungono ii pericoli legati all’uso massiccio di pesticidi necessari per mettere rapidamente a regime i nuovi impianti.

I dati di Cacao Trace di Puratos Italia

Puratos Italia, azienda con sede a Parma che fa parte di Puratos Group, ha presentato i risultati del suo progetto di sostenibilità “Cacao Trace”. Attivo da dieci anni, punta alla concreta realizzazione di una crescita sostenibile del comparto, con attenzione ai territori di produzione, alle persone e alla qualità del prodotto nelle varie fasi della filiera. Finora ha interessato oltre 15mila famiglie residenti in sette differenti nazioni produttrici: Costa d’Avorio, Camerun, Uganda, Vietnam, Filippine, Nuova Papua Guinea e Messico.

Ne ha parlato Alberto Molinari, general manager per l'Italia e consigliere in diplomazia economica del Belgio. «I risultati del nostro programma - ha detto - sono davvero incoraggianti anche se desideriamo fare ancora di più. I principi a cui ci ispiriamo, strettamente legati tra loro, sono due: “Great Taste, Doing Good”. Lavoriamo per ottenere la migliore qualità possibile intervenendo a supporto degli agricoltori in tutti i momenti cruciali, dalla coltivazione alla fermentazione sino alla tostatura, processi decisivi per far emergere i sapori, in linea con le caratteristiche richieste per il prodotto finito. Questo ci permette di avere un prodotto di alta qualità e quindi di pagare loro un prezzo più remunerativo. Garantiamo un prezzo minimo al riparo da eventuali fluttuazioni del mercato e che il raccolto verrà comprato interamente dal programma. Contestualmente vengono attivate azioni positive che riguardano le comunità: si garantisce formazione, si creano scuole e servizi e, per ogni kg di cioccolato venduto, agli agricoltori vengono restituiti dieci centesimi di euro. Inoltre, per contrastare la deforestazione sono stati piantati oltre 500 mila alberi».

Oggi il 25% della produzione totale di Puratos avviene nell’ambito di "Cacao Trace" ma l'obiettivo è quello di arrivare al 30% entro il 2030. Altri traguardi sono in vista, come quello di essere carbon neutral già nel 2025 e di ridurre drasticamente i rifiuti non riciclabili.

La storia di Puratos, cioccolato dal 1919

Leader nel settore della panificazione e pasticceria, oltre che del cioccolato, Puratos nasce nel 1919 come piccola impresa familiare. Da allora, l’azienda ha servito aziende, industrie e artigiani in oltre 130 Paesi del mondo raggiungendo, nel 2023, un fatturato di 2.800 miliardi di euro. Oltre 10mila i collaboratori e 72 i siti produttivi dislocati in 52 nazioni. Sono anche attivi 118 Innovation Center presso i quali operano circa mille ricercatori e Technical Advisor. Alberto Molinari dal 2022, ricopre anche il ruolo di presidente di Aibi, l’Associazione italiana bakery ingredients. A St. Vith, in Belgio, è stata realizzata la Biblioteca del Lievito Madre, collezione unica di oltre 150 campioni di tutto il mondo.

La salute e il benessere delle persone con prodotti sani e di qualità, una vita di livello migliore per le comunità e la sostenibilità del pianeta sono i tre pilastri su cui ruota tutta l'attività del Gruppo che investe ogni anno sulla ricerca il 2,4 del proprio fatturato.

Come per il caffè o il vino, la qualità parte dalla terra e il cioccolato deve poter trasmettere l'unicità del suo terroir e riportare alle radici del gusto. È questo il lavoro degli esperti che percorrono terre lontane per scoprite le fave di cacao che racchiudono le caratteristiche rare e distintive desiderate: un valore per tutti, dal produttore al consumatore.

Non solo praline, il cacao anche nei cocktail

Al termine della conferenza, gli intervenuti hanno potuto gustare alcune delle creazioni proposte da Dominique Persoone, celebre mâitre chocolatier belga. Particolare attenzione hanno suscitato anche il cocktail a base di cacao e gin e le praline, dal cuore tricolore, con limone, origano e olio di oliva realizzati dai maestri cioccolatieri di Puratos Antonio Montalto, Nicola Visceglia e Alessandro Nirchio. Molto apprezzate infine la creatività e la qualità delle proposte della giovane chocolatier di origine camerunense Euphrasie Mbamba, fondatrice e CEO del brand Sigoji.

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Alberto Lupini


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