«Sono d'accordo, come avevo già espresso il mio parere positivo, sull'ipotesi di accordo tra gli enti fieristici di Parma e di Milano, in quanto rappresentava un passo concreto verso la razionalizzazione dei calendari fieristici italiani, condivisa in particolare dalla imprese operanti nel comparto agroalimentare. Si intravedeva infatti, con grande sollievo degli imprenditori, il superamento di inutili duplicazioni che dividono il mercato, disperdono valore e disorientano le imprese».
Lo ha detto Gian Domenico Auricchio (nella foto), presidente di Cfi - Agenzia di Confindustria per le fiere - e leader di Federalimentare, intervenendo sulle prospettive del sttore fieristico e sulla necessità di puntare sulla specializzazione. «L'accordo contribuirebbe - ha aggiunto - ad assicurare al mercato, in particolare a quello internazionale, ambiti di offerta differenziati e tra loro non interferenti e complementari per il successo del "Made in Italy". Le imprese del settore alimentare, sono fortemente orientate alla tematica dell'internazionalizzazione e sarebbe veramente difficile pensare di avere un programma di promozione internazionale efficace a fronte di un sistema fieristico parcellizzato a livello nazionale e non coerente con le legittime attese dell'utenza fieristica settoriale».
Come Presidente di Federalimentare - ha spiegato Auricchio - «spero si vada verso Fiere specializzate che rappresentino al meglio il secondo comparto produttivo del Paese con 120 miliardi di euro (di cui quasi 20 di export) 6.500 imprese e ben 400mila lavoratori». Un braccio di ferro - ha concluso Auricchio - «tra enti fieristici non porterebbe vantaggi nè per le imprese, nè per gli stessi sistemi fieristici che faticherebbero a tenere il passo delle più importanti manifestazioni straniere concorrenti. Questa conflittualità inoltre potrebbe danneggiare la riuscita dell'Expo che si terrà a Milano nel 2015, un'opportunità irripetibile per il nostro Paese e in particolar modo per la nostra industria alimentare».
Fonte: Agi