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Ora i ristoratori alzano la testa Anche da Bergamo “no” alle sagre

Il caso sollevato da Arthob e da Cuochi di Lombardia, attraverso le parole di Ruggero Bonometti, sul problema delle troppe feste di piazza organizzate a discapito della ristorazione sta raccogliendo le adesioni di tanti operatori. Tra queste spicca la posizione dei ristoratori bergamaschi

17 luglio 2009 | 12:33
Ora i ristoratori alzano la testa 
Anche da Bergamo “no” alle sagre
Ora i ristoratori alzano la testa 
Anche da Bergamo “no” alle sagre

Ora i ristoratori alzano la testa Anche da Bergamo “no” alle sagre

Il caso sollevato da Arthob e da Cuochi di Lombardia, attraverso le parole di Ruggero Bonometti, sul problema delle troppe feste di piazza organizzate a discapito della ristorazione sta raccogliendo le adesioni di tanti operatori. Tra queste spicca la posizione dei ristoratori bergamaschi

17 luglio 2009 | 12:33
 

 BERGAMO - Il caso sollevato da Arthob, l'associazione dei ristoratori bresciani, e dal consorzio Cuochi di Lombardia, attraverso le parole, dirette, di Ruggero Bonometti (segretario della prima e vicepresidente del secondo) sul problema delle troppe feste di piazza organizzate a discapito della ristorazione sta raccogliendo le adesioni e il parere favorevole di tanti operatori. Quello che è successo nelle scorse settimane a Brescia non è infatti un problema da circoscrivere alla sola provincia lombarda. Evidentemente la categoria dei ristoratori ha sempre, forse fin troppo silenziosamente, lasciato fare, magari "brontolando" per quei clienti mancati, ma senza troppe pretese.

Ora la situazione, con una crisi che, fortunatamente non in modo drastico, ha rosicchiato sui fatturati, sembra essere giunta al limite. E in varie città i ristoratori cominciano a muoversi, a partire da Bergamo dove sembra si voglia seguire l'esempio dei vicini bresciani.  

Del resto come può un ristoratore intervenire per contrastare quelle che, spesso, vengono etichettate con il titolo di eventi sociali o solidali? Dal dibattito è emerso infatti che questi eventi risultano essere quasi "tutelati" da una sorta di buonismo diffuso. Tendenza che però deve anche essere in grado di distinguere le feste commerciali, di quelle che fanno cassetto, da quelle che veramente possono avere delle finalità di natura "altruistica". Su questi ultimi i ristoratori non battono ciglio, anzi, se necessario sono i primi a darsi da fare per la buona riuscita. Il problema sono le mille feste ideate e condotte da chi, approfittando di una sorta di paradiso fiscale e di pseudoanarchia, riesce ad incassare decine di migliaia di euro con estrema facilità.

A conferma di questa situazione di grande movimento ed attenzione alla questione aperta da "Italia  a Tavola" riportiamo una lettera aperta inviata a Ruggero Bonometti, segretario Arthob e vicepresidente Cuochi di Lombardia, da una ristoratrice bergamasca che esprime il disagio di una categoria ed annuncia iniziative a cui si dovranno dare dlele risposte urgenti da parte di istituzioni e sindacati. Anche a Bergamo, come nel resto d'Italia, il problema esiste e qualcosa, prendendo spunto dai cugini bresciani, si muoverà:

'
Al segretraio Arthob,
Con profondo piacere ho avuto modo di leggere l'articolo su Italia a Tavola in cui la vostra associazione si fa promotrice di un problema che ahimè le nostre associazioni di categoria non hanno minimamente rilevato. Sono una ristoratrice e gestisco da anni un risto pub pizzeria nella bassa bergamasca ai confini della provincia bresciana ed anche da noi ormai è consuetudine dover affrontare la bella stagione con la concorrenza delle feste popolari.

Come da voi sottolineato di feste di beneficenza ne sono rimaste ben poche ma di furbi privati senza tutti quei requisiti igienici... fiscali... etc che a noi vengono richiesti... per poter fare i ristoratori forse, ce ne sono troppi. Orefici e pellicciai, camionisti e pescatori che si inventano le feste più svariate da "festa del segugio" a "festa del donatore"... che di donazioni alle associazioni varie di volontariato donano ben poco ma in poche serate fanno cassetto senza spese di personale... senza corsi per la 626... senza haccp e tutto ciò che ormai sta soffocando la ristorazione vera e preparata.

Questa mia per comunicarvi che la lotta partita da Brescia mia vicinissima provincia e dove vanto parecchia clientela è da me pienamente condivisa. Mi attiverò altresi perchè anche Bergamo e le nostre associazioni di categoria che tanto dicono di difendere il commercio serio aprano gli occhi su questo business che di caritatevole ha ben poco e diano modo a chi lavora come me 20 ore al giorno incluso i festivi di non dover rimanere con le braccia incrociate... per parecchie sere!!!

Buon lavoro alla vostra associazione, grazie per avermi letto e cordiali saluti

Raffaella Andreini
Half Crown risto pub pizzeria
via L. Manara 93, 24051 Antegnate (Bg)

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27/07/2011 11:19:00
10) Ci sono sagre "in pianta stabile" che fanno ristorazione tutto l'anno
Non solo sagre che magari durano uno o due giorni, nel nostro Paese (San Pellegrino terme, una volta terme) in pianta stabile ci sono alpini, gruppi sportivi, oratorio in pianta stabile, e cioè tutto l'anno fanno ristorazione, dalle comunioni alle cresime e matrimoni, ma nessun dice nulla, notare tutto a pagamento sia chiaro.


17/07/2009 12:33:00
9) Non ci sono solo le sagre...pensiamo anche agli oratori
Sulla scia di quanto scritto dalla collega di Bergamo, vorrei lanciare un altro sassolino nello stagno di questo marasma: e cosa possiamo dire, invece, degli Oratori?!? Ora, posso capire tante cose, posso prendere atto che abbiano bisogno di fondi per il restauro della Chiesa, per l'affresco del XVI secolo, per qualsiasi attività benefica che organizzano... quindi chiudiamo pure un occhio sull'organizzazione delle feste in occasione del Santo Patrono, chiudiamone pure un'altro sui fast-food improvvisati per le partite di calcio, calcetto, calcio a cinque, pallavolo, la gara podistica e l'Olimpiade in generale...
Ma che da mesi il fine settimana organizzano feste, festini, pranzi, aperitivi, rinfreschi ... comincia ad essere un po' eccessivo, non abbiamo più occhi!!!
Se poi, di fronte a tanta sfrontatezza, anche l'ASL (perchè ricordiamo che i locali cucina NON sono a norma, perchè se il parroco ha bisogno di liquidi per restaurare il famigerato affresco o il campanile di turno, di sicuro non investe in impiantistiche di cucina a norma delle leggi vigenti, e tantomeno si preoccupa di cosa sia l'autocontrollo HACCP) ci da contro in quanto "Ma si tratta di Chiesa"...
Io posso capire tutte le loro buone motivazioni, ma il fatto che si tratti di un istituto ecclesiastico, non impedisce al nostro buon stafilococco aureo o alla salmonella di creare problemi (a meno che il Grande Capo dall'alto dei cieli supervisioni il tutto....). Mi auguro che si arrivi presto a una regolamentazione anche di questo fenomeno che, a parte i rischi effettivi a livello sanitario sta creando anche un fenomeno di "sommerso" notevole.. e come direbbe Totò "... e io pago!"


17/07/2009 12:33:00
8) Finalmente possiamo dare voce ad una protesta costruttiva
Mi fa immenso piacere che la ristoratrice Raffaella Andreini, abbia dato un cenno di conferma rispetto ai problemi che stiamo affrontando. Mi auguro che non sia un caso sporadico, ma che altri intraprendano questa lotta. Dobbiamo continuare ad attaccare senza paura, e far pure dei nomi. Qualcuno ci dovra pure rispondere. Sono finiti i tempi d'oro della ristorazione, muta e danarosa. Adesso ci vediamo costretti a fare gli acrobati, con clientela sempre più esigente, normative pazze, costi stratosferici, e personale sempre più risicato. Chi di dovere dia un freno a tutte queste feste.
Ho avuto plauso da gente comune che ha ragionato su quello che fanno queste feste improvvisate. E se gente comune si ò accorta, mi sa allora che le amministrazioni e la politica  fanno solo finta di non capire. Allora cerchiamo di portarli all uso della ragione. Oggi non siamo soli. Guardate lo spazio che il direttore di Italia a tavola ci ha concesso. Non dobbiamo deluderlo e quindi interveniamo il più possibile. Non facciamo morire questa occasione che ci vede, per la prima volta, schierati e d'accordo senza problemi di sigle su questa concorrenza sleale.


17/07/2009 12:33:00
7) Non se ne può più!!!
Basta con queste feste estive... non ci sono norme igieniche e tanti dilettanti si improvvisano cuochi e camerieri... non se ne può più... fateci lavorare... a noi che ci ammazzano di tasse e controlli...


17/07/2009 12:33:00
6) Sulle sagre i politici devono rispondere subito...
Salve, vi scrivo dalla calabria dove il problema feste estive da un pò di tempo inizia a farsi sentire in particolare ne abbiamo due gigantesche( note di fuoco a Belvedere Marittimo dura circa 5 giorni e guarda un pò a fine luglio e la festa del Peperoncino Diamante)per non parlare delle varie proloco che organnizzano feste con il solo scopo di avere fondi provinciali e regionali, con il risultato di bloccare il nostro lavoro per giorni interi, sono d''accordo con voi noi siamo obbligati a tutta una serie di requisiti e obblighi che solo per capirli ci vuole la laurea, adesso voglio chiedere tramite il vostro sito a tutte quelle istituzioni preposte al controllo: igenico sanitario, fiscale, ispettori del lavoro (la maggior parte delle persone che lavorano nelle feste di paese sono abusive e a volte extra comunitarie). Chiedo anche ai nostri politici nazionali e locali aiutate anche noi ristoratori non solo le industrie, perchè chissa come io non riesco ad andare in vacanza neanche vicino casa e loro sono sempre in giro per il mondo, ma sono sempre in crisi, grazie per lo sfogo.


17/07/2009 12:33:00
5) Anche al sud è un dilagare di sagre
Salve cari colleghi del nord, io sono un ristoratore cuoco salentino e voi non immagginate quante sagre, feste ci siano nel Salento al giorno. Lecce ha 100 comuni e più di 50 frazioni: ogni quartiere ha la propria sagra. I mio comune, Tricase, ha 4 quartieri...fate un po' i conti che io non riesco ha farli ehehehe. p.s.in questo momento sono di moda le feste della birra. 


17/07/2009 12:33:00
4) Le sagre servono solo se fanno cultura e valorizzano il territorio. Ora servono solo a fare soldi
Come ho scritto sul mio sito www.ruralpini.it sono sostanzialmente d'accordo con i ristoratori. Alcune sagre sono fast food camuffati che servono solo per autofinanziamento di associazioni. Il ricavo netto dipende dall'uso di materia prima scadente. Se nelle sagre si usassero materie prime di qualità del territorio, artigianali la sagra va in pari. Ma a cosa deve servire la sagra? Dovrebbe servire a ricreare cultura locale, a socializzare, a ritrovare i sapori genuini, non a far cassa. Bisognerebbe distinguere tra sagra e sagra chiedendo alle amministrazioni che le autorizzano di applicare un codice di qualità. Quando la sagra risponde alla sua funzione originale (attualizzare antichi riti alimentari comunitari promuovendo presso residenti e turisti la cultura gastronomica del territorio) la ristorazione non solo non subisce concorrenza sleale ma può collaborare e partecipare. Detto questo invito i ristoratori a non farne solo una questione di concorrenza e a chiedere regole sulla base delle considerazioni che ho accennato, in nome di un interesse più generale che coinvolge anche il settore agricolo e tutto il comparto artigianale e turistico.


17/07/2009 12:33:00
3) Ma quelli delle sagre pagano tasse e contributi?
Anche da noi in Toscana ci sono sagre paesane ovunque, con cucine improvvisate, magari in mezzo ai campi, senza le norme giuridiche appropriate. Tutto è improvvisato, dai cuochi ai camerieri. Una domanda sorge spontanea: ma le tasse le pagano?? e i contributi???


17/07/2009 12:33:00
2) Anche da parte dei ristoratori ci vuole coerenza
Iniziativa lodevole, ma da lavoratore del settore mi domando quando voi ristoratori deciderete di smetterla di pagare in nero la maggior parte dei salari dei dipendenti, assumendoli con il minimo sindacale per poi concordare il "quantum" fuori busta. La coerenza ha un prezzo sempre e non solo quando conviene!


17/07/2009 12:33:00
1) Non ci sono solo le sagre...pensiamo anche agli oratori
Sulla scia di quanto scritto dalla collega di Bergamo, vorrei lanciare un altro sassolino nello stagno di questo marasma: e cosa possiamo dire, invece, degli Oratori?!? Ora, posso capire tante cose, posso prendere atto che abbiano bisogno di fondi per il restauro della Chiesa, per l'affresco del XVI secolo, per qualsiasi attività benefica che organizzano... quindi chiudiamo pure un occhio sull'organizzazione delle feste in occasione del Santo Patrono, chiudiamone pure un'altro sui fast-food improvvisati per le partite di calcio, calcetto, calcio a cinque, pallavolo, la gara podistica e l'Olimpiade in generale...
Ma che da mesi il fine settimana organizzano feste, festini, pranzi, aperitivi, rinfreschi ... comincia ad essere un po' eccessivo, non abbiamo più occhi!!!
Se poi, di fronte a tanta sfrontatezza, anche l'ASL (perchè ricordiamo che i locali cucina NON sono a norma, perchè se il parroco ha bisogno di liquidi per restaurare il famigerato affresco o il campanile di turno, di sicuro non investe in impiantistiche di cucina a norma delle leggi vigenti, e tantomeno si preoccupa di cosa sia l'autocontrollo HACCP) ci da contro in quanto "Ma si tratta di Chiesa"...
Io posso capire tutte le loro buone motivazioni, ma il fatto che si tratti di un istituto ecclesiastico, non impedisce al nostro buon stafilococco aureo o alla salmonella di creare problemi (a meno che il Grande Capo dall'alto dei cieli supervisioni il tutto....). Mi auguro che si arrivi presto a una regolamentazione anche di questo fenomeno che, a parte i rischi effettivi a livello sanitario sta creando anche un fenomeno di "sommerso" notevole.. e come direbbe Totò "... e io pago!"




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