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Crollo dei prezzi per l'agroalimentareGrano e latte ai minimi da 20 anni

I prezzi dei prodotti come il grano e il latte sono sui livelli minimi da oltre venti anni nonostante gli acquisti siano rimasti nel 2009 pressoché stabili e i prezzi al consumo di cibi e bevande siano addirittura aumentati. I prezzi dei prodotti pagati agli agricoltori sono diminuiti del 13%

 
25 novembre 2009 | 18:33

Crollo dei prezzi per l'agroalimentareGrano e latte ai minimi da 20 anni

I prezzi dei prodotti come il grano e il latte sono sui livelli minimi da oltre venti anni nonostante gli acquisti siano rimasti nel 2009 pressoché stabili e i prezzi al consumo di cibi e bevande siano addirittura aumentati. I prezzi dei prodotti pagati agli agricoltori sono diminuiti del 13%

25 novembre 2009 | 18:33
 

I prezzi dei principali prodotti della agricoltura italiana come il grano e il latte sono sui livelli minimi da oltre venti anni nonostante gli acquisti alimentari siano rimasti nel 2009 pressoché stabili e i prezzi al consumo di cibi e bevande siano addirittura aumentati. è quanto è emerso da una analisi della Coldiretti al vertice della maggiore organizzazione agricola italiana a Napoli con gli imprenditori provenienti da tutte le province e regioni italiane per presentare le proposte a sostegno della ripresa economica.

I prezzi dei prodotti pagati agli agricoltori sono diminuiti in media del 13% nel 2009 mentre i consumi in quantità sono aumentati dello 0,4% e i prezzi di vendita al dettaglio degli alimentari sono aumentati ad un tasso superiore di quasi tre volte a quello dell'inflazione media, secondo le elaborazioni su dati Ismea ed Istat. I consumatori italiani non hanno potuto beneficiare della forte riduzione dei prezzi agricoli che rischia invece di provocare l'abbandono delle campagne con il crollo delle quotazioni alla produzione che nell'ultimo anno sono calate del 20% per i cereali, del 22% per la frutta, del 15% per il vino, del 14% per la carne suina e del 12% per i lattiero caseari, ad ottobre secondo Ismea.

Secondo una analisi della Coldiretti il prezzo del grano riconosciuto agli agricoltori è oggi molto piu' basso di quello di 25 anni fa con le quotazioni che sono quest'anno al di sotto dei costi di produzione su un valore di poco superiore ai 14 centesimi al chilo, il 42% in meno rispetto allo scorso anno e il 39% in meno rispetto al 1985. Se allora il prezzo del grano era di 23 centesimi al chilo e quello del pane di 52 centesimi, oggi un chilo di grano è venduto al prezzo di circa 14 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 2,7 euro al chilo, ma che raggiunge i 5 euro e oltre per quelli più elaborati.

Considerando che ci vuole circa un chilo di grano per fare un chilo di pane (bisogna ottenere la farina alla quale si aggiunge acqua) il ricarico dal campo alla tavola è passato dal 126% del 1985 ad oltre il 1828%. Il latte viene oggi pagato agli allevatori italiani il 24% in meno rispetto al 1996 con circa 30 centesimi riconosciuti in media alla stalla, ma viene pagato dai consumatori 1,35 euro al litro, con un ricarico del 350%.

La situazione dal campo alla tavola non cambia per l'uva che passa da 0,41 euro al chilo a 1,95 euro al chilo con un aumento del 376% o per le carote che passano addirittura da 0,12 euro al chilo dal produttore a 1,2 euro al chilo per il consumatore (+900%). Per non parlare della pasta con il prezzo del grano duro che è sceso a 0,18 euro al chilo mentre la pasta si vende ad 1,4 euro al chilo con un ricarico del 400 % se si tiene conto delle rese di trasformazione, per effetto di uno squilibrio concorrenziale che è ben noto all'Antritrust che ha multato il cartello dei produttori per un importo di 12,5 milioni di euro confermato dal Tar.

Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi diventano euro al consumo con il risultato di un aumento della forbice nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale i prezzi degli alimenti moltiplicano oggi in media cinque volte. Si tratta di un forte ostacolo alla ripresa economica in un Paese dove quasi un euro su quattro si spende per la tavola con gli acquisti di alimentari e bevande che ammontano complessivamente a 215 miliardi di euro all'anno (dei quali 144 a casa e 71 per mangiare fuori), con l'agroalimentare che svolge peraltro una funzione da traino per l'intero made in Italy all'estero.

La grande distribuzione organizzata Gdo con una quota di mercato nei generi alimentari che ha raggiunto il 71%, rappresenta secondo la Coldiretti una vera e propria strozzatura nel passaggio degli alimenti dai campi alla tavola. Poche grandi piattaforme di acquisto trattano sul mercato in condizioni di quasi monopolio.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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