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Futuro delle arance italiane a rischio Dal campo alla tavola rincaro del 625%

Le arance Tarocco sono pagate meno di 20 centesimi al kg, ma vengono pagate dai consumatori in media 1,45 euro. La richiesta di intervento viene dopo quella sui prezzi della pasta. Chiesti interventi per garantire una maggiore trasparenza di filiera a partire dall’obbligo di indicare l'origine

11 febbraio 2010 | 10:53

Futuro delle arance italiane a rischio Dal campo alla tavola rincaro del 625%

Le arance Tarocco sono pagate meno di 20 centesimi al kg, ma vengono pagate dai consumatori in media 1,45 euro. La richiesta di intervento viene dopo quella sui prezzi della pasta. Chiesti interventi per garantire una maggiore trasparenza di filiera a partire dall’obbligo di indicare l'origine

11 febbraio 2010 | 10:53

Per le arance si registrano ricarichi del 625% dei prezzi dal campo alla tavola con valori per gli agricoltori che non riescono a coprire i costi di produzione e mettono a rischio il futuro degli agrumi Made in Italy. è quanto ha denunciato la Coldiretti nel corso di un proficuo incontro con il garante dei prezzi Roberto Sambuco nell'ambito dell' audizione sull'andamento dei prezzi della pasta. Secondo le rilevazioni della Coldiretti sui dati sms consumatori, le arance Tarocco sono pagate meno di 20 centesimi al chilo, ma vengono pagate dai consumatori in media 1,45 euro al chilo. Una situazione che mette a rischio il futuro di un agrume prezioso per le sue proprietà con un consumo annuale di circa 10 chili a testa, ben al di sotto del limite consigliato per garantire buona salute e una difesa nei confronti dei malanno dovuti al maltempo invernale.

Con una produzione che quest'anno è stimata pari a 2,2 milioni di tonnellate, il compenso riconosciuto agli agricoltori è insostenibile a causa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera che hanno portato alla scomparsa  in Italia di oltre il 42% di terreno coltivato ad agrumi negli ultimi dieci anni con la chiusura delle imprese agricole, la perdita di opportunità lavoro e di sviluppo del territorio. La produzione nazionale delle arance, che sono al secondo posto dopo le mele nei consumi degli italiani, è costituita per circa il 50% da arance bionde e per il restante 50% da quelle rosse di varietà tarocco, moro e sanguinello. L'arancia è ricca di sostanze preziose per la salute come fruttosio, sali minerali (potassio, magnesio, calcio, sodio e fosforo), vitamina B, provitamina A e vitamina C. Ha proprietà antiossidanti contro gli effetti dei radicali liberi, responsabili dell'invecchiamento dei tessuti e della loro degenerazione cellulare. Secondo gli ultimi studi, la vitamina C ha un ruolo importante nella prevenzione o terapia per varie malattie, tra cui alcuni tipi di tumore, l'arteriosclerosi, le epatiti, l'asma e la tubercolosi, oltre, come noto, per alleviare i sintomi di raffreddori e influenze, rafforzando le naturali difese dell'organismo. Il fabbisogno quotidiano di vitamina C è di 60 milligrammi, ovvero il contenuto medio di un'arancia da 120 grammi.

La richiesta di intervento sulle arance viene dopo quella sui prezzi della pasta, che è stata oggetto dell'audizione durante la quale sono stati messi in evidenza gli andamenti divergenti tra il prezzo alla produzione e quelli al consumo con un aumento della forbice dei prezzi che danneggia consumatori ed agricoltori. Secondo quanto riferito dalla Coldiretti al garante, nel 2009 la pasta ha fatto registrare in media un aumento del prezzo al dettaglio di ben il 3,4% nonostante il calo record del 43,4% nel costo del grano duro, sulla base dei dati Istat e Ismea. A gennaio 2010 secondo le elaborazioni Coldiretti su dati sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole a fronte di un costo del grano duro di appena 0,16 euro al chilo, che non riesce a coprire i costi di coltivazione, il prezzo medio di vendita sugli scaffali è stato di 1,4 euro al chilo con un ricarico del 509% se si tiene conto delle rese di trasformazione (1,45 chili di grano duro per un chilo di pasta).

C'è margine da recuperare per garantire una giusto compenso agli agricoltori ed evitare la scomparsa delle coltivazioni di grano duro Made in Italy con interventi per garantire una maggiore trasparenza di filiera a partire dall'obbligo di indicare in etichetta l'origine del grano impiegato ed evitare che venga spacciato come italiano quello importato da Turchia, Kazakistan o altri paesi.


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