Nella
classifica dei cinquanta migliori ristoranti al mondo, - scrive
Giovanni Mastropasqua su
www.oraviaggiando.it - il vero colpo l'ha fatto ancora una volta L'Espresso che, con il suo esperto giornalista
Enzo Vizzari, direttore delle guide de L'Espresso, (
nella foto), questa volta mette in discussione una delle manifestazioni più seguite nell'ambito enogastronomico mondiale.

La classifica, del "The world 50 best restaurant", dice Vizzari, è studiata a tavolino. Una piccola ma incredibile prova viene, effettivamente, offerta dallo stesso giornalista quando ai microfoni di Striscia la notizia - cinque giorni prima della premiazione - propone una piccola sfida: indovinare i primi 5 italiani che saranno presenti nella classifica dei primi 50 chef al mondo. Risultato? Centrato in pieno!
Vizzari, che non vuole parlare di truffa ma esclusivamente di "spinta" da parte degli sponsor che investono sulla manifestazione, un tempo faceva parte della giuria: «ho fatto parte della giuria ed ho espresso i miei voti, ma mi sono accorto che era un gioco "divertente" ma funzionale a meccanismi che non mi interessavano».
A questo punto l'operazione di magia con i 5 ristoranti italiani: il ristorante La Francescana di Massimo Bottura, Combal punto Zero di Davide Scavin, Le Calandre dei fratelli Alajmo, Dal Pescatore famiglia Santini, La Certosa di Maggiano di Siena di Paolo Lopriore. Vizzari dice che non sarà premiato il Ristorante Da Cracco.
A questo punto viene spontaneo chiederesi: a cosa servono gli oltre 800 cuochi partecipanti; a cosa serve la giuria, gourmet e giornalisti enogastronomici di 26 aree geografiche? I consumatori potranno discutere animatamente su ciò che fa di un ristorante un buon ristorante o un pessimo ristorante e naturalmente le opinioni possono divergere, ma questa classifica non merita di essere nemmeno polemizzata. Gli amici appassionati gourmet che spesso rivedo su Facebook e che da giorni "pompavano" quelli che sarebbero stati i cinque chef italiani presenti nella classifica mondiale, non si rendono conto che questo comportamento è la fotografia di una società in cancrena, dove la comunicazione vince sul prodotto. Dove manca la democrazia e la meritocrazia, vive benissimo la sanguisuga sociale. I "Leccaculo" enogastronomici, che per interesse e un po' di visibilità, non fanno altro che parlare degli stessi nomi senza nemmeno sapere di cosa parlano, si dovrebbero vergognare. Oggi Cracco è un po' meno di moda. Bottura si, come Alajmo. Provate a sfogliare i giornali degli ultimi 4 mesi.
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