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Tassa di soggiorno per i Comuni Gabella o city tax?

I Comuni avranno la possibilità di introdurre un tributo di soggiorno sul modello romano e di avere una compartecipazione all'Irpef: sono queste le due novità che potrebbero essere contenute nel decreto sul federalismo fiscale municipale. Federalberghi: Non siano penalizzati solo gli hotel

13 gennaio 2011 | 15:30
Tassa di soggiorno per i Comuni Gabella o city tax?
Tassa di soggiorno per i Comuni Gabella o city tax?

Tassa di soggiorno per i Comuni Gabella o city tax?

I Comuni avranno la possibilità di introdurre un tributo di soggiorno sul modello romano e di avere una compartecipazione all'Irpef: sono queste le due novità che potrebbero essere contenute nel decreto sul federalismo fiscale municipale. Federalberghi: Non siano penalizzati solo gli hotel

13 gennaio 2011 | 15:30
 

Non solo le vacanze romane saranno più care, ma in tutte le città italiane ci potrà essere una tassa in più sui soggiorni. Il decreto sul federalismo fiscale municipale potrebbe infatti contenere due novità: la possibilità per i Comuni di introdurre un tributo di soggiorno "sul modello Roma" e di avere una compartecipazione all'Irpef. Lo riferisce il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino, dopo un incontro con il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli. «Nulla è ancora definito, però, perché la decisione spetta alla collegialità del governo», dice Chiamparino.



La tassa di soggiorno non è l'unico provvedimento allo studio. L'imposta di registro non verrebbe più data ai Comuni ma allo Stato; in cambio, i Comuni otterrebbero una compartecipazione all'Imposta sulle persone fisiche che potrebbe prevedere anche un'addizionale: alla aliquota fissa - secondo quanto si è appreso - ci sarebbe la possibilità di aggiungere una parte secondo le decisioni prese dal Comune. Per quanto riguarda la cedolare secca sugli affitti, potrebbe essere prevista una compartecipazione da parte dei Comuni, che Chiamparino ha definito «dinamica e garantita».

Il rischio del mancato gettito, in sostanza, sarebbe a carico dello Stato. «L'incontro è stato interlocutorio - ha precisato Chiamparino - non c'è ancora nulla di definito ma da parte del Governo c'è stata ampia disponibilità. Le proposte elaborate vanno nella direzione di recepire le questioni che avevamo posto sulla sperequazione dell'Imu (imposta municipale unica) così come si presentava, introducendo un elemento compensativo legato all'Irpef».

Federalberghi chiarisce la situazione e la sua posizione per il futuro: «Per il momento la tassa ti soggiorno è stata introdotta solo a Roma, che rappresenta un unicum. Lo scorso giugno in assemblea il presidente del Consiglio aveva comunicato che si stava pensando all'introduzione di questa tassa, solo per la capitale, per far fronte a un pesante deficit accumulato nelle precedenti amministrazioni. Poi la tassa è entrata in vigore.

La posizione di Federalberghi è chiara: se proprio deve esserci una tassa di soggiorno, questa non deve gravare solo sulle strutture alberghiere ma anche su tutte le imprese e sull'intera filiera che ruota intorno al turismo. Il modello dovrebbe essere quello della city tax di New York, dove per chi acquista un abito, mangia al ristorante, dorme in albergo o fa benzina è già compresa una percentuale che serve per migliorare la location stessa. Se questo è il modello Federalberghi è disposta a sedersi al tavolo e valutare la situazione, altrimenti dice no a una tassa che penalizza solo l'alberghiero. Come a Roma dove si sta dando una mazzata al turismo della città con una tassa nuda e cruda».



Da Città del vino arrivano commenti perlopiù positivi: «Bene il ministro Calderoli sul possibile inserimento nel federalismo municipale della tassa di soggiorno per i turisti, ma nel decreto mancano ancora le grandi 'questioni” dei territori rurali: dal gap di risorse lasciato dall'abolizione dell'Ici per gli edifici agricoli - circa 1 miliardo di euro nei bilanci dei comuni da investire anche in promozione - all'assenza di un capitolo specifico sull'estensione della banda larga alle campagne che senza il web rischiano fortemente di perdere competitività nei confronti degli altri Paesi europei, e sulla possibilità di prevedere sgravi fiscali a favore di chi investe nel territorio, prime fra tutti le aziende».

A dirlo è il presidente delle Città del vino Giampaolo Pioli, che lancia l'allarme «sulla poca attenzione alla fiscalità rurale nel decreto sul federalismo, fondamentale per i molti Comuni delle campagne italiane, che tanto hanno fatto per il Paese, a partire dal rilancio delle zone rurali, e che ora sono costretti a rinviare l'approvazione dei propri bilanci all'ultima data possibile, a riprova delle difficoltà in cui versano. Le Città del Vino - aggiunge Pioli - chiederanno un incontro al Ministro Calderoli, invitando fin d'ora anche le associazioni di categoria dei produttori a riflettere su questi argomenti per poter raggiungere obbiettivi e soluzione condivise».

Secondo il presidente delle Città del vino, «l'apertura del Ministro Calderoli per introdurre la tassa di soggiorno nel testo del decreto governativo sul federalismo fiscale in via di approvazione, che fa seguito all'incontro con il presidente dell'Anci Sergio Chiamparino, è da cogliere con favore e attenzione. Città del Vino già da alcuni anni - spiega Pioli - ha posto questa ipotesi di soluzione, da quando si sono fatti sentire più forti i morsi della crisi. Se i Comuni potranno introdurre volontariamente una tassa di scopo, o di soggiorno che dir si voglia, e anche una possibile compartecipazione all'Irpef, significherebbe un passo in avanti concreto verso una maggiore solidità comunale».

«Tuttavia - aggiunge Pioli - non crediamo che solo questi provvedimenti ipotizzati possano risolvere in maniera ottimale il tema delle risorse per la finanza locale che viene affrontata solo dal punto di vista degli immobili e delle persone fisiche, lasciando irrisolto il fatto che la maggior parte dei Comuni italiani, e in particolare quelli che rappresentano le eccellenze produttive delle tipicità italiane sono eminentemente rurali e quindi comunque privi di risorse in grado di sostenere il loro impegno per la qualità dei loro territori. Di fatto, l'abolizione dell'Ici sugli edifici rurali - secondo Pioli - è una risorsa che non c'è più e non si prevede un eguale trasferimento statale. Pertanto i Comuni rurali, che già ora hanno poche risorse, rischiano di diventare ancora più poveri. Un difficoltà reale che quest'anno ha costretto molti Comuni a non approvare il bilancio 2011 al 31 dicembre e a rinviarlo alla prossima primavera».


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