La forma di allevamento della vite ad alberello, tramandata dai tempi antichissimi, è ancora oggi radicata nel territorio pantesco, anche se diffusa in altre zone del Mediterraneo.
La proposta avanzata dall'Istituto regionale della vite e del vino di Sicilia vuole attribuire un meritato riconoscimento internazionale ad una tecnica che ha perpetuato la sopravvivenza della viticoltura nell'isola, dato il contesto climatico-ambientale particolare. Infatti, per la natura dei terreni, l'esiguo spazio nei terrazzamenti, la scarsità idrica, i forti venti, l'unica forma di allevamento ottimale si è dimostrata nel corso dei secoli quella ad alberello pantesco.
Questa forma di allevamento della vite costituisce un caratteristico elemento del paesaggio dell'isola che affascina e testimonia la fatica e la dedizione di una comunità agricola che si è meritata rispetto attraverso i secoli.
I vigneti di Zibibbo sono uno dei simboli di Pantelleria, insieme ai capperi, agli ulivi, ai giardini e ai dammusi, le tipiche case in pietra lavica con il tetto a cupola bianca; un patrimonio unico, difficile da mantenere che rischia di disperdersi col tempo.
«Scongiurare il loro lento deterioramento (dei terrazzamenti) - si legge nel dossier - significherà salvare le radici degli uomini e delle vigne, conservare l'espressione più antica dell'agricoltura mediterranea e lasciar convivere quel micro eno-sistema con la sua stessa storia».
Farne un sito dell'Unesco, così come richiesto dall'Istituto regionale della vite e del vino di Sicilia, significa preservare uno dei migliori esempi di viticoltura eroica. Adesso la parola passa al ministro delle Politiche agricole.