Una 'Targa di qualità e provenienza dei prodotti gastronomici italiani”. Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, insieme al deputato Antonio Razzi, ha presentato lo scorso 16 marzo il decreto che istituisce l'elenco dei ristoranti italiani di qualità all'estero per rafforzare la promozione del Made In Italy nel mondo.
Dopo aver elogiato l'iniziativa per i suoi innumerevoli e sostanziali risvolti non solo nella promozione del nostro Made in Italy nel mondo, il Ministro ha riconosciuto nell'iniziativa di Razzi un sistema valido per contrastare l'enorme contraffazione e imitazione dei prodotti che hanno reso e rendono famosa in tutto il mondo la Cucina italiana ma che ne danneggiano irrimediabilmente l'immagine e l'economia. Peccato che da mesi l'Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche), insieme alle Camere di commerco di tutta Italia, sia al lavoro per certificare col Marchio di qualità ("Rim") i ristoranti italiani nel mondo...
Una dimenticanza che non è sfuggita a Emanuele Esposito (nella foto a destra), general manager de Il Villaggio di Jeddah (Arabia Saudita), che istantaneamente aveva espresso le sue perplessità in una nota a 'Italia a Tavola” e che ora scrive una lettera aperta al ministro Galan.
'
Caro Ministro,
bella la sua iniziativa, o meglio il decreto firmato da Lei e proposto dall'On. Razzi sulla valorizzazione dei ristoranti italiani nel mondo. 'Ottimo” se non fosse che esiste già un altro marchio 'Ospitaliatà italiana”. Non riesco a capire perché lei abbia voluto creare un altro marchio creando confusione nel settore.
A parte questo non condivido i requisiti, spero minimi, che lei ha inserito del suo decreto e le spiego perché. In primis lei sa bene che in alcune zone del Medio oriente ci sono delle restrizioni alimentari, quindi già si avverte la prima difficoltà: come si fa a dare il marchio anche a quei ristoranti che non hanno almeno un cuoco italiano?
Per ultimo, e non per caso, il suo decreto prevede uno shopping online dei prodotti alimentari in collaborazione con Poste italiane e Buonitalia (quest'ultima doveva chiudere perché troppo costosa ma è ancora lì). Ma lei mi dica come fa un ristoratore ad acquistare prodotti online se poi ci vogliono una serie di documentazioni e i costi doganali sono alti: non tutto il mondo segue la legislazione europea, quindi io credo che vada rivisto il decreto nella forma e nella sostanza, perché così presentato rischia di apparire solo una bella propaganda oppure me lo lasci dire, un "contentino"!
Chi giudicherà questi ristoranti? Buonitalia? On. Razzi? Lei?
Siamo seri Ministro, il problema della ristorazione italiana all'estero e un fenomeno complesso, ci sono tanti falsi tanto quanto i prodotti cinesi in Italia e in giro per il mondo. Il fenomeno non può essere combattuto con una targa o un marchio e se si vuole seriamente fare valorizzazione basterebbe andare a prendere il Disegno di legge 1030 presentato dalla senatrice Rebuzzi redatto durante la scorsa legislazione, oppure fare una commissione dove ci sono anche gli operatori del settore e associazioni di categoria. Non è che con un decreto che si risolve il problema della valorizzazione.
Ci sono tante cose che possono aiutare, ad esempio creare all'interno di ogni ristorante italiano, che abbia le caratteristiche richieste, un angolo shop ItalianS' dove il cliente può vedere il prodotto, creare situazioni e/o eventi locali, formazione del personale con corsi-stage da tenersi in Italia. Ci sono tante ottime scuole di cucina italiana sul nostro territorio. Poi c'e il discorso sui dazi doganali e documentazione, pensi che in Arabia Saudita non può essere importata la carne italiana, anche se hall, perché manca un certificato che l'Italia non ha mai emesso. Io, ad esempio, per importare la bresaola lo devo fare attraverso corrieri espressi.
Io importo prodotti italiani di qualità ma per farli uscire dalla dogana mi tocca pagare sottobanco, perché la legislazione italiana è ben diversa da quella araba: allora bisognerebbe intervenire sul Governo locale, magari con accordi, Lei non crede?
è facile fare proclami ma bisognerebbe conoscere le realtà Paese per Paese.
Io spero che Lei ritorni sui suoi passi e riveda il decreto. Sono disponibile anche a un incontro e credo che Lei dovrebbe richiamare al suo tavolo anche le Associazioni di categoria, se vuole veramente realizzare un progetto serio. Tutti dicono che i cuochi sono ambasciatori della cucina nel mondo, ma senza mezzi non si può fare promozione.
La ringrazio.
Emanuele Esposito
executive chef e general manager
'Il Villaggio”, Jeddah (Arabia Saudita)
”
Articolo correlato:
Galan incurante degli altri Ministri Giudica i ristoranti italiani nel mondo
Ristoranti italiani all'estero Ma Galan sa cosa fa il Governo?