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Al rush finale la Manovra del Governo Liberalizzazione degli orari dei negozi

Tra le prime indiscrezione della Manovra economica che il Governo si appresta ad approvare al Consiglio dei ministri c'è la liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura dei negozi voluta dalla Brambilla. Per Confesercenti il dubbio è che si liberalizzino solo nuovi privilegi per la Gdo

 
30 giugno 2011 | 19:02

Al rush finale la Manovra del Governo Liberalizzazione degli orari dei negozi

Tra le prime indiscrezione della Manovra economica che il Governo si appresta ad approvare al Consiglio dei ministri c'è la liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura dei negozi voluta dalla Brambilla. Per Confesercenti il dubbio è che si liberalizzino solo nuovi privilegi per la Gdo

30 giugno 2011 | 19:02
 

ROMA - Arrivano le prime indiscrezioni sulla nuova bozza della manovra economica che il governo si appresta ad approvare al Consiglio dei Ministri. Tra queste la liberalizzazioni degli orari e dei giorni di apertura dei negozi, nonostante le polemiche dello scorso 1° maggio. Intanto Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti si sono incontrati prima del Consiglio dei ministri, nello studio del premier, alla presenza del sottosegretario Gianni Letta. A riferire dell'incontro, fonti governative. Il consiglio dei ministri è iniziato in ritardo a causa proprio dell'incontro tra presidente del Consiglio e ministro dell'Economia.

LIBERALIZZATI ORARI APERTURE NEGOZI
Liberalizzazione di orari e giorni di apertura per gli esercizi commerciali nelle città turistiche. è contenuta anche questa misura nella bozza della manovra che approda a Palazzo Chigi, secondo quanto anticipato dal Foglio che descrive l'idea del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla (nella foto). «In queste settimane - si legge sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara -, secondo la ricostruzione del Foglio, proprio dal dicastero per il Turismo sarebbe partito il pressing per la norma 'libera-commercianti” che entrerebbe in vigore per quei soli esercizi 'ubicati nei comuni di interesse turistico e nelle città d'arte”. Anche se nell'esecutivo già si auspica che un futuro effetto emulazione possa ampliare la portata del provvedimento». Una possibilità «per sciogliere i lacci e lacciuoli imposti fuori da Roma» potrebbe essere, secondo quanto «ammettono fonti dell'esecutivo», «quella di ripartire dalle lenzuolate liberalizzatrici di Pier Luigi Bersani».

COFESERCENTI: IL DUBBIO è CHE SI LIBERALIZZINO SOLO NUOVI PRIVILEGI PER LA GRANDE DISTRIBUZIONE
«Le indiscrezioni su una misura che preveda una norma di ulteriore liberalizzazione di orari ed aperture dei negozi nei centri turistici fanno pensare ad una scelta a favore del turismo che invece è nei fatti inesistente. Già ora la normativa prevede ampie deroghe a favore dei centri turistici di cui le diverse regioni si sono già da tempo dotate. Ultimo esempio quello di Firenze per il primo maggio. Le norme ci sono, sono esaustive e non va dimenticato che le Regioni in materia di orari hanno completa e diretta competenza. Inventarsi ora una nuova norma libera orari, porterebbe solo un regalo ulteriore a favore della grande distribuzione e non favorirebbe in alcun modo l'economia turistica che necessiterebbe in realtà di ben altri sostegni. Non è un mistero infatti che le città d'arte sono in Italia numerosissime e quindi è legittimo il dubbio che si punti ad un libera-supermercati proprio quando invece c'è la necessità di rilanciare anche ai fini sociali il piccolo commercio nelle realtà urbane. Ecco perché diciamo con franchezza che non sono queste le liberalizzazioni che servono al Paese».

Michela Vittoria Brambilla

Riportiamo dal Foglio.
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Bottegai sempre aperti Ecco il guizzo liberista del Cav. per rilanciare l'orgoglio commerciante Oggi in Consiglio dei ministri arriva la liberalizzazione di orari e aperture dei negozi nelle città turistiche L'idea della Brambilla Roma. C'è un guizzo sviluppista nelle bozze della manovra economica che oggi saranno esaminate dal Consiglio dei ministri. Nell'ultima versione del testo visionata dal Foglio, e già vistata dal ministero dell'Economia, il cui obiettivo principale resta comunque il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2014, si promuove infatti la liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi commerciali. Una misura per "lavorare di più ma lavorare tutti", l'aveva definita il Foglio a febbraio, in una campagna per la "libera domenica in libero stato". Proprio in quei giorni era arrivato anche 1'endorsement del ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che in un'intervista si mostrò sostenitrice dell'idea con queste motivazioni: «L'enorme debito pubblico italiano limita gli strumenti a nostra disposizione per una politica economica di sviluppo, ma non impedisce di concepire politiche pro crescita».

In queste settimane, secondo la ricostruzione del Foglio, proprio dal dicastero per il Turismo sarebbe partito il pressing per la norma "libera-commercianti", che infatti entrerebbe in vigore per quei soli esercizi "ubicati nei comuni di interesse turistico e nelle città d'arte". Anche se nell'esecutivo già si auspica che un futuro effetto emulazione possa ampliare la portata del provvedimento. Per capire come funzionerà in concreto la riforma è necessaria una premessa: a quasi 15 anni dalla prima sterzata liberalizzatrice in materia di regolamentazione delle attività commerciali, sono ancora molti gli ostacoli che frenano la libera e autonoma gestione delle attività da parte dei proprietari. E non è solo colpa dei governi centrali: con la riforma del Titolo V della Costituzione, infatti, la materia "commercio" è entrata fra le competenze delle regioni, e poi a cascata dei comuni. Tra limiti agli orari di apertura e feste comandate (con obbligo di saracinesca abbassata), il paese si perde per strada non poca crescita: secondo un'indagine svolta nel 2009 dall'Istituto Cermes della Bocconi, per esempio, semplicemente portando a 28 (dalle attuali 14) le aperture domenicali consentite, i consumi aumenterebbero dell'1,96%, producendo la crescita dello 0,29 per cento del pil e la creazione di 9.000 posti di lavoro nella grande distribuzione e 13.000 nella distribuzione tradizionale. Non è poco, in tempi di ripresa stentata, e non è nemmeno tutto: al ministero del Turismo non smettono di ricordare che aumentare le possibilità e le opportunità di spesa del consumatore avrebbe ricadute positive sui flussi di turisti (anche internazionali) e sulle attività ricettive in generale. Ma come sciogliere i lacci e lacciuoli imposti fuori da Roma? Una possibilità, ammettono fonti dell'esecutivo, è quella di ripartire dalle lenzuolate liberalizzatrici di Pier Luigi Bersani (nel 2006 ministro dell'Industria del governo Prodi e oggi segretario del Pd). Il decreto Bersani del 2006, convertito in legge nello stesso anno, conteneva una serie di casi per i quali si escludeva espressamente che lo svolgimento di attività commerciali potesse incontrare limiti e prescrizioni. Ora il Cav e il suo governo si candidano a completare, accogliendo tra l'altro le indicazioni dell'Antitrust, quel processo, aggiungendo la disciplina degli orari e della chiusura domenicale o festiva nell'elenco di quelle limitazioni al libero svolgimento delle attività commerciali che resteranno off-limits per regioni ed enti locali.

Le parole di Napolitano e le sovrattasse Se la bozza della manovra venisse approvata per come è scritta, la misura - è bene ripeterlo - varrebbe solo per i negozi che operano in comuni di interesse turistico e nelle città d'arte. Difficilmente, notano tecnici dell'esecutivo, la Corte costituzionale potrà obiettare a tale liberalizzazione, considerato che anche di recente ha ribadito - proprio rispondendo a sollecitazioni delle regioni che lamentavano di essere private di una loro competenza - che il legislatore nazionale prevale quando si tratta di "tutelare la concorrenza". Ieri sono anche emersi ulteriori dettagli sulle misure rigoriste che l'esecutivo intende approvare per una manovra di correzione dei conti pubblici che in totale sarà di 47 miliardi di euro: 2 miliardi per il 2011, 5 per il 2012 e 20 rispettivamente per il 2013 e 2014 ("Lo chiede l'Europa", ha detto il capo dello stato, Giorgio Napolitano). Oltre alla sovrattassa per le auto di grossa cilindrata, sarebbero in arrivo un'imposta del 35% sulle attività di trading speculativo svolte dalle banche e un'imposta di bollo dello 0,15% sulle transazioni finanziarie. Quest'ultima, però, potrebbe rientrare nel disegno di legge delega sul fisco che sarà discusso oggi con la manovra.


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