Cinque tonnellate di pesche sono state scaricate dagli agricoltori della Coldiretti davanti alla sede della Regione Emilia Romagna per denunciare il crollo dei prezzi in campagna che ha messo in crisi le imprese agricole senza peraltro avvantaggiare i consumatori ai quali la frutta viene venduta con ricarichi anche oltre il 500%. «Siamo costretti a vendere 5 chili di pesche per poter acquistare una tazzina di caffè al bar - denunciano i manifestanti - mentre i consumatori devono spesso rinunciare all'acquisto della frutta per gli alti prezzi di vendita ai supermercati». Le centinaia di manifestanti già presenti sostengono di essere in trincea per salvare il Made in Italy ed hanno costruito una sorta di bunker con le casette di pesche.
I produttori ortofrutticoli dell'Emilia Romagna - esasperati da una situazione di mercato in cui un chilo di pesche viene pagato al produttore solo 20 centesimi, ben al di sotto dei costi di produzione - incontreranno oggi, 18 luglio, il presidente della Regione, Vasco Errani, per discutere della situazione. All'incontro saranno presenti centinaia di produttori agricoli, a fianco del presidente e del direttore regionale di Coldiretti, Mauro Tonello e Gianluca Lelli. Ad Errani sarà presentato un documento che mette a confronto i prezzi di beni comuni con quelli dei prodotti in questione: si potrà così constatare, ad esempio, che per pagare un pacchetto di sigarette occorrono 23 chilogrammi di pesche e nettarine, una delle varietà più pregiate coltivate in Romagna. La manifestazione protesta prevede anche la distribuzione di pesche a tutti i dipendenti della Regione.
Le motivazioni della crisi sono diverse, dall'andamento meteorologico che ha provocato la maturazione contemporanea di produzioni diverse all'emergenza dell'Escherichia Coli, che ha causato il contenimento dei consumi, ma sotto accusa ci sono anche l'inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale. «Come prima azione per rilanciare i nostri prodotti - ha detto il vicepresidente della Coldiretti nazionale Mauro Tonello - abbiamo cercato un accordo al tavolo interprofessionale nazionale che limitasse l'immissione sul mercato di prodotto di minore qualità e di minor calibro, ottenendo però solo un netto rifiuto da parte della Grande distribuzione organizzata (Gdo) di impegnarsi a non commercializzare prodotto di importazione con caratteristiche qualitative inferiori a quelle per cui si impegnavano i produttori italiani».
Nel documento elaborato dalla Coldiretti si chiede alle Istituzioni di intervenire presso la Gdo per sottoscrivere l'accordo interprofessionale, già firmato dal resto della filiera, regolamentare l'uso del sottocosto dei prodotti ortofrutticoli, regolamentare l'uso della scontistica, ridurre i tempi di pagamento sui prodotti deperibili, fissare l'obbligo di una corretta informazione al consumatore sulla stagionalità.
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