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Come cambia la vacanza dei toscani... Pochi giorni e vicino a casa

Dall'indagine del Centro studi Fipe-Confcommercio circa 2,2 milioni di toscani (il 60%) non faranno una vera vacanza durante l’estate. Il 77% di chi si muove per le vacanze resta in Italia e il 20% va all’estero, soprattutto i giovani. Il mare rimane comunque in vetta alle preferenze dei toscani

 
09 agosto 2011 | 14:52

Come cambia la vacanza dei toscani... Pochi giorni e vicino a casa

Dall'indagine del Centro studi Fipe-Confcommercio circa 2,2 milioni di toscani (il 60%) non faranno una vera vacanza durante l’estate. Il 77% di chi si muove per le vacanze resta in Italia e il 20% va all’estero, soprattutto i giovani. Il mare rimane comunque in vetta alle preferenze dei toscani

09 agosto 2011 | 14:52
 

Un toscano su 4 è già andato in vacanza nel primo semestre di quest'anno e 4 su 10 non salteranno l'appuntamento estivo. Guardando il bicchiere mezzo vuoto - anziché mezzo pieno -  vuol dire che circa 2,2 milioni di toscani (il 60%) non faranno una vera vacanza durante l'estate.  

Niente di nuovo sulla destinazione: in Italia e… al mare
Il 77% di chi si muove per le vacanze  resta in Italia e il 20% va 'all'estero”, soprattutto i giovani. La propensione alle vacanze estive (ma non solo) è più forte tra i giovani, in particolare quelli con un lavoro dipendente (sono il 56,5%, rispetto al 49% dei giovani lavoratori autonomi). Il dato trova riscontro nel maggior numero di ore lavorate in media da un lavoratore autonomo, rispetto ad un dipendente.

Dall'indagine effettuata sul territorio nazionale dal Centro Studi Fipe-Confcommercio, anche per la Toscana vale la regola che chi ha la spada di Damocle sulla testa in fatto di lavoro non si concede vacanze. O quanto meno non definisce tali il periodo di stacco dal lavoro (divenuto un vero bisogno primario a cui non si può rinunciare) trascorso all'insegna del pendolarismo all'interno della provincia di appartenenza o traslocando per qualche giorno nella seconda casa di proprietà di parenti e amici, o rimanendo semplicemente in città, rifugiandosi nei centri commerciali di giorno e riscoprendo i centri storici di sera. Al mare, si frequenta la spiaggia vicino casa, rientrando per il pranzo o effettuando escursioni nelle zone vicine. Si preferisce la spiaggia libera allo stabilimento, per un caffè da raggiungere a piedi, con la classica passeggiata sulla battigia.

In flessione quest'anno il livello di spesa: se il 50,5% spenderà 'lo stesso”, il saldo complessivo è negativo per un punto e mezzo percentuale.  Un terzo ha 'rinunciato a qualcosa” durante l'anno per assicurarsi un periodo di vacanza durante l'estate e soprattutto per non indebitarsi. Prestiti e rate non incontrano, infatti, il favore dei toscani quando si tratta di spendere per le vacanze: solo il 7% ricorre a modalità di pagamento differite nel tempo.

Come consuetudine, il turismo balneare rimane comunque in vetta alle preferenze degli toscani. Sette su dieci hanno scelto il mare, il 14% i monti ed il resto si divide tra città, (grandi e piccole), laghi, terme, ecc. Il 42% torna nella stessa località dello scorso anno (i più abitudinari sono le donne e gli over 55), mentre il 58% cambia destinazione  prevalentemente per il desiderio di scoprire posti nuovi. Pochissimi (appena l'1,5%) quelli che cambiano località perché insoddisfatti.

Pubblico esercizio come termometro
Anche secondo le rilevazioni della Regione Toscana a fare da traino sono i cosiddetti 'prodotti esperienziali” ovvero quel raggio d'offerta turistica non legato solo alla destinazione,  ma alla motivazione del viaggio. In questo quadro il prodotto turistico enogastronomico riceve un apprezzamento sempre crescente da parte del turista straniero e, nonostante la crisi, mostra segnali di decisa attrattività  anche sul fronte interno, specie quando la scelta degli italiani si lega a soggiorni di breve periodo o all'escursionismo giornaliero. La tavola rimane un punto fermo e in relazione a ciò i pubblici esercizi possono essere considerati i rilevatori diretti delle reali dinamiche di scelta e di spesa nella nostra regione.

Il livello medio di spesa si attesta su valori inferiori ai 20 € a persona per il 54% dei Pubblici Esercizi toscani, percentuale che sale fino al 88% nei bar situati nelle città d'arte. Nei ristoranti invece si spende di più, ma l'incremento non è sostanziale (il 54% dei ristoratori interpellati registra una spesa media tra i 20 e 50€). Fanno lieve eccezione i ristoranti siti nelle località balneari, dove una percentuale significativa di clienti (circa il 33%) arriva a spendere anche oltre 100€ a persona per una cena.

Le abitudini si ridistribuiscono quindi anche sulla base degli effetti della crisi e l'approccio alla tavola cambia tanto per gli stranieri quanto per gli italiani, perché comunque la capacità di spesa si è mediamente ridotta. Non si rinuncia a una buona cena all'insegna delle tipicità locali, ma si risparmia durante il giorno, preferendo una colazione abbondante o un brunch.  

«La domanda interna è stazionaria, ma il flusso straniero è dato in crescita – dichiara Andrea Nardin, direttore di Confcommercio Toscana. I primi dati tendenziali sulle prenotazioni per i mesi di luglio e agosto (+1,1% sul 2010), confermano la spinta di un comparto, l'unico in Toscana, che ha una decisa vocazione all'export. Intervenire su questo fronte con misure di tassazione penalizzerebbe alcune mete di destinazione rispetto ad altre e significherebbe inibire le ulteriori possibilità di crescita e la competitività di un settore che occupa più di 144.000 addetti (+1% rispetto al 2010) e che conta 26.000 imprese».

 Aldo Cursano«L'indagine – commenta Aldo Cursano (nella foto), presidente regionale e vicario nazionale Fipe - è prima nel suo genere. La scelta della destinazione turistica e la distribuzione della spesa nell'ambito dei pubblici esercizi costituiscono una importante chiave di lettura dei fenomeni sociali e consentono di interpretare i cambiamenti intervenuti negli stili di vita fuori casa e nel modo di vivere le peculiarità dell'offerta turistica della Toscana».

«Con i consumi che stentano a ripartire – conclude Cursano -  sarebbero opportune politiche a tutela del settore, tese a razionalizzare l'offerta e non a frammentarla ulteriormente come oggi purtroppo avviene. Le nostre stime e il recente monitoraggio condotto a livello regionale sulle sagre, mostrano un quadro in cui i luoghi dove è possibile mangiare e bere continuano a moltiplicarsi, in una situazione caratterizzata da sistemi normativi inadeguati e da una forte asimmetria di regole, il tutto a discapito della qualità, della tutela del consumatore e in controtendenza rispetto all'immagine che della Toscana s'intende promuovere».

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