Sfiora il milione di euro il danno provocato negli ultimi due giorni dallo
sciopero dei tir alle aziende agricole della Lombardia. La stima, accertata fino a oggi, emerge dal monitoraggio che la
Coldiretti Lombardia sta effettuando fra Milano, Bergamo e Brescia presso le realtà orticole che sono, in questi giorni, quelle più colpite dal boicottaggio dei trasporti.
Le rilevazioni nei centri di produzione e lavorazione agricola della Lombardia indicano che ci sono centinaia di quintali di verdure, coltivate da decine di aziende agricole, che rischiano di non arrivare mai più sulle tavole degli italiani. L'obiettivo delle manifestazioni di oggi organizzate dalla Coldiretti a Milano, Roma e in altre città d'Italia è combattere le speculazioni e denunciare le perdite subite dagli agricoltori a causa del blocco della circolazione.
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Settala, in provincia di Milano, l'Op (Organizzazione di produttori) Ortonatura che produce insalata, pomodori, verze, cavoli, porri e prezzemolo e li porta in tutta Italia, sta perdendo 10mila euro al giorno, più altri 50 mila che sono andati in fumo con la merce rimasta bloccata sui tir.
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Bergamo, che è la culla delle insalate in busta italiane (rappresenta quasi il 50% della produzione nazionale), realtà come la Tricolore, la Maggiolina, la Mioorto e Bonduelle (che raggruppano le produzioni di decine di aziende agricole) stanno subendo danni per 350mila euro al giorno.
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Manerbio (Brescia), i vertici di Linea Verde (le insalate Dimmidisì, coltivate da 350 realtà agricole italiane), stanno facendo ormai da due giorni i conti della verdura lasciata nei campi e bloccata nei magazzini, pari a oltre 400mila porzioni al giorno solo in Lombardia e in parte del nord Italia.
«Il danno, stimabile in circa 160mila euro al giorno - spiega
Giuseppe Battagliola, presidente di Linea Verde - ha avuto una duplice ricaduta: sulle nostre aziende agricole, che non sono state messe in grado di consegnare la verdura, e sui nostri centri di lavorazione che non hanno potuto approvvigionarsi ed evadere gli ordini. A questo si aggiungono i blocchi dei nostri mezzi carichi di prodotto lavorato che non hanno raggiunto le piattaforme distributive».
Al centro Nord circa il 40% di prodotto non è stato distribuito e da Roma in giù non è stata possibile effettuare alcuna consegna. «Se la situazione non si sblocca - aggiunge Battagliola - mancherà la materia prima necessaria. Nel rispetto del diritto a scioperare, la libertà di ognuno è legittima finché non lede quella degli altri. E noi siamo pesantemente parte lesa».
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