È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale di protezione nazionale transitoria per la Piadina romagnola Igp. Con questo atto viene riconosciuta, per ora solo a livello nazionale, la protezione dell'indicazione geografica "piadina romagnola", e la legittimità del suo uso da parte dei produttori che rispettano il disciplinare disponibile sul sito del ministero delle Politiche agricole alimentarie forestali. «Ci auguriamo che nei prossimi mesi, al termine della procedura stabilita dai regolamenti comunitari - ha commentato l'assessore in Emilia Romagna all'Agricoltura, Tiberio Rabboni - questa Igp sia registrata dalla Commissione europea sulla base del disciplinare proposto. È comunque motivo di soddisfazione avere raggiunto un risultato che pochi anni fa appariva compromesso».
Dopo la presentazione delle prime istanze di registrazione, informa la Regione, la procedura era stata infatti sospesa a causa della difficoltà di rendere compatibili in un disciplinare unico i due diversi metodi di presentazione della piadina romagnola, che nel riminese è più sottile, larga e flessibile rispetto alle altre province.
Riavviato l'iter di riconoscimento, altre discussioni hanno riguardato l'opportunità o meno di utilizzare i conservanti, di differenziare tramite marchi o diciture la piadina confezionata da quella di pronto consumo, di prevedere ingredienti aggiuntivi oltre a quelli di base. Il disciplinare di protezione transitoria differenzia le tipologie di piadina romagnola e prevede un'etichettatura specifica per quella alla riminese e per quella ottenuta con lavorazione manuale tradizionale. Gli ingredienti sono farina, acqua, sale, grassi, lievito, e non è consentito l'uso di conservanti, aromi e altri additivi. L'area di produzione corrisponde al territorio delle province di Rimini ,Forlì'-Cesena, Ravenna e, in parte, di Bologna.