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Un convegno pratico a Eataly Roma 3 chef cucinano con alimenti di recupero

Il convegno Primo non sprecare a Eataly Roma per la Giornata mondiale dell'alimentazione ha ospitato 3 cuochi che hanno preparato piatti con cibi di recupero. Un approccio pratico affinché gli sprechi vengano ridotti

di Mariella Morosi
17 ottobre 2013 | 10:46

Un convegno pratico a Eataly Roma 3 chef cucinano con alimenti di recupero

Il convegno Primo non sprecare a Eataly Roma per la Giornata mondiale dell'alimentazione ha ospitato 3 cuochi che hanno preparato piatti con cibi di recupero. Un approccio pratico affinché gli sprechi vengano ridotti

di Mariella Morosi
17 ottobre 2013 | 10:46

Se una mela su tre finisce nella spazzatura (ci sono voluti 70 litri di acqua per produrla) e se ogni italiano getta nel bidone 76 kg di cibo ancora buono l’anno mentre da qualche parte del mondo si muore di fame, allora è tempo di riflettere. In occasione della Giornata Mondiale dell’alimentazione, dopo la trattazione istituzionale e scientifica del problema al convegno mondiale della Fao, una sessione più pratica e divulgativa si è svolta ad Eataly di Roma sul tema “Primo non sprecare”.

Il format dell’evento ospitato nel tempio romano del buon cibo è di Last Minute Market, la società spin-off di Bologna che opera su tutto il territorio nazionale con progetti per il recupero di beni invenduti o non commercializzabili a favore di enti caritativi. Contribuisce alla riduzione dello spreco in tutte le sue forme, previene e riduce i rifiuti con la valorizzazione dei beni invenduti con effetti positivi dal punto di vista ambientale, sociale, economico e nutrizionale. È suo il primo sistema professionale di riutilizzo di beni invenduti dalla Grande distribuzione organizzata.



Hanno portato il loro contributo Giampaolo Cantini della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Esteri, Andrea Segre docente di Politica agricola dell’università di Bologna e il biologo Silvestro Greco dell’università di Pollenzo, ma anche tre chef che hanno dimostrato sul campo come da alimenti di riciclo possano nascere grandi piatti.

Roy CaceresIl colombiano Roy Caceres (nella foto) di Metamorfosi ha preparato un’insalatina di cous cous con funghi, melanzane ed erbe, il cubano Lesmer O Quendo del The First Luxury Art Hotel una Crema di zucca e l’albanese Fundim Gjepali del ristorante Antico Arco una Panzanella in zuppa di pomodoro e ricotta salata. Possiamo ancora permetterci di sprecare il cibo? Dovremmo riflettere quando facciamo la spesa e quando ci sediamo a tavola, ma anche, pensando all’ambiente, quando apriamo l’acqua o accendiamo la luce.

Ne ha parlato anche Papa Bergoglio in un’omelia. Gli sprechi riguardano tutta la catena alimentare, dal campo alla cucina, passando per il trasporto e il confezionamento. Si butta via perché una cipolla è troppo piccola e una zucchina troppo grossa, perché una lattina è ammaccata o una confezione parzialmente rotta: tutti danni estetici ma la sostanza è buona. Per Silvestro Greco il primo errore è stato togliere la sacralità al cibo: quello che è amore per la terra generosa e duro lavoro è diventato “merce per il mercato”.

E come tale la trattiamo, succubi del tre per due e del primo prezzo al supermarket che ci spingono a riempire carrelli station wagon, ad accumulare, a inzeppare il frigo, forse proprio per la crisi che ci fa temere il futuro. Ma non guardiamo la scadenza sulle etichette, non seguiamo una lista compilata a casa secondo le nostre reali esigenze, esageriamo nel cucinare e facciamo porzioni troppo grandi e così molto cibo, spesso ancora buono, finisce nel bidone.

Per Fede e Tinto, presenti all’evento di Eataly come ospiti ma poi coinvolti in un appassionato dibattito, è il frigorifero l’anticamera dello spreco. Si riempie del nuovo e gli alimenti che c’erano restano indietro e scadono nell’indifferenza, prima di essere gettati via. Fare la spesa tutti i giorni e mangiare solo il fresco, acquistato nella giusta quantità, è certamente un’utopia, ma in un mondo maleducato è possibile piano piano ad educare a non sprecare.

Cominciando dalla scuola, ad esempio, anche di quelle italiane all’estero - come ha sottolineato Giampaolo Cantini - o con attività di sensibilizzazione in collaborazione con varie associazioni. Il mondo spende 325 miliardi di dollari l'anno per smaltire i rifiuti, mentre ne basterebbero 44 per sconfiggere la fame nei Paesi più a rischio. E le previsioni future danno i brividi: entro il 2050 il pianeta non sarà in grado di sfamare tutta la popolazione e l’ambiente sarà fortemente a rischio mentre ora produciamo troppo, e l'eccesso è destinato a divenire scarto.

Esagerata la quantità di carne, soprattutto: il 17% dei gas alteranti non vengono dal traffico aereo ma dagli allevamenti, senza parlare dello spreco di acqua. Dopo la pecora Dolly hanno persino creato una gallina che fa due uova al giorno. Slow Food ha chiesto alla Commissione europea di dichiarare il 2014 anno contro lo spreco e il Parlamento di Strasburgo ha già votato una risoluzione per dimezzare quelli alimentari entro il 2025.

Anche se già molte associazioni no profit si occupano di ritirare e ridistribuire i cibi in eccesso e quelli scartati ma ancora buoni, cosa possiamo fare noi nel nostro quotidiano per contribuire ad un sistema alimentare sostenibile? «È un’utopia eliminare del tutto lo spreco di cibo - ha detto Andrea Segre citando una frase dello scrittore uruguayano Eduardo Galeano - ma bisogna pur cominciare così l’orizzonte si sposta in avanti di dieci passi».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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