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Pancia gonfia, quando la causa può essere l’intolleranza alimentare?

La pancia gonfia può essere causata da intolleranze alimentari. Il metodo più rapido ed economico per accertarlo è tenere un diario alimentare per almeno 14 giorni. In alternativa si possono effettuare analisi del sangue

 
24 agosto 2014 | 17:39

Pancia gonfia, quando la causa può essere l’intolleranza alimentare?

La pancia gonfia può essere causata da intolleranze alimentari. Il metodo più rapido ed economico per accertarlo è tenere un diario alimentare per almeno 14 giorni. In alternativa si possono effettuare analisi del sangue

24 agosto 2014 | 17:39
 

Capita a tutti di avere la pancia gonfia, ma per alcuni il problema può diventare una costante. Alla sua base potrebbe esserci un’intolleranza alimentare: una volta nell’intestino, gli alimenti ai quali l’organismo è intollerante vengono fermentati dalla flora batterica, causando meteorismo e gonfiore addominale. I principali alimenti chiamati in causa sono latte e derivati, cibi contenenti lievito, quelli con zuccheri o loro sostituiti e quelli che contengono glutine.

«Occorre però precisare - spiega Beatrice Salvioli, consultant nell’Unità operativa di Gastroenterologia clinica in Humanitas - che molti pazienti credono di essere intolleranti a questi alimenti anche se non lo sono oggettivamente, ovvero non hanno evidenze ai test, e li eliminano spontaneamente dalla dieta creando importanti deficit di apporto vitaminico o del calcio fornito dal latte».



Il diario alimentare
Come fare per essere sicuri che per sconfiggere la pancia gonfia sia necessario escludere particolari cibi dall’alimentazione quotidiana? «Il metodo più rapido, facile ed economico - spiega la dottoressa Salvioli - è quello di far tenere un diario alimentare della durata di almeno 14 giorni in cui il soggetto annota i cibi che assume quotidianamente e la reazione fisica che avverte. Altre modalità, ma non scientificamente testate, sono i test per le intolleranze alimentari che possono essere eseguiti su prelievo di sangue o mediante strumenti della medicina alternativa o complementare».

La “rotazione”
Di norma, una volta accertata l’intolleranza, i cibi che ne scatenano i sintomi dovrebbero essere eliminati dalla dieta per un periodo di tempo variabile da 1 a 3 mesi. «Sarebbe consigliabile però seguire il metodo della cosiddetta “rotazione” - sottolinea la dottoressa - in cui l’alimento viene assunto solo due volte alla settimana, intervallate da giorni di eliminazione», in questo modo l’organismo viene gradualmente disintossicato e poi riabituato all’assunzione dell’alimento responsabile dell’intolleranza.

Probiotici e prebiotici
In alcuni casi può essere utile anche l’assunzione di probiotici, che possono ristabilire l’equilibrio della flora batterica. Attenzione, però. «In alcuni soggetti - avverte la dottoressa Salvioli - i probiotici possono peggiorare il gonfiore, soprattutto quelli contenenti lattosio». Infine, un aiuto può arrivare dai prebiotici, sostanze non digeribili di origine alimentare. «Se assunte in quantità adeguata - spiega l’esperta - favoriscono selettivamente la crescita e l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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