In questa settimana di Coronavirus ho sperimentato un’esperienza a me totalmente sconosciuta.
La paura direte?
Macché! Paura di cosa?
Lavoro all’agenzia delle entrate; e lì sì che sappiamo cosa è la paura.
La psicosi da virus? No, figuriamoci, l’unica psicosi che provo è quando mia suocera sbaglia numero e anzi che chiamare mio marito sbaglia chiamando me.
Paura della crisi economica allora? Magari; sempre mia suocera è un’ossessiva compulsiva dell’igiene infiltrata mondiale della sanità nei nuclei familiari e ha portato cassettoni di amuchina liquida negli anni da igienizzare la città di Whuan intera; ovviamente metà del prodotto è stata portata in oreficeria a 20 euro al millilitro, il resto è dentro la cassaforte. Insomma ora siamo tra i più ricchi della città (Grazie Adriana).
L’esperienza che ho provato questa settimana?
Per una settimana sono stata una perfetta massaia di casa; una casalinga.
Come è andata? Disastro.
Le ormai famigerate penne lisce
A differenza del resto di Milano sono andata al supermercato per la spesa classica alle 19.
Deserto. Il vuoto.
Solo penne lisce. Le ho prese; lo ammetto. Le ho prese. E le ho anche cucinate. Ovviamente con un sugo pronto.
Mentre tornavo a casa con le buste guardavo il mio ristorante preferito e qualche lacrima è scappata via.
Non che io vada spesso al ristorante, ma è mio marito la casalinga.
E appena scappata fuori l’ordinanza di chiusura di tutto, lui si è messo in ferie e io ho dovuto provare l’esperienza di vita più traumatizzante: il Casalingavirus.
Il contagio è stato rapido, e a differenza dei danni del coronavirus i danni sono stati tangibili.
Ieri ho stirato ad esempio, ecco il risultato:
Non uno dei migliori scatti a mio marito in effetti. Insomma sono riuscita a farmi odiare più in casa mia in questa settimana che in tutta la mia permanenza all’agenzia delle entrate.