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Nembro, spauracchio zona rossa Tutto fermo e strade vuote

Il paese della provincia di Bergamo è stato tra i più colpiti dal coronavirus. La gente ha abbondonato strade, negozi e attività e si è chiusa in casa. Atmosfera surreale, sperando di ripartire. Nelle ultime ore l'Iss ha ipotizzato una zona rossa da istituire nella provincia, sarebbe un colpo da ko per l'economia.

di Federico Biffignandi
 
03 marzo 2020 | 15:59

Nembro, spauracchio zona rossa Tutto fermo e strade vuote

Il paese della provincia di Bergamo è stato tra i più colpiti dal coronavirus. La gente ha abbondonato strade, negozi e attività e si è chiusa in casa. Atmosfera surreale, sperando di ripartire. Nelle ultime ore l'Iss ha ipotizzato una zona rossa da istituire nella provincia, sarebbe un colpo da ko per l'economia.

di Federico Biffignandi
03 marzo 2020 | 15:59
 

L’Italia del coronavirus è un po’ come l’Italia del Giro d’Italia: a rimbombare e a colorare le pagine dei quotidiani e dei siti web non sono i nomi delle grandi città, ma quelli dei paesi di provincia che, poi, sono l’essenza del nostro Paese, da sempre. E allora Codogno diventa la capitale, Casalpusterlengo e Vo’ Euganeo le altre mete più conosciute all’estero. Altro che Venezia, Firenze, Milano e compagnia. E poi c’è Nembro (Bg), che per qualche ora i rumors hanno segnalato al mondo come zona rossa. Il paese da 11.500 abitanti della Val Seriana dove laboriosità, manifattura e ingegno (quelle realmente conosciute in tutto il mondo da decenni per via di eccellenze come Persico, Radici, Pigna) è stato cercato in lungo e in largo in ogni angolo del mondo per capire come mai il coronavirus avesse potuto attaccare proprio loro, i nembresi, che fanno della scorza dura, delle poche paranoie e dello stakanovismo il loro mantra.

Il centro del paese di Nembro - Nembro, spauracchio zona rossa Un residente: «Si è fermato tutto»

Il centro del paese di Nembro

La notizia del codice rosso sarebbe rientrata poco dopo perché, come tutta la provincia di Bergamo, anche Nembro è in codice giallo. Ma il terrore nell’animo dei nembresi è rimasto. E allora: tutti barricati in casa, strade vuote, negozi vuoti, commercio fermo. Giusto una scappata all’alimentari per acquistare lo stretto necessario. Il primo a mettersi a letto è stato il sindaco Claudio Cancelli, risultato positivo al test, cosa che non ha fatto che aumentare il panico. Perché insomma, nei paesi di provincia il sindaco è ancora il sindaco e se si ammala lui c’è rischio che si ammalino tutti.

E allora la gente mormora, dallo spioncino della porta, facendo scorrere voci, dicerie, passaparola. “Mi hanno detto che l’amico di tizio è infetto, e quindi anche il fratello che però l’avevo visto con Caio e quindi sono tutti infetti”. L’andazzo è questo, tra verità e leggende. Lo può confermare Ivan Morotti che a Nembro ha un laboratorio-negozio di oreficeria. «C’è apprensione - dice - anche se da una parte si cerca di sminuire la tensione e lasciare perdere. La gente per strada comunque non c’è. Si sentono tanti rumori che prima non era possibile percepire, di macchine, pochissime».

Se è vero che il silenzio è il miglior alleato della riflessione, è altrettanto vero che il coronavirus sta costringendo tutti a rivedere la propria routine e la propria inclinazione occidental-consumistica: «È pesante questa situazione - prosegue Morotti - se uno si pensa a fermare nell’intimo, arriva davvero a valutare la morte e ad una serie di cose che ti portano necessariamente all’essenza della vita reale. Si pensa sempre che basti andare in ospedale e prendere una pillola per guarire e invece prendiamo anche in considerazione in prima persona che possa non essere così».

Ivan Morotti - Nembro, spauracchio zona rossa Tutto fermo e strade vuote
Ivan Morotti

Un andamento altalenante quello degli umori che circolano in paese: «Il commercio è fermo totalmente - prosegue l’orafo - a parte i negozi alimentari tutto il resto è un mortorio. Io ho tenuto aperto perché volevo farmi vedere, dare un segnale. Però in paese hanno tutti paura, la cosa strana è che cambia ogni giorno l’andazzo. Prima c’era voglia di riprendere, mentre adesso siamo ritornati nell’apatia, c’è appiattimento anche emotivo, quasi rassegnazione. Si aspetta il fine settimana per i nuovi aggiornamenti, capire se si può tornare alla normalità, cosa che spero perché se non si riapre si muore. Secondo me riattivare l’economia e la vita sociale, farebbe bene anche alla gente ritrovare negozi aperti per poter circolare e ritrovarsi, anche gradualmente».

Ma i bergamaschi “magütt” dalla scorza dura, che fine hanno fatto? «La gente è in apprensione e non me l’aspettavo, ma è comprensibile, va detto. Prima c’era tutta questa onda mediatica della Cina, il virus sembrava una cosa lontanissima, ma quando è arrivato qui si sono perse tutte le sicurezze». Non resta che ritrovarle, anche gradualmente, ma cominciando alla svelta.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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