Nonostante il periodo storico che stavamo (e stiamo ancora vivendo), il 16 aprile 2020 è stato un giorno felice per il Made in Italy. È in quella data che si sono, infatti, aperte le iscrizioni al registro speciale dei Marchi storici di interesse nazionale, istituito dal ministero dello Sviluppo economico. Un passo importante per la salvaguardia delle tradizioni enogastronomiche (ma non solo) e le aziende italiane, che con la crisi, spesso, rischiano di passare nelle mani straniere. Ma non solo. Perché, dal punto di vista delle aziende, il marchio rappresenta qualcosa di più che aggiunge valore al brand, in un’epoca in cui, i social insegano, il mondo intorno alla marca, il suo storytelling e il rapporto con un determinato territorio sono fondamentali per il consumatore, in particolar modo per quello estero.
Yoga è oggi leader nella Gdo e nei barCome ben spiega
Ivano Vacondio, presidente di
Federalimentare: «Nel comparto alimentare – commenta al
Sole 24 Ore – il
brand è lo strumento attraverso cui avviene la
fidelizzazione del cliente e su cui imprese che traggono una forte marginalità dall’
export investono tutto».
Il 50% dei “patentini” storici all’alimentare
Così, dal 16 aprile 2020, sono arrivate sul tavolo del Ministero un sacco di
richieste, in particolare, come era ovvio aspettarsi, dal settore
agroalimentare. E proprio i
marchi dell’
alimentare hanno conquistato il 50% dei “
patentini” concessi.
Grandi aziende in corsa per il marchio storico
Ma chi sono queste aziende? La corsa al marchio storico vede in prima linea aziende con
fatturati tra 100 e 250 milioni di euro (
tra le ultime ad averlo ottenuto Sperlari), mentre più ristretta è la rosa delle piccole imprese con un giro d’affari sotto i 50 milioni. Tra i big, oltre ad
Acqua San Benedetto (980 milioni) e
Despar Italia (che, con il fatturato di tutte le sette società associate, arriva a 3,9 miliardi) c’è
Conserve Italia (900 milioni).
Cirio è stata fonata nel 1856 Fonte: Pinterest
I quattro storci marchi di Conserve Italia
Il gruppo cooperativo bolognese, leader in Italia nel settore della trasformazione alimentare, ha recentemente ottenuto il marchio storico per Cirio, Yoga, Derby e Jolly. Come spiega il direttore Generale di Conserve Italia,
Pier Paolo Rosetti «non appena è stato istituito il Registro speciale, abbiamo avviato l'iter per il riconoscimento di tutti i marchi di nostra proprietà in possesso del principale requisito richiesto, ovvero quello di esser stati registrati più di 50 anni fa».
E il riconoscimento è stato presto ottenuto. A patire, naturalmente da,
Cirio, il marchio più
longevo. Fonata nel 1856 (prima dell'unità d'Italia) dal pioniere delle conserve Francesco Cirio, Cirio oggi è un marchio universalmente conosciuto e sinonimo del pomodoro 100% italiano.
Yoga, oggi leader nella Gdo e nei bar, è, invece, nato nel 1946 a Massa Lombarda (Ra) e dagli anni Sessanta ha conosciuto una notevole notorietà tanto da essere spesso utilizzato come sinonimo per i succhi di frutta in generale.
Storici, naturalmente, anche i marchi
Derby, nato nel 1947 a Bologna e oggi uno dei brand con cui Conserve Italia commercializza succhi e bevande alla frutta soprattutto nel canale horeca e Jolly, presente sin dagli anni '20 e oggi sul mercato con la denominazione
Jolly Colombani con succhi e bevande di frutta, conserve di pomodoro e legumi.
Obiettivo: rafforzare il legame con la propria territorialità
Marchio storico riconosciuto; e ora? Perché è così importante? Se l’iscrizione costituisce uno (su tre) dei presupposti per accedere al fondo di
salvaguardia delle imprese (300 milioni di euro di dotazione), che acquisisce partecipazioni dirette di minoranza nel capitale di rischio di aziende in
difficoltà economico-finanziaria, per fornire soluzioni alle crisi aziendali, attraverso nuovi processi di ristrutturazione, non sembrerebbe essere questa la leva più importante. Come sottolinea il presidente di Federalimentare, «la spinta a
rafforzare la propria
territorialità prevarrebbe anche sulle tutele offerte dal registro».
Sperlari tra le ultime ad aver ricevuto il marchio Fonte Pinterest
La storia di un marchio “paga”
Un po’ come a dire che finalmente, si è capito come la
storia, la
cultura e la
tradizione “paghino”. E non stiamo parlando solo di fatturato. Anzi. A maggior ragione oggi dove i consumatori, sempre più attenti e
consapevoli, si legano e rimangono fedeli a marchi che incarnano qualità a tutto tondo: dal rispetto dell’ambiente alla salvaguardia dei saperi e sapori del territorio.
Tutela del Made in Italy
«Siamo una filiera cooperativa tre volte italiana – commenta ancora Pier Paolo Rosetti – perché lavoriamo
prodotto italiano conferito dai nostri soci agricoltori italiani, abbiamo stabilimenti in Italia che danno lavoro a oltre 3mila persone e paghiamo le tasse nel nostro Paese. È quindi per noi un motivo di grande orgoglio veder riconosciuta e riaffermata la storicità e la longevità dei nostri marchi, vero e proprio patrimonio dell'eccellenza agroalimentare italiana».