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Green pass al ristorante, l'Italia si divide. Bisogna convincere gli indecisi del vaccino

Il modello francese annunciato dal presidente Macron ha già dato i primi risultati: oltre un milione di prenotazioni in meno di 24 ore. E il nostro Paese pensa di copiarlo. Ma non mancano gli ostacoli. Dal "no" della Fipe al "sì" di Filiera Italia, passando per il possibile intervento di Garante della privacy e Corte Costituzionale sarebbero 350mila i locali coinvolti

di Nicola Grolla
14 luglio 2021 | 12:29
Green pass al ristorante? Politica e attività economiche si dividono Green pass al ristorante, Italia divisa. Ma è la soluzione per convincere gli indecisi
Green pass al ristorante? Politica e attività economiche si dividono Green pass al ristorante, Italia divisa. Ma è la soluzione per convincere gli indecisi

Green pass al ristorante, l'Italia si divide. Bisogna convincere gli indecisi del vaccino

Il modello francese annunciato dal presidente Macron ha già dato i primi risultati: oltre un milione di prenotazioni in meno di 24 ore. E il nostro Paese pensa di copiarlo. Ma non mancano gli ostacoli. Dal "no" della Fipe al "sì" di Filiera Italia, passando per il possibile intervento di Garante della privacy e Corte Costituzionale sarebbero 350mila i locali coinvolti

di Nicola Grolla
14 luglio 2021 | 12:29
 

Il green pass al ristorante sul modello francese divide l’Italia. Non solo a livello politico, ma anche pratico. Da un lato, il Governo si riunirà la prossima settimana per discutere della proroga dello stato di emergenza in scadenza a fine luglio (ancora due mesi?) e del rilascio del green pass solo dopo la seconda dose (come richiesto dall’Europa) estendendone il raggio d’azione anche all’accesso ai servizi. Dall’altro lato, c’è chi dice no: Lega e Fratelli d’Italia fanno muro mentre la Fipe chiede che la modifica valga per tutte le attività economiche. Eppure, come dimostrato dal caso francese e come sostenuto fin da subito da Italia a Tavola, l’utilizzo della certificazione verde per entrare al bar, nei cinema e nei musei, ma pure sui mezzi del trasporto pubblico rappresenterebbe una garanzia per clienti e operatori oltre che una leva per spingere anche gli ultimi recalcitranti verso la vaccinazione (tanto che in Francia, subito dopo le parole del presidente Emmanuel Macron, sono state oltre un milione le prenotazioni per ricevere il vaccino).

Green pass al ristorante?Secondo Coldiretti sarebbero 350mila i locali coinvolti Green pass al ristorante, Italia divisa. Ma è la soluzione per convincere gli indecisi

Green pass al ristorante?Secondo Coldiretti sarebbero 350mila i locali coinvolti

 

L'apertura di Figliuolo che ha fatto scattare il dibattito

A far scattare il dibattito è stata l’apertura del generale Paolo Figliuolo al modello francese: «Per quello che mi riguarda, specie per convincere gli ultimi irriducibili, lo utilizzerei [il green pass, ndr] per l’accesso ai servizi», ha detto al Tg2 Post commentando quanto comunicato da Macron poche ore prima. «Macron in tv ha detto una cosa giustissima sul green pass obbligatorio per la vita sociale e i francesi hanno percepito il messaggio. Dobbiamo fare la stessa cosa anche in Italia. Il green pass deve diventare il nostro modus vivendi. Visto che siamo in estate, per esempio, possiamo usarlo per far ripartire le discoteche e far ballare i ragazzi in sicurezza anziché indurli a raggrupparsi sulla spiaggia senza alcun controllo», gli ha fatto eco il giorno dopo il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri sulle pagine de Il Giornale.

In Francia , a partire dal 21 luglio, solo i vaccinati o le persone testate negative o guarite dal Covid (quindi chi è in possesso del green pass) potranno entrare nei luoghi di cultura. E ad agosto questa richiesta verrà estesa anche a bar, ristoranti e mezzi di trasporto pubblico.

 

 

Oltre 350mila locali coinvolti in Italia, ma la Fipe non ci sta

In generale, come riporta un’analisi Coldiretti/Ixè, la decisione sull’estensione dell’utilizzo del green pass riguarda due italiani su tre (il 65%) che, soprattutto in vacanza, mangiano principalmente in ristoranti, pizzerie, pub o agriturismi. Circa 350mila i locali coinvolti per un totale di oltre sette milioni di posto a tavola a disposizione. Eppure, proprio dai pubblici esercizi è arrivato un deciso no all’utilizzo del green pass. Piuttosto, «va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata la campagna vaccinale. Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite», ha commentato Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio. Il rischio dell'introduzione del green pass per l'accesso a ristoranti e bar è che, al fine di raggiungere l'immunità di gregge, «si finisca per penalizzare sempre le solite categorie. I pubblici esercizi hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia, sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza e allontanare le migliaia di professionisti che stavano tornando pian piano ad avere fiducia e a mettere le loro competenze a disposizione dei locali. Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività , dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio», ha concluso Calugi.

Ancor più netta la posizione di Tni Italia: «Basta far ricadere di nuovo le incapacità del Governo sui ristoratori con misure che riteniamo incostituzionali. Chi dovrebbe controllare la certificazione verde dei nostri clienti? Il nostro personale? A quale titolo? E se il green pass fosse un falso, come ne girano tanti già sul mercato nero che si sta andando così ad alimentare, di chi è la responsabilità? Non ci stiamo a queste condizioni. Siamo contro le discriminazioni. Non ci possono essere cittadini di serie A e serie B e violare le libertà garantite dalla Costituzione», ha affermato Raffaele Madeo, portavoce dell'associazione nata a Firenze nel 2020 con l'obiettivo di tutelare le imprese della ristorazione. L'alternativa? «Continuiamo con il piano vaccinale, sensibilizziamo alla vaccinazione, fondamentale per mettere in sicurezza le persone più a rischio, ma al green pass rispondiamo "tamponi per tutti e gratuiti", rispettando la libertà di scelta e di movimento di tutti i cittadini», ha concluso Madeo. In caso contrario, pronta l'ennesima manifestazione di protesta con l'hashtag #nogreenpass.

Sulla stessa linea anche Alessia Brescia, portavoce dell'associazione Ristoratori Veneto: «Con l’iniziativa #iononcisto vogliamo difendere il diritto al lavoro della nostra categoria e ricordare che aprire con il green pass significa di fatto chiudere. L’obbligo del green pass per recarsi nei locali farebbe ricadere su di noi l’onere del controllo e oltre a sottoporre gli imprenditori al rischio di stop forzati avrebbe un effetto devastante sul lavoro stesso: nei Paesi dove regole simili sono state introdotte, ad esempio la Russia, i ristoranti sono vuoti, mentre in Francia i ristoratori si preparano a manifestare e in Germania quell’ipotesi non è passata». Un messaggio sintetizzato dallo slogan "Siamo ristoratori, non controllori" stampato sulla locandina diffusa fra i 1.500 soci.

La locandina fatta circolare fra i 1.500 soci di Ristoratori Veneto Green pass al ristorante, l'Italia si divide. Bisogna convincere gli indecisi del vaccino

La locandina fatta circolare fra i 1.500 soci di Ristoratori Veneto

 

Per la filiera agroalimentare sì al green pass per evitare ulteriori chiusure in autunno

Diverso l’approccio di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, che raggruppa i player della filiera agroalimentare nazionale: «Dobbiamo evitare di ricorrere a nuove restrizioni che decreterebbero la morte del settore innescando una crisi dei comparti primo fra tutti quello agroalimentare che nell'ultimo anno ha subito perdite fino al 40% per alcune filiere, formaggi, salumi e vino in primis. La vera partita della fiducia e la ripresa dei consumi si gioca a partire da oggi per arrivare al banco di prova di inizio autunno. gli strumenti per evitare aperture a singhiozzo esistono con la campagna vaccinale che sta dando i suoi frutti. Non si perda tempo ora perché il rischio è di innescare un processo a ritroso. Si penalizzi chi irresponsabilmente sceglie di non vaccinarsi, come in tutti i precedenti casi della storia una patologia ormai endemica si combatte solo con il vaccino».

 

 

 

Quando è richiesto il green pass

Attualmente, in Italia, il green pass è richiesto per gli spostamenti fra Regioni di colore diverso (sebbene in questo momento la Penisola sia tutta in bianco), per accedere alle Rsa e partecipare a eventi, fiere, congressi e banchetti di nozze. In discussione, poi, c'è la questione della ripresa delle discoteche: il green pass dovrebbe essere il lasciapassare per garantire accessi in sicurezza e, almeno nei locali all'aperto, la possibilità di non utilizzare la mascherina sia quando si balla che quando si sta comodamente seduti sui divanetti o si ordina al bar. A livello europeo, invece, il green pass è richiesto per gli spostamenti transfrontalieri e, di fatto, evita di essere sottoposti a quarantena preventiva all'arrivo nel Paese di destinazione.

 

 

Gelmini: «Nessun modello straniero, troveremo una via italiana»

A rassicurare, in parte, le categorie che sarebbero "colpite" dall'estensione del green pass è stata Maria Stella Gelmini, ministro agli Affari regionali: «In Italia abbiamo raggiunto un risultato molto importante, stiamo confermando le 500mila vaccinazioni ogni giorno, anzi le abbiamo tendenzialmente superate e questo è un fatto positivo. Però sicuramente la variante Delta ci preoccupa e quindi credo che si debba trovare una via italiana all’utilizzo ampio del green pass. Su questo non inseguiamo modelli stranieri ma certamente il Governo valuterà di estendere l’utilizzo del green pass ad altri servizi nella logica di incentivare le vaccinazioni».

 

I problemi da affrontare: privacy, variante delta e prime vaccinazioni in calo

Detto ciò, non mancherebbero comunque gli scogli da affrontare. Il primo si chiama Garante della privacy. Già intervenuto più volte nel processo di realizzazione del green pass nazionale, ora rischia di essere nuovamente chiamato in causa per verificare il corretto trattamento dei dati personali nel caso in cui fossero i titolari di bar e ristoranti (ma pure discoteche e banchetti) a dover verificare le informazioni contenute nel lasciapassare vaccinale. Insieme al Garante potrebbe essere chiamata in causa anche la Corte Costituzionale: «Se il trattamento sanitario obbligatorio viene applicato a tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico dove più persone si ritrovano contemporaneamente non sarebbe discriminatorio perché riguarderebbe intere categorie», ha affermato a Il Giornale l’ex giudice costituzionale Sabino Cassese.

Il secondo ostacolo è rappresentato dalla variante Delta che, sebbene sotto controllo, sta incidendo sulle strategie con cui si affronta la pandemia (e potrebbe presto portare a una modifica dei parametri) e rischia di riportare alcuni territori in zona gialla. Infine, c’è il tema delle vaccinazioni. Come riporta Il Sole 24 Ore, le prime dosi sono in calo: il 12 luglio le prime inoculazioni sono state 79mila (contro le 158mila dello stesso giorno della settimana precedente) su un totale di 551mila. Per quanto riguarda la prima dose, si tratta di numeri esigui che non si registrava da febbraio scorso. A oggi sono 24,3 milioni gli italiani completamente vaccinati, pari al 41% della popolazione totale e al 45,5% della platea vaccinabile dai 12 anni in su. Numeri che bloccano il progresso della campagna vaccinale che, come ha ricordato il ministro alla Salute, Roberto Speranza «abbiamo superato i 58 milioni di dosi» di vaccino anti-Covid, ma «siamo ancora dentro l'epidemia».


 

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