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L'Italia ha raggiunto l'autosufficienza alimentare grazie al boom dell'export nel 2021

Nei primi 6 mesi dell'anno, secondo Coldiretti, il valore delle esportazioni (24,8 miliardi di euro) ha superato quello delle importazioni (22,9 miliardi). Bene i prodotti tipici e quelli della Dieta Mediterranea

 
31 agosto 2021 | 10:56

L'Italia ha raggiunto l'autosufficienza alimentare grazie al boom dell'export nel 2021

Nei primi 6 mesi dell'anno, secondo Coldiretti, il valore delle esportazioni (24,8 miliardi di euro) ha superato quello delle importazioni (22,9 miliardi). Bene i prodotti tipici e quelli della Dieta Mediterranea

31 agosto 2021 | 10:56
 

Per la prima volta nella storia recente, l'Italia raggiunge l'autosufficienza alimentare. Grazie al sorpasso delle esportazioni sulle importazioni e sotto la spinta del cambiamento dei consumi e del commercio determinati dall'emergenza Covid, il nostro Paese ha raggiunto uno storico traguardo. A certificarlo è stato lo studio Coldiretti presentato in occasione di Cibus, la fiera internazionale sull'agroalimentare che si tiene a Parma dal 31 agosto al 3 settembre.

Nel primo semestre 2021 l'Italia ha raggiunto l'autosufficienza alimentare L'Italia ha raggiunto l'autosufficienza alimentare grazie al boom dell'export nel 2021

Nel primo semestre 2021 l'Italia ha raggiunto l'autosufficienza alimentare

 

Boom dell'export agroalimentare a 24,81 miliardi di euro (+12% rispetto al 2020)

Nel primo semestre 2021l'export agroalimentare Made in Italy ha raggiunto, secondo Coldiretti, un valore pari a 24,81 miliardi di euro, con un aumento del +12% rispetto all'anno precedente. Superate le importazioni che, nello stesso periodo, raggiungono un valore di 22,95 miliardi di euro. Per l'associazione dei coltivatori diretti si tratta di «un cambiamento senza precedenti realizzato sotto la spinta della “fame” di Made in Italy all’estero, nonostante le difficoltà determinate dalle chiusure della ristorazione in tutto il mondo, ma anche dalla scelta patriottica nei consumi degli italiani che hanno privilegiato la qualità dei prodotti nazionali anche per sostenere l’economia ed il lavoro del Paese».

Tra i principali clienti del Made in Italy a tavola nel primo semestre dell’anno ci sono gli Stati Uniti che si collocano al secondo posto ma registrano l’incremento maggiore della domanda con un balzo del 18,4%, trend positivo anche in Germania che si classifica al primo posto tra i Paesi importatori di italian food con un incremento del 6,8%, praticamente lo stesso della Francia (+6,7%) che si colloca al terzo posto mentre al quarto la Gran Bretagna dove a causa della Brexit, con l’appesantimento dei carichi amministrativi, l’export alimentare crolla invece del’4,6%. Fra gli altri mercati si segnala la crescita del 16,5% in quello russo e un vero e proprio balzo in avanti di quello cinese con +57,7%.

Andando più nello specifico, a giugno l'aumento è stato pari al +23,1%, con una proiezione in valore su base annuale stimata in 50 miliardi nel 2021. «L’Italia può ripartire dai suoi punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte alla crisi con un ruolo di traino per l’occupazione e l’intera economia», ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. «Con l’emergenza Covid - ha proseguito Prandini - il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia per un valore pari al 25% del Pil con 538 miliardi di euro lungo l’intera filiera agroalimentare allargata dal campo alla tavola e ben 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio». 

 

I consumatori nostrani comprano sempre più italiano

Risaltano le performance dei prodotti che riportano in etichetta un legame con il Belpaese: dal riferimento al tricolore alle indicazioni geografiche (Dop, Docg, Doc, Igp e Igt) gli acquisti di prodotti Made in Italy da parte degli italiani sono cresciuti del +7,6% per un valore di 8,4 miliardi di euro (secondo l'Osservatorio Nielsen Immagino).

In particolare, circa 30 milioni di italiani hanno fatto la spesa dal contadino almeno una volta al mese contribuendo alle performance record del del biologico che ha toccato i 3,3 miliardi di euro di consumi nel 2020. Un trend che valorizza l’impegno degli imprenditori in Italia che può contare sull’agricoltura più green d’Europa con la leadershio Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.266 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Una ricchezza da salvare che non ha solo un valore economico ma anche storico, culturale ed ambientale.

All'estero, invece, le vendite dei prodotti italiani sono state sostenute soprattutto dal paniere della Dieta Mediterranea: vino, frutta e verdura (sia fresca che trasformata). Non mancano casi particolari, come il caviale con esportazioni triplicate nell'ultimo anno a +187%.

 

Potenziare la produzione per colmare i deficit e proteggersi dalle speculazioni internazionali

Ma non sono tutte rose e fiori. A livello produttivo, rimane da colmare il deficit su carne, latte, cereali. Per questo, la Coldiretti chiede un potenziamento della produzione interna in particolare per frumento duro e frumento tenero - essenziali per la produzione di pasta - in deficit, rispettivamente, del 64 e del 40% (a cui si è porso rimedio con massicce importazioni dal Canada). Ma anche per il mais, fondamentale per l'alimentazione degli animali e, di conseguenza, per le grandi produzioni di prodotti lattiero-caseari e di salumi. «In Italia - ha sottolineato la Coldiretti nel proprio report - si munge nelle stalle nazionali il 75% del latte consumato e si produce il 55% del fabbisogno di carne con l’eccezione positiva per la carne di pollo e per le uova per le quali il Paese ha raggiunto l’autosufficienza e non ha bisogno delle importazioni dall’estero».

Da ricordare che l’Italia è il primo produttore europeo di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne. 

Lo stimolo alla produzione interna, inoltre, risponde anche alla necessità di salvaguardare il settore primario dalla corsa agli accaparramenti, con fenomeni speculativi, delle materie prime alimentari in corso sul mercato globale a seguito degli effetti della pandemia. Una situazione che ha fatto salire i prezzi dei prodotti alimentari a livello mondiale ai massimi da quasi sette anni trainati dalle quotazioni dei cereali. I timori sugli approvvigionamenti di cibo hanno convinto la stessa Unione Europea a lanciare una consultazione pubblica fra operatori, autorità e cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l’autosufficienza in diversi settori chiave. La volatilità dei prezzi infatti non solo penalizza i produttori agricoli, ma mette in difficoltà anche l'industria di trasformazione con l'andamento altalenante delle quotazioni che favorisce anche i fenomeni speculativi a danno dei consumatori e dei produttori.

 

 

Ettore Prandini: «Pnrr opportunità da non lasciarsi sfuggire»

A sostenere il progetto, «le opportunità offerte dal Pnrr con la digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua e produrre energia pulita, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori produttivi deficitari previsti nei progetti strategici elaborati dalla Coldiretti insieme a Filiera Italia per la crescita sostenibile a beneficio del sistema Paese», ha spiegato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. A beneficiare di tutto ciò sarebbe, in primis, l'enogastronomia italiana. Ma per un pieno sviluppo del potenziale, «serve però agire anche sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo», ha aggiunto Prandini. Ogni anno, infatti, la debolezza logistica pesa per circa 13 miliardi di euro all'anno in più per la movimentazione delle merci.

 

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