Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
domenica 24 novembre 2024  | aggiornato alle 16:58 | 109190 articoli pubblicati

Siad
Siad

Green pass, primi test: ristoranti preparati, clienti un po' meno

Il 6 agosto è entrato in vigore l'obbligo di esibire il certificato verde per sedersi al tavolo di un ristorante al chiuso. Come è andata? Lo abbiamo chiesto ad alcuni ristoratori in tutta Italia. Il problema vera restano i controlli che sottraggono tempo al servizio e rischiano di mettere a disagio chi il vaccino non se l'è ancora fatto. Ma per tutti salute e sicurezza vengono prima

di Nicola Grolla
06 agosto 2021 | 17:30
Ristoranti e green pass, ecco come è andato il primo giorno Primo giorno di green pass: ristoranti preparati, clienti un po' meno
Ristoranti e green pass, ecco come è andato il primo giorno Primo giorno di green pass: ristoranti preparati, clienti un po' meno

Green pass, primi test: ristoranti preparati, clienti un po' meno

Il 6 agosto è entrato in vigore l'obbligo di esibire il certificato verde per sedersi al tavolo di un ristorante al chiuso. Come è andata? Lo abbiamo chiesto ad alcuni ristoratori in tutta Italia. Il problema vera restano i controlli che sottraggono tempo al servizio e rischiano di mettere a disagio chi il vaccino non se l'è ancora fatto. Ma per tutti salute e sicurezza vengono prima

di Nicola Grolla
06 agosto 2021 | 17:30
 

Venerdì è stato il primo giorno di green pass per i ristoranti italiani che dal 6 agosto devono richiedere ai clienti di esibire la certificazione verde per accomodarsi in sala al chiuso. Bilancio? Operatori preparati, clienti un po' meno. Dopo settimane di discussione, la misura che permette di tenere aperti i locali pubblici mentre continua il monitoraggio della pandemia è finalmente entrata in vigore. Una soddisfazione per chi, come Italia a Tavola, ha sempre sostenuto la necessità di mettere in sicurezza i luoghi del consumo fuoricasa senza doverli quindi chiudere per decreto al primo balzo in avanti dei contagi. Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Un viaggio lungo la Penisola per fare un primo bilancio.

 

Roma-Milano: ristoratori preparati, turisti anche ... ma gli italiani?

Partiamo dalla Capitale. Raggiunto al telefono, il Crab ristorante di pesce, di fronte al Colosseo, risponde in modo sbrigativo. I primi clienti sono già in sala: «Per quanrto riguarda gli italiani, direi che sono tutti abbastanza informati. Ma per sicurezza abbiamo messo dei cartelli in cui informiamo la clientela che l'accoglienza negli spazi interni del locale è consentita solo ai possessori del green pass. Per gli stranieri dipende: ora ho appena ricevuto due turisti newyorkesi e loro il green pass. Che siano dei professionisti del settore?», afferma la voce dall'altra parte della cornetta. Poco tempo per approfondire. I clienti chiamano, vogliono ordinare. Passiamo quindi al ristorante-pizzeria-bar La Base: «Oggi il lavoro è sceso proprio in concomitanza con l'entrata in vigore dell'obbligo del green pass. Il motivo? In molti non ce l'hanno perché o non sono ancora vaccinati oppure non vogliono vaccinarsi. E nessuno spende per farsi un tampone solo per andare a un pranzo o a una cena», racconta Dario il titolare. Per effettuare la verifica dei QR Code si è munito dell'app Verifica C19 «ma appena ho provato a utilizzarla qualcuno ha preferito cambiare locale». Insomma, green pass croce e delizia: «Ottimo dal punto di vista della salute, ma non tanto per il lavoro. Se consideriamo poi che noi operatori della ristorazione non siamo tenuti ad averlo allora la cosa si trasforma in una piccola farsa. Per fortuna per adesso nessuna polemica da parte dei clienti», conclude il titolare.

 

Nell'efficientissima Milano, invece, c'è ancora un po' di attendismo. Si studia la situazione. «Scaricherò l'applicazione di verifica questo pomeriggio e proverò a utilizzarla questa sera per i clienti che verranno a cena. Al momento stiamo utilizzando e favorendo gli spazi all'esterno», afferma Donatella Izzo del ristorante Nero 9. Con la settimana di ferragosto ormai alle porte, in molti hanno lasciato o stanno lasciando la città. Restano i turisti: «Gli stranieri per giungere in Italia devono rispettare tutta una serie di requisiti che, di fatto, li pone già in regola con le nuove disposizioni per accedere al ristorante. Per il mese di agosto, quindi, potremmo essere anche avvantaggiati. Di solito infatti chiudavamo ma abbiamo deciso di rimanere aperti. Vedremo come risponde la clientela. Di sicuro è che rispetto al periodo pre-Covid dobbiamo recuperare un calo del 30% facendo a meno di 15 posti a sedere all'interno», conclude Izzo.

 

 

Giovanni Favia: «Non siamo pubblici ufficiali, invece di controllare dovremmo fare soffritti e tagliatelle»

Spostandosi a Bologna, raggiugiamo Giovanni Favia, titolare del Vamolà con un passato politico alle spalle: «Per me la richiesta del green pass ai clienti è una vera e propria intromissione nella vita privata delle persone. Qui viene ogni tipo di persona: dalle famiglie ai fidanzatini, passando per la coppia di amanti e chi vuole farsi i fatti propri davanti a un buon piatto. Chi sono io per chiedergli un documento? E se me lo mostra falso? Oppure quello di un'altra persona? No, noi non siamo pubblici ufficiali. Per non parlare poi di tutta la burocrazia per delegare i dipendenti a utilizzare l'app di verifica. Tempo perso che invece avremmo dovuto dedicare a soffritto e tagliatelle». Eppure la norma è passata e non si può tornare indietro: «Chi crede che il green pass serva a scongiurare un nuovo lockdown secondo me si sbaglia. Per farlo la soluzione è una sola: vaccinare tutti. E, quindi, rendere la vaccinazione obbligatoria. Invece siamo di fronte all'ennesimo pasticcio all'italiana», afferma Favia. Il Vamolà conta 100 posti all'interno e 50 all'esterno. Nel caso di pioggia, che si fa? «Quando una persona si bagna la metto al riparo. Stop. Non sto lì a controllare. Se dovessi farlo, allora che il Governo inserisca nel decreto anche questa fattispecie», conclude Favia.

 

 

A Ischia e nel Salento, le località di villeggiatura più avanti per accogliere i turisti

Più rilassata e preparata la reazione nelle località di villeggiatura. A Ischia, Vicenzo Ferrandino, titolare del  ristorante Cap' e' Fierr è subito preciso e parte a elencare tutte le funzionalità dell'app Verifica C19. Ma qui, forse, nemmeno ce ne sarebbe bisogno visto il livello di attenzione dimostrato verso i protocolli: «Abbiamo la fortuna di poter ospitare i nostri ospiti all'interno di una struttura completamente arieggiata: le finestre si aprono a pacchetto così come il soffitto. Una situazione ideale per creare un naturale ricambio d'aria. Ma in ogni caso i controlli li facciamo subito all'ingresso. Annotiamo tutto e archiviamo le informazioni di contatto per tutta la stagione; che non si sa mai». Troppa solerzia? «Meglio non rischiare e offrire una serata di tranquillità ai nostri ospiti. Già prima venivano qui da noi per l'atmosfera rilassata e appartata, con tavoli che abitualmente erano disposti già a un metro e mezzo di distanza l'uno dall'altro. Ora questo ci aiuta anche per una questione sanitaria, quindi ben venga». Nel caso dovesse piovere, il locale conta solo 25 coperti all'interno. Come fare in caso di gruppi o famiglie? «Preferiamo sempre "spezzare" i grandi gruppi su più tavoli, anche per una questione di comfort. Continueremo a fare così», conclude Ferrandino.

Gioca e Parti

 

A Torre Vado, nei pressi di Santa Maria di Leuca, l'hotel La Collinetta e il ristorante La Scalella fanno tutt'uno. A guidarli, il titolare Fernando Strambagio che veste i panni del ristoratore e dell'albergatore ("specie" pregiata dal momento che i clienti degli alberghi che soggiornano in struttura non sono obbligati a esibire il green pass per accedere ai servizi di ristorazione compresi nell'offerta di soggiorno). «Avere due anime ci ha creato qualche disguido. Abbiamo ricevuto diverse telefonate per avere informazioni sulla fruibilità della ristorazione da parte di chi aveva prenotato una stanza. I più preoccupati erano sicuramente i genitori con figli che avevano optato per la pensione completa o mezza pensione», spiega Strambagio. Qualche disdetta? «Sì, anche se la preoccupazione maggiore è quella di recuperare la caparra così da avere tempo e denaro per riprenotare la vacanza», rivela il titolare. Ma la struttura è pronta alle nuove regole? «Abbiamo scaricato l'app di verifica, dobbiamo ancora utilizzarla ma speriamo di non trovare qualche testa calda. Il rischio è che con queste nuove disposizioni gli hotel diventino l'unico riparo per i no-vax. E allora voglio proprio vederli i controlli dei finanzieri fra i tavoli del ristorante. Cosa succedera?».


 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


La Neff Coda Nera
Forst
Col Vetoraz
Consorzio Asti DOCG

La Neff Coda Nera
Forst
Col Vetoraz

Consorzio Asti DOCG
FATO