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Caro bollette, no al lockdown serale: “La crisi non possono pagarla sempre bar, ristoranti e discoteche”

Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini è contrario all’ipotesi ventilata in questi giorni di chiudere in anticipo i locali pubblici per razionare l’energia in vista dell’autunno

 
29 agosto 2022 | 16:57

Caro bollette, no al lockdown serale: “La crisi non possono pagarla sempre bar, ristoranti e discoteche”

Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini è contrario all’ipotesi ventilata in questi giorni di chiudere in anticipo i locali pubblici per razionare l’energia in vista dell’autunno

29 agosto 2022 | 16:57
 

La proposta di combattere il caro bollette riducendo le emissioni energetiche chiudendo in anticipo bar, ristoranti, negozi e discoteche, è stata subito bocciata dai diretti interessati. «No al lockdown serale, sarebbe un provvedimento deleterio. Non possono essere sempre le nostre attività a sobbarcarsi i costi della crisi. Altrimenti lo Stato trovi i soldi per liquidarci e farci cambiare definitivamente mestiere», ha commentato Gianni Indino, presidente di Confcommercio della Provincia di Rimini e presidente regionale del Silb, l'associazione che raggruppa le discoteche d'Italia.

Gianni Indino Caro bollette, no al lockdown serale: “La crisi non possono pagarla sempre bar, ristoranti e discoteche”

Gianni Indino

Caro energia, levata di scudi contro la possibilità di un lockdown serale per bar, ristoranti e discoteche 

«La notizia da più parti ventilata che per ridurre i consumi energetici si voglia arrivare ad un razionamento dell’energia elettrica nelle abitazioni, nei luoghi pubblici e nelle attività economiche aperte al pubblico ci lascia con il fiato sospeso in vista dei prossimi mesi. Certo, se ci sarà bisogno di fare sacrifici li faremo tutti assieme. Ma non potranno ancora una volta essere colpite le stesse attività che hanno pagato caro il prezzo della pandemia e che stanno faticosamente cercando di rialzarsi». Parole usate dal presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino, contro la possibilità, ventilata in questi giorni, di istituire in autunno un lockdown serale per bar, ristoranti e discoteche per ridurre i consumi energetici.

Per il presidente di Confcommercio Rimini  «La riduzione d’orario per le attività commerciali e un lockdown serale alle 23 per i locali sarebbe una misura deleteria per l’economia, soprattutto per un’area come la nostra che ha nel turismo la sua base portante. Abbiamo fatto tanto per destagionalizzare la nostra offerta turistica e ora che il nostro territorio ha appeal tutto l’anno il rischio è di vedere vanificati tutti gli sforzi per un coprifuoco energetico che fa paura anche solo al pensiero. Cinema, discoteche, pub, bar serali, ristoranti, night club e tutte le altre attività notturne sono già state oltremodo colpite dal lockdown sanitario in tutte le sue fasi, da quelle lunghissime di chiusura totale fino a quelle di chiusura parziale alle 18. Non è possibile che ancora si pensi a penalizzare le categorie economiche legate al turismo considerandole non essenziali anziché facenti parte di un settore strategico».

 

 

Coprifuoco per hotel, bar e ristoranti contro il caro energia? «Visione miope»

Il nuovo coprifuoco per hotel, bar e ristoranti per Indino «significherebbe perseverare in una visione miope dell’economia del nostro Paese, che il nostro territorio pagherebbe a carissimo prezzo - ha ripreso - Si innescherebbero inoltre pesanti conseguenze, come quella sul piano occupazionale con il rischio di dover lasciare a casa migliaia e migliaia di lavoratori e quella sul piano della sicurezza delle nostre città al venir meno delle attività aperte e delle loro vetrine, da sempre presidio di sicurezza. Come presidente regionale del Silb, il sindacato delle discoteche, sono poi oltremodo preoccupato perché il prezzo pagato dai nostri locali alla pandemia è ancora più alto che negli altri settori colpiti e oggi qualcuno pensa di nuovo a noi come possibile comparto da penalizzare? Questa volta almeno lo si dica a chiare lettere e lo Stato trovi i soldi per liquidarci una volta per tutte, rilevare le nostre aziende e farci cambiare mestiere. Non vorremmo davvero essere ancora gli unici a doverci sobbarcare in maniera totale i costi delle crisi. Noi non ci stiamo e abbiamo aperto le consultazioni con la base delle categorie economiche interessate per prepararci ad eventuali proteste e contromisure, nell’eventualità che le scelte politiche dovessero andare in questa direzione».

 

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