Cresce la preoccupazione tra i ristoratori italiani negli Usa per l'entrata in vigore dei nuovi dazi su prodotti importati dall'Europa. Se le tariffe doganali dovessero aumentare, il costo delle materie prime salirebbe alle stelle, mettendo in difficoltà chi punta sulla qualità e sull'autenticità della cucina italiana. Tra i più preoccupati c'è Roberto Caporuscio, noto pizzaiolo di riferimento a New York e proprietario di "Kesté Pizza & Vino": «L'80% delle nostre materie prime proviene dall'Italia. Se i dazi entreranno in vigore, i costi di produzione saliranno e a pagarne il prezzo saranno i consumatori». Un grido di allarme, il suo, che si accoda a quello lanciato dall'Uiv (Unione italiana vini), che nelle scorse ore ha incontrato il ministro Tajani, e a quello di Mineracqua, la Federazione italiana delle industrie delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente.
Dazi Usa, Caporuscio: «Non comprometteremo la qualità delle pizze»
Caporuscio, che ha ottenuto i Due Spicchi del Gambero Rosso per la qualità della sua pizza napoletana, da anni lavora per diffondere la vera tradizione italiana negli States. E lo fa non solo con il suo locale, ma anche attraverso la formazione di nuovi pizzaioli e il coinvolgimento della sua famiglia. Ad esempio, sua sorella Graziella ha portato a New York il maritozzo romano e sta ora promuovendo altri dolci tradizionali italiani, come la Polacca Casertana, anche attraverso l'e-commerce. La figlia Giorgia, invece, si è affermata tra le migliori pizzaiole del mondo, ottenendo nel 2024 il riconoscimento "Guide to the best pizzerias in the world".

Al centro, con la targa del Gambero Rosso, Roberto Caporuscio
Nonostante il successo, per Caporuscio l'incertezza creata dai dazi ora può compromettere l'intero comparto: «Il nostro impegno è chiaro: non comprometteremo la qualità delle nostre pizze. Cercheremo di ottimizzare la gestione operativa per contenere i costi senza alterare l'eccellenza dei nostri prodotti e continueremo a investire in ingredienti italiani di qualità. Non sostituiremo le materie prime con alternative locali, ma adotteremo strategie per garantire ai nostri clienti la stessa esperienza autentica a cui sono abituati».
Dazi Usa, l'Uiv incontra il ministro Tajani
Intanto, anche il mondo del vino cerca di correre ai ripari. I vertici dell'Uiv (Unione italiana vini), Lamberto Frescobaldi e Paolo Castelletti, hanno infatti incontrato il ministro degli Esteri Antonio Tajani per chiedere l'esclusione dei vini e degli alcolici dalla disputa commerciale tra Europa e Stati Uniti. La questione nasce dai dazi su acciaio e alluminio, ma il rischio è che a pagarne il prezzo siano settori del tutto estranei. «Colpire il settore vinicolo significherebbe infliggere un danno enorme non solo all'Italia, ma a tutta l'Europa, con un export di otto miliardi di euro l'anno a fronte di un'importazione dagli Usa di appena 1,35 miliardi» ha spiegato Frescobaldi.

Paolo Castelletti, segretario generale Uiv, Antonio Tajani, ministro degli Esteri, e Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv
Sottolineiamo, poi, che negli ultimi giorni gli importatori americani hanno sospeso gli ordini dall'Europa, bloccando il mercato e mettendo in difficoltà intere filiere produttive. Per questo motivo, l'Uiv ha chiesto un intervento immediato da parte delle istituzioni europee per scongiurare una guerra commerciale dagli effetti potenzialmente devastanti. Nei prossimi giorni, il ministro Tajani porterà la questione a Bruxelles, nella speranza di trovare un compromesso che eviti conseguenze pesanti per settori chiave dell'economia italiana ed europea.
C'è anche l'acqua nel mirino dei dazi di Trump
Anche il mercato delle acque minerali italiane rischia di subire un duro colpo: gli Stati Uniti sono infatti il principale mercato di sbocco, con un export che ha raggiunto i 476,7 milioni di euro e una crescita del 28,5% rispetto all'anno precedente. A denunciarlo è Mineracqua, la Federazione italiana delle industrie delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente, che sottolinea come i nuovi dazi di Trump possano «frenare questa espansione, mettendo in difficoltà un comparto che è diventato trainante per l'intero settore food&beverage italiano».

Meloni: «Non rispondiamo agli Usa con altri dazi»
Sulla questione, poi, ricordiamo, nelle scorse ore è intervenuta in prima persona la premier Giorgia Meloni, che, in un dibattito al Senato, ha sottolineato la necessità di trovare un punto d'incontro: «Il quadro è complesso, ma sono convinta che si debba continuare a lavorare per trovare un terreno d'intesa e scongiurare una guerra commerciale che non avvantaggia nessuno, né Usa né Europa. Non è saggio cadere nella tentazione delle rappresaglie che diventano un circolo vizioso dove tutti perdono».

La premier italiana, Giorgia Meloni
«Se è vero che i dazi possono favorire la produzione interna, possono tradursi in un'inflazione indotta e nell'innalzamento tassi dalla Bce. Non sono certa che sia un buon affare rispondere ai dazi con altri dazi - ha detto Giorgia Meloni. Per questo penso che le energie dell'Italia debbano essere spese in soluzione di buon senso in una logica di reciproco rispetto e convenienza economica». Insomma, tutto il settore agroalimentare resta con il fiato sospeso, in attesa di capire quale direzione prenderà la trattativa nel prossimo Consiglio europeo, in programma il 20 e il 21 marzo.