Affitti brevi: Bergamo vuole decidere come Venezia. Ma la Santanchè stoppa Gori

In una giornata che ha visto il sindaco di Bergamo e il ministro del Turismo scontrarsi sul tema degli affitti brevi, anche Federalberghi è intervenuta sulla questione: «Nello stesso mercato devono valere le stesse regole» ha detto Giuseppe Roscioli, vicepresidente vicario di Federalberghi, durante la tavola rotonda che ha visto protagonisti albergatori, Airbnb e le piattaforme di categoria

24 gennaio 2024 | 10:58

Nonostante la nuova legge per limitare la diffusione degli affitti brevi (tema al centro di una tavola rotonda di Federalberghi a Roma), nelle località a forte vocazione turistica sembra che la situazione non stia migliorando. È il caso di Bergamo dove, come per Brescia, l'anno della Capitale italiana della cultura ha lasciato dietro di sé una crescita abnorme e sregolata di case vacanze date in affitto. A punto che il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha parlato di un «aumento del 42% degli alloggi in affitto tramite Airbnb». Situazione che ha messo in crisi il mercato degli affitti per i residenti. E ciò vale in particolare nei centri storici perché c'è una maggiore convenienza economica per i proprietari  di rivolgersi al mercato dei turisti. Che fare quindi? La soluzione di Gori, subito bocciata però alla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, è quella di poter regolamentare a livello comunale il settore degli affitti, così come il parlamento ha deliberato per Venezia. Un “Modello Venezia” che per altro era stato già richiesto anche dai sindaci di Milano, Beppe Sala, e di Firenze, Dario Nardella.

Santanchè risponde a Gori: «Il sindaco è rimasto un po' indietro...»

Se per Gori serve dunque subito «una legge» (anche per non disperdere l'esperienza di Capitale della Cultura che che ha portato alla crescita del turismo: +40%, con 11,6 milioni di visitatori complessivi a Bergamo e Brescia), questa soluzione è stata perà bocciata senza mezzi ternini da Daniela Santanchè, che in un intervento a Radio 24 ha dichiarato: «Credo che il sindaco di Bergamo sia rimasto un po' indietro, non avrà avuto tempo di leggere quello che abbiamo fatto sugli affitti brevi».

«Non è solo una questione fiscale di cedolare secca - ha proseguito il ministro - ma rientra in una più ampia cornice di regolamentazione che prevede un Codice identificativo nazionale, in assenza del quale non ci si può registrare nelle piattaforme. Inoltre, dal secondo appartamento in poi è prevista l'applicazione delle regole per le imprese, perché non si tratterebbe più di introiti a integrazione del proprio reddito. A me sembra, insomma, che dopo dieci anni in cui nessun governo si è fatto carico di una tematica complessa come questa siamo riusciti a produrre delle regole che portano un po' di ordine in questo far west. Poi sicuramente si può fare di più, ma dobbiamo tenere insieme la proprietà privata, che per noi è sacra, con la concorrenza sleale e anche la sicurezza e l'immagine dell'Italia». 

Affitti brevi: per Gori il Ministro Santanchè non comprende che così i centri storici restano senza residenti

Una dichiarazione a cui il Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha però subito ribattuto: «il ministro Santanché ha mostrato di non aver ancora compreso quale sia il problema determinato dal proliferare degli affitti turistici nei centri storici delle città italiane. Le misure adottate dal governo, dall’obbligo del codice identificativo alla classificazione delle attività di impresa, possono contribuire a ridurre l’abusivismo e ad evitare fenomeni elusivi, ma non frenano l’avanzata delle locazioni turistiche a scapito di quelle residenziali. I sindaci delle città a forte vocazione turistica non chiedono altro che quello che il Parlamento ha concesso a Venezia nel luglio 2022: la possibilità di adottare un regolamento comunale che ponga un tetto alla trasformazione d’uso degli appartamenti nei centri storici, ad evitare che la residenza ne sia progressivamente espulsa (curioso, a tale riguardo, che il richiamo alla necessità che il Paese sia “uno”, e che non possano esservi regole diverse, venga dal ministro il giorno dopo che la sua parte politica ha approvato la legge sull’Autonomia differenziata).

La possibilità di introdurre un limite alla proliferazione delle “case vacanze” in una determinata area della città non impedisce del resto che queste possano sorgere in altri quartieri, rivitalizzando aree meno centrali attraverso l’insediamento di servizi e attività commerciali collegate turismo. Quella dei sindaci non è affatto una crociata contro Airbnb, ma una richiesta – coerente con quanto accade in molti Paesi europei – volta ad evitare lo snaturamento dei centri storici e l’espulsione dei residenti dai luoghi più belli delle nostre città. Le regole introdotte dal ministro Santanché non danno alcuna risposta in tal senso e lasciano completamente irrisolti i problemi che gli amministratori di Firenze, Bologna, Roma, Bergamo e tante altre città si trovano ad affrontare».

Affitti brevi, per Federalberghi nello stesso mercato devono valere le stesse regole

La questione non può peraltro ritenersi esaurita nel duro confronto Gori-Santanchè, tanto che è stata nella stessa giornata al centro della tavola rotonda organizzata da Federalberghi a Roma, dove albergatori, Airbnb e le piattaforme di categoria hanno avuto un incontro face-to-face ufficiale per la prima volta nella storia. Netta la posizione di Federalberghi, che non si è detta particolarmente soddisfatta per la recente legge varata dal ministro del Turismo, e che ha rivelato come servano ulteriori norme per regolamentare un comparto sempre più inflazionato. «Nello stesso mercato devono valere le stesse regole. Vogliamo smorzare le animosita - ha detto il vicepresidente vicario di Federalberghi, Giuseppe Roscioli - ma non vogliamo disparità di trattamento anche se gli affitti brevi sono prodotti diversi ma simili. Le nuove norme non sono quelle che volevamo ma intanto il processo è partito». Per Roscioli, infatti, gli affitti brevi «cresceranno ancora e quindi serve trasparenza».

Il dibattito ha consentito di mettere appunti varie criticità di un fenomeno in espansione e non solo italiano e che per questo, a detta degli intervenuti, va regolato con trasparenza e uniformità. Per Gianluca Caramanna, consigliere per i rapporti istituzionali del ministro del Turismo, è il momento per farlo. «Soprattutto bisogna controllare che tutti siano in grado di assicurare agli ospiti igiene e sicurezza, pur con la grande difficoltà di effettuare i controlli entrando negli appartamenti perché non si ha l'autorizzazione a farlo. Stessi controlli difficili sul pagamento della tassa di soggiorno e dell'obbligo di iscrizione ad un codice identificativo. Cerchiamo anche di identificare gli ospiti come avviene negli alberghi».

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Alberto Lupini


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