Il caro energia mette i lucchetti alle terme. Ma da Merano spunta un "piano B"

C'è chi investe per aumentare l'efficienza energetica e per risparmiare, chi pensa di ridurre gli orari di apertura e chi chiede provvedimenti immediati al Governo. Ne abbiamo parlato con Federterme, Terme di Merano (Bz), Terme di Boario (Bs), Terme di Salsomaggiore (Pr), Terme di Premia (Vco), Villa dei Cedri (Vr) e Terme di Castel San Pietro Terme (Bo)

16 settembre 2022 | 11:51
di Silvia Balduzzi

Terme in affanno, a causa del caro energia, che alzano la voce per attirare l'attenzione anche sulle proprie problematiche, anche perchè il rischio di dover intervenire sui costi con soluzioni drastiche è reale. I costi, dicono alcuni, si sono quintuplicati e il caro bollette, come sottolinea Federterme, potrebbe portare al default numerose aziende. Gli operatori delle terme si sentono soli e con le spalle al muro e chiedono urgenti interventi sia a livello nazionale sia europeo. 

C'è, infatti, chi resta in attesa di interventi dal Governo, chi pensa di ridurre gli orari, ma anche chi ha scelto di investire per aumentare l'efficienza energetica e per risparmiare e ha pronto un piano B nel caso in cui l'energia sia razionata in inverno o le consegne siano limitate, come nel caso delle Terme di Merano. 

Una guerra quotidiana 

Il caro energia, come sottolineiamo ormai quotidianamente, si abbatte in modo trasversale sui bar, alberghi e ristoranti, alle prese con una guerra quotidiana per far fronte ai costi triplicati di energia e gas. Le criticità non mancano nemmeno per le strutture con Spa, che hanno dichiarato in alcuni casi di temere di dover chiudere e di aspettare in modo rapido degli interventi a livello nazionale ed europeo. 

Negli ultimi giorni non sono mancati i presidi e le manifestazioni, in cui le parti sociali sono scese in piazza per chiedere aiuti concreti, reali e immediati.

L'ultimo a lanciare l'allarme, ospite di Porta a Porta, è stato Aldo Maria Cursano, vice presidente di Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) che ha rilasciato una dichiarazione forte e forse provocatoria, dicendo: «Conviene offrire i caffè e far pagare l'aria condizionata». E ha continuato durante l'intervista con Bruno Vespa dicendo: «Il governo deve trovare una formula per tutelarci. Creiamo una prospettiva e salviamo questo mercato produttivo e distributivo. Qui è a rischio. Se un domani superiamo la crisi, non ci saranno più le imprese». 

Qual è la situazione per le terme?

Il problema, quindi, è reale e preoccupante anche per le terme, che hanno richiesto a gran voce interventi urgenti, dicendosi realmente preoccupati per l'andamento della stagione e la loro capacità di far fronte ai rincari. Sui quotidiani, infatti, nei giorni scorsi sono stati lanciati diversi appeli, tra cui quello dei centri termali dell'Emilia-Romagna che, attraverso la voce del consorzio che riunisce gli impianti regionali, hanno denunciato un quintuplicamento delle bollette e hanno dichiarato al Tg Regionale Rai che: «Il rischio è quello di dover ridurre gli orari di apertura. Servono provvedimenti immediati per ridurre questi costi». 

Anche secondo quanto pubblicato da Il Gazzettino, che ha raccolto la voce degli hotel di Abano e Montegrotto Terme che, attraverso la voce di Emanuele Boaretto, presidente Federalberghi, ha lamentato: «A queste condizioni, con queste modalità e su queste cifre, non è possibile continuare a fare impresa. Non si riesce a ricavare quei margini che tanto ci sarebbero utile nei periodi in cui il mercato torna a sorriderci. Chiediamo un intervento delle istituzioni per rimanere a galla, in un momento in cui non riusciamo a pagare le utenze e stiamo bloccando gli addebiti automatici. È una situazione senza senso, nella quale ci sentiamo assolutamente soli e a cui da soli non riusciamo a trovare una soluzione».

La nostra inchiesta sulle terme

Abbiamo scelto, quindi, di approfondire anche noi questa tematica e abbiamo incontrato Massimo Caputi, presidente Federterme Confindustria, Gabriele Romeggio, direttore di Terme di Premia (Vco), Adelheid Stifter, direttrice delle Terme Merano (Bz) e Stefano Iseppi, amministratore delegato delle Terme di Castel San Pietro (Bo) e abbiamo parlato con la direzione delle Terme di Boario (Bs), con i servizi tecnici delle Terme di Salsomaggiore (Pr) e con la direzione di Villa dei Cedri di Colà di Lazise (Vr).

 

Il caro bollette potrebbe portare al default numerose aziende

Il primo a intervenire è Massimo Caputi, presidente di Federterme Confindustria che ha dichiarato: «Con il prezzo del gas a oltre 300 euro al megawattora significa avere un incremento di oltre sei volte del costo dell’energia rispetto a un anno fa. Il settore – 320 aziende e circa 65 mila addetti – si stava rialzando da due anni di pandemia. Il caro bollette potrebbe portare al default numerose aziende. Per mettere in sicurezza il sistema termale e turistico il Governo dovrebbe varare interventi il più presto possibile quali, ad esempio, il riconoscimento di forme di ristoro adeguate per salvaguardare le aziende e i livelli occupazionali. È fondamentale che sia dia maggiore dignità agli investimenti per il settore».

Una situazione già presa in considerazione 17 anni fa

Al dibattito si aggiunge la voce di Adelheid Stifter direttrice delle Terme Merano che ha sottolineato: «Le Terme Merano sono naturalmente un'azienda ad alto consumo energetico. Tuttavia, questa situazione era già stata presa in considerazione 17 anni fa, quando è stata costruita Terme Merano, per quanto la tecnologia lo permettesse all'epoca. Già all'epoca furono installate centrali termiche a blocco per produrre energia propria, furono installati scambiatori di calore nei canali di sfioro dell'area della piscina e fu costruito un sistema di assorbimento sul tetto. Circa 10 anni fa, è stato raggiunto un accordo con la società locale di produzione di energia Alperia Ecoplus per sfruttare ancora meglio le strutture tecniche di Terme Merano, in modo che parte dell'energia non consumata potesse essere immessa nella rete pubblica. La collaborazione continua tuttora». 

Terme Merano dispone di un cosiddetto piano B 

E prosegue Adelheid Stifter: «Per quanto riguarda il futuro, anche Terme Merano deve aggiornarsi notevolmente. Pertanto, sono già in fase di progettazione un impianto fotovoltaico, il rinnovo delle unità di cogenerazione per migliorarne l'efficienza e sono state ordinate nuove coperture per le piscine. L'obiettivo di Terme Merano è quello di fare il meglio possibile per aumentare l'efficienza energetica e anche per risparmiare. La cosa più importante è che gli ospiti non notino cambiamenti sostanziali in nessuna di queste misure. Terme Merano ha già avviato da circa un anno e mezzo il processo di certificazione della propria struttura come operazione sostenibile. L'efficienza e il risparmio energetico giocano un ruolo fondamentale in questa certificazione. Per quanto riguarda i prezzi, anche Terme Merano dovrà fare dei piccoli aggiustamenti, che però non potranno mai compensare i prezzi dell'energia. Si sta valutando anche una modifica degli orari di apertura. Il consiglio di amministrazione di Therme Meran AG ne discuterà alla fine di settembre e prenderà una decisione. Naturalmente, Terme Merano dispone di un cosiddetto piano B nel caso in cui l'energia sia razionata in inverno o le consegne siano limitate».

Difficoltà nella programmazione a medio e lungo termine

Importante anche l'opinione di Gabriele Romeggio, direttore di Terme di Premia che ha detto: «Il tema dell’energia è questo per la nostra realtà. Noi abbiamo un allaccio esclusivamente elettrico, in quanto l’acqua termale che utilizziamo esce già calda di natura. L’impatto dei costi energetici, per ora, si attesta al triplo rispetto al 2019, considerando che noi nel 2020 e nel 2021 siamo rimasti chiusi sia per il Covid19 sia per dei lavori di manutenzione straordinaria. Quindi, a oggi, siamo a un costo triplo dell’energia. Noi confidiamo negli interventi del Governo e l’ideale sarebbe innalzare la percentuale di credito d’imposta che hanno attribuito fino ad adesso, perchè il 15% è decisamente poco per intervenire su un aumento del 300%. Oppure essere considerati aziende energivore, dove si hanno a quel punto delle altre tutele. I problemi che si porta dietro questa situazione sono una difficoltà nella programmazione a medio e lungo termine.

Noi siamo inermi

E aggiunge ancora Gabriele Romeggio: «Con le variabili che ci sono, avendo noi potuto incidere noi, come gestione, su una riduzione dei costi del personale, non potendo invece andare a toccare quelli che sono i prezzi di listino, noi ora siamo inermi. L’utile, che abbiamo fatto quest’estate, è stato assorbito dal rincaro energetico. Il problema è che l’utile non è stato reinvestito, vuoi con un miglioramento del personale, vuoi con miglioramenti della struttura. È un utile che va perso. La decisione che ha preso l’amministratore unico in questo caso è quella di continuare a restare aperti per salvaguardare l’offerta e l’occupazione, puntando a un eventuale guadagno zero. La nostra struttura, che è una partecipata da enti pubblici, ha sempre chiuso con un attivo molto importante, dai 250 ai 350 mila euro all’anno. Per noi diventa, quindi, molto anomalo chiudere a zero. Dobbiamo, adesso, superare l’autunno, in cui noi solitamente registriamo una flessione delle presenze nei mesi di settembre e ottobre, per poi tornare a risalire a novembre, dicembre e gennaio. Quindi l’obiettivo è contenere i costi e resistere questi due mesi, perché dopo dovremmo guadagnare di più di quello che andiamo a spendere in energia. È chiaro che il margine si riduce a un 2-3%, rispetto al 15% su cui ci attestavamo prima».

La situazione è peggio del Covid

Sul tema interviene anche la direzione di Terme di Boario: «La situazione delle terme in italia è davvero drammatica; gli aiuti per supportare il settore durante il Covid sono stati una miseria, rispetto ai costi che abbiamo sostenuto per salvaguardare la salute dei nostri ospiti. Ancora oggi siamo obbligati all’uso delle mascherine e poi allo stadio o ai concerti con 50 mila persone nessuno le porta. Questi costi sono da sommarsi a quelli del caro bollette e dell’aumento delle materie prime. Noi abbiamo pagato bollette di 50.000 euro mese a fronte di 17.000 euro degli altri anni per gas e idem energia. Purtroppo il fatturato non è tale da poter coprire tutti i costi e a fine mese il dilemma di pagare stipendi o fornitori si presenta puntuale come un rolex. Purtroppo attorno al mondo termale l’indotto è altissimo e quindi fermi noi si ferma la filiera di fornitori di cartene, peloide, gas. Energia, detersivi, prodotti da bar, più le 50 famiglie che sono i nostri dipendenti. Se posso permetermi la situazione è peggio del Covid, almeno quello prima o poi finiva ma qui l’inverno avanza e così non si può tenere la struttura operativa.

I recenti rincari energetici hanno impatti molto pesanti per le aziende termali 

La parola va anche ai Servizi tecnici delle Terme di Salsomaggiore, che hanno dichiarato: «I recenti rincari energetici hanno, purtroppo, impatti molto pesanti per le aziende termali che, come la nostra, riscaldano l’acqua termale per portarla alle ideali temperature di somministrazione. L’acqua salsobromoiodica delle Terme di Salsomaggiore viene estratta a una temperatura di circa 17 gradi e viene utilizzata, per i bagni termali, alla temperatura media di 37 gradi. A questi costi, di produzione, si aggiungono poi i normali costi d’esercizio per tenere aperte le strutture».

Non sappiamo quale sarà il nostro futuro

Ultima, ma non meno importante la dichiarazione della direzione di Villa dei Cedri: «La spesa di energia da sempre sostenuta da Villa dei Cedri, tenendo presente che vi sono oltre 500 pompe in funzione, era di 70.000,00 euro/mese. Ora i 70.000,00 euro sono diventati mensilmente 230.000,00 euro. Non sappiamo quale sarà il nostro futuro. 

Confidiamo che il governo intervenga

Sul tema interviene anche Stefano Iseppi, amministratore delegato delle Terme di Castel San Pietro (Bo) che ha dichiarato: «Le terme di Castel San Pietro hanno iniziato un percorso di riduzione dei consumi energetici da oltre un quinquennio con fotovoltaico, cogenerazione, scambio termico delle acque in entrata e in uscita dalle piscine riabilitative. Eppure le bollette sono diventate così onerose da rendere l’investimento non sufficiente visto che gli attuali costi delle utenze hanno superato di gran lunga quelli del periodo che precedeva l’investimento. Ne è derivato un ulteriore impegno organizzativo per l’ottimizzazione delle prenotazioni dei clienti così da pianificare meglio l’uso di energia, e speriamo di poter presto continuare con il piano di riduzione dei consumi. Solo in questo modo possiamo garantire di poter continuare a erogare le cure termali sino a Natale. Confidiamo che il governo intervenga perché così la situazione è insostenibile e rischia di compromettere il rilancio e lo sviluppo di tutto il settore».

 

 

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