Concessioni balneari, la decisione torna alla Corte europea

Il Tar di Lecce ha accolto le istanze di alcuni gestori: avevano ricorso contro l'Antitrust che si era opposta all'estensione delle concessioni demaniali marittime al 2033. La palla passa quindi all'Ue

12 maggio 2022 | 11:34

Spunta un terzo incomodo nella querelle legata alle concessioni balneari, che vede fronteggiarsi da un lato gli attuali gestori e dall'altra il Consiglio di Stato. È la Corte europea che già nel 2016 si era espressa sull'annosa vicenda. Il Tar di Lecce ha infatti rinviato all'organo di giustizia euroea la decisione in merito a un ricorso presentato da alcuni operatori balneari contro l'Antitrust, l'autorità garante della concorrenza e del mercato, che si era opposta all'estensione delle concessioni demaniali marittime al 2033. Questo aveva portato all'intervento del Consiglio di Stato che ha novembre con una sentenza ha di fatto annullato tutte le proroghe e invitato il Governo a bandire nuove gare entro la fine del 2023. 

La Corte europea si era già espressa sulla materia nel 2016 contro la sentenza Promoimpresa che riguardava solo la proroga al 2020 delle concessioni, dichiarando illegittimo il meccanismo dei prolungamenti automatici delle concessioni.

Adesso è chiamata dal Tar a esprimersi su nove quesiti che di fatto arrivano a mettere in dubbio la validità della Direttiva euopea Bolkestein, da tempo contestata dai balneari.

Il tutto mentre è ancora in discussione in senato l'emendamento "Salva lidi" da inserire nella Legge sulla Concorrenza. Nel testo dovrebbe essere stata inserita la richiesta di mappare i litorali e prima di mettere a gare le spiagge, garantendo algi attuali gestori una proroga di 5 anni. Ma non solo, ai proprietari attuali delle concessioni sarebbero garantiti indennizzi rinforzati in caso di perdita della concessione. I bandi dovrebbero infatti tenere conto anche della «continuità d’impresa» e degli «investimenti già effettuati».

I gestori da tempo chiedono al Governo di venire incontro alle loro istanze. Sono anche andati fino a Roma a prostestare contro la decisione del Consiglio di Stato che a loro dire mette a rischio gli investimenti fatti fino al 2033. Se le richieste dei balneari non venissero accolte c'è il rischio concreto che molte imprese del settore possano fallire. In ballo ci sono infatti 30mila aziende, in prevalenza a conduzione familiare, e 300mila posti di lavoro.

Concessioni balneari: la palla torna alla Corte di giustizia europea

La Corte di giustizia europea è stata nuovamente chiamata in causa sulla vicenda legata alle concessioni balneari. Già nel 2016 si espresse infatti in merito, dichiarando illegittimo il meccanismo dei prolungamenti automatici sulle concessioni balneari.

A tirarla in ballo è stato il Tar del Lecce al quale si erano a loro volta rivolti alcuni gestori di spiagge.

 

 

Le origini del braccio di ferro legale

La querelle nasce per contestare la decisione dell'Antitrust di che si era opposta all'estensione delle concessioni demaniali marittime al 2033, rilasciate tra il 2020 e il 2021 da alcune Amministrazioni comunali che avevano concesso la proroga delle concessioni agli attuali gestori fino al 2033. Per l'Antitrust estendere il provvedimento a 15 anni era in contrasto con il diritto europeo che vieta le proroghe automatiche e in particolare la direttiva Bolkestein (il cui obiettivo è favorire la libera circolazione dei servizi e l'abbattimento delle barriere tra i vari Paesi).

Da qui la decisione di alcune Amministrazioni di ritirare i rilasci delle proroghe al 2033 e il conseguente ricorso al Tar dei gestori.

L'intervento del Consiglio di Stato

A novembre sulla vicenda si è espresso il Consiglio di Stato che ha annullato la proroga al 2033 dichiarandola in contrasto col diritto comunatario e imponendo al Governo di riassegnare tutte le concressioni tramite gare pubbliche entro il 31 dicembre 2023.

C'è un emendamento in discussione al Senato

A febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato un emendamento, chiamato "Salva lidi", al disegno di legge sulla concorrenza legato alle concessioni balneari che attualmente si trova in discussione al Senato.

Nel testo dovrebbe essere stata inserita la richiesta di mappare i litorali e prima di mettere a gare le spiagge, garantendo algi attuali gestori una proroga di 5 anni. Ma non solo, ai proprietari attuali delle concessioni sarebbero garantiti indennizzi rinforzati in caso di perdita della concessione. I bandi dovrebbero infatti tenere conto anche della «continuità d’impresa» e degli «investimenti già effettuati».

Per i rappresentanti di categoria intervistati da Mondobalneare.com la sentenza del Tar inevitabilmente avrà delle conseguenze dirette sulle decisioni del legislatore. «La soluzione di questa annosa vicenda non può che essere normativa e va trovata nelle aule parlamentari, e non giudiziarie - ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sib il Sindacato italiano balneari - Quindi, la scelta del Tar di Lecce dà un’ulteriore spinta al parlamento e al governo per concludere la riforma a cui si sta lavorando».

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Alberto Lupini


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