Concessioni balneari, nuova legge in arrivo, ma gli operatori si sentono traditi

La nuova bozza di legge sulle concessioni balneari lascia insoddisfatti sia l'Europa che gli stessi balneari. Le proroghe e gli indennizzi previsti potrebbero non soddisfare Bruxelles, mentre gli operatori si sentono traditi dalle promesse elettorali e temono un futuro incerto. L'assenza di un limite massimo alle concessioni per singolo soggetto potrebbe inoltre favorire la concentrazione del mercato

30 agosto 2024 | 12:24

Il governo Meloni ha presentato una nuova bozza di legge sulle concessioni demaniali marittime, un tema che da anni anima il dibattito nel settore turistico italiano. Il provvedimento, attualmente in fase di negoziazione con la Commissione Europea, mira a trovare un punto di equilibrio tra la tutela degli operatori storici e l'apertura del settore alla concorrenza, nel rispetto delle normative europee. Ma le associazioni di categoria si sentono tradite.

Concessione balneari, cosa prevede la nuova bozza

Uno dei punti cardine della bozza è la previsione di proroghe per le concessioni in essere, con una durata variabile a seconda della percentuale di occupazione costiera di ogni regione. Successivamente, le concessioni saranno assegnate attraverso procedure selettive, garantendo agli operatori uscenti il diritto a un indennizzo calcolato sul valore aziendale.

La nuova legge prevede inoltre l'obbligo per le regioni di destinare almeno il 15% della costa a spiagge libere, un obiettivo ambizioso che mira a garantire un accesso più equo al mare per tutti i cittadini. Per raggiungere questo traguardo, è stato previsto un Piano Nazionale che delineerà le modalità di investimento per la riqualificazione delle aree demaniali. Le procedure selettive per l'assegnazione delle nuove concessioni, negli intendimenti del governo, saranno basate su criteri trasparenti e oggettivi, tra cui la qualità del servizio offerto, la sostenibilità ambientale e l'impegno ad assumere personale locale. Si prevede inoltre la possibilità di agevolare la partecipazione delle piccole e medie imprese.

Nuova legge concessioni balneari, un equilibrio difficile

Nonostante gli sforzi del governo per trovare una soluzione equilibrata, la bozza di legge presenta ancora alcune criticità. In particolare, la previsione delle proroghe e degli indennizzi rischia di contrastare con le normative europee e di ritardare l'apertura del settore alla concorrenza. Inoltre, l'assenza di un limite massimo al numero di concessioni che possono essere assegnate allo stesso soggetto potrebbe favorire la concentrazione del mercato nelle mani di pochi operatori.

Inoltre, se per l’Europa non è abbastanza, per i balneari rischia di essere troppo. Anche perché il sentimento diffuso è che siano state tradite le promesse fatte in campagna elettorale, con un sostanziale cedimento alle direttive europee. Anche perché sia sulla proroga delle concessioni che soprattutto sui ristori, si teme che - come già accaduto in passato - poi arrivi la bocciatura di Bruxelles. Inoltre, l'assenza di un limite massimo al numero di concessioni che possono essere assegnate allo stesso soggetto potrebbe favorire la concentrazione del mercato nelle mani di pochi operatori.

Nuova legge concessioni balneari, il tempo stringe

Ormai, però, dopo un’estate di proteste e scioperi, una soluzione va trovata. Per quanto non sia semplice mediare tra le posizioni, il governo appare in grossa difficoltà nel tutelare gli operatori del settore che temono che in questo clima di incertezza e di sostanziale vuoto legislativo, alcuni Comuni - come già accaduto - possano muoversi in autonomia prendendo iniziative dall’esito incerto in prospettiva futura. Senza contare che, dato che una legge in proposito al momento non c’è, non tutti hanno previsto gli indennizzi per i concessionari uscenti (come per esempio a Lignano Sabbiadoro, in Friuli Venezia Giulia).

Quel che è certo, in ogni caso, è che nonostante la situazione si trascini da anni, il futuro degli operatori del settore si gioca senza regole chiare né prospettive certe. Anche perché la questione non dovrebbe essere chiusa entro settembre, scivolando all’interno del disegno di legge sulle infrazioni previsto settimana prossima.

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Alberto Lupini


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