Cosa succede per chi entra ed esce dall'Italia dopo la sospensione di Schengen?

A causa di guerre, immigrazione clandestina e attentati terroristici, 10 Paesi dell'Unione europea, tra cui l'Italia, hanno deciso di sospendere il trattato di Schengen e di monitorare gli ingressi nei rispettivi territori per questioni di sicurezza nazionale. La normativa sarà in vigore da sabato 21 ottobre a lunedì 30 ottobre (ma potrà essere estesa)

19 ottobre 2023 | 17:11
di Nicholas Reitano

A causa del protrarsi e dell'intensificarsi del conflitto israelo-palestinese, in particolare sulla Striscia di Gaza, dieci Paesi dell'Unione europea - quali Italia, Francia, Germania, Norvegia, Svezia, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Austria - hanno deciso di sospendere il trattato di Schengen e di monitorare gli ingressi nei rispettivi territori per questioni di sicurezza nazionale (soprattutto dopo l'attentato terroristico avvenuto a Bruxelles) e anche per l'aumento dei flussi migratori (clandestini) verso il Vecchio Continente. E il governo italiano ha di recente notificato la sua decisione alla Commissione europea e agli altri stati membri, come richiesto dalla procedura standard, che entrerà in vigore da sabato 21 ottobre e resterà attiva fino a lunedì 30 ottobre, con la possibilità di estensione (se necessario), e che sarà valida solamente sul confine con la Slovenia.

Che cosa cambia per chi viaggia da e per l'Italia dopo lo stop a Schengen?

Con l'interruzione temporanea dell'accordo di Schengen, dunque, chi viaggia potrà essere soggetto a controlli dei documenti, il che è diverso dalla situazione normale in cui si sposta tra i Paesi che fanno parte dello spazio Schengen. Per quanto riguarda l'Italia, in particolare, la reintroduzione dei controlli si applica solo al confine con la Slovenia (contando, però, che la Francia ha chiuso il libero passaggio in ogni frontiera e che l'Austria ha adottato alcune misure di sicurezza straordinarie).

I controlli saranno implementati in modo da garantire che siano proporzionati alla minaccia, adattati alle circostanze e mirati a causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci. «C'è stata una sostanziale convergenza sulla sostenibilità di queste misure, ovviamente adottate in una logica di temporaneità e proporzionalità - ha riferito il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Ho precisato che si tratta di una misura che si ripromette di essere temporanea, proporzionata. Ho preannunciato che ci siamo sentiti con i colleghi di Slovenia e Croazia per vederci a breve, probabilmente il 2 novembre a Trieste e concordare assieme delle modalità di attuazione che possa rendere ponderata la misura».

Che cos'è il trattato di Schengen?

Il trattato di Schengen, firmato nel 1985 e in vigore dal 1995, è un accordo tra diversi Paesi europei che mira a creare un'area di libera circolazione delle persone. Questo accordo abolisce i controlli alle frontiere interne dei Paesi aderenti, consentendo ai cittadini di spostarsi senza restrizioni. Il trattato stabilisce regole comuni sulla gestione delle frontiere esterne, la cooperazione in materia di visti e la sicurezza interna. Sebbene non tutti i membri dell'Unione europea aderiscano a Schengen, questa cooperazione agevola i viaggi e il commercio all'interno dell'area Schengen, promuovendo una maggiore integrazione tra gli stati membri.

E il ripristino dei controlli alle frontiere interne nello spazio Schengen può avvenire solamente in situazioni eccezionali. Ad esempio, questo può accadere in risposta a una minaccia grave per l'ordine pubblico o la sicurezza interna. In questo caso, lo Stato membro interessato deve notificare la sua intenzione di ripristinare i controlli alla Commissione europea e agli altri Paesi dell'Unione europea almeno quattro settimane prima del ripristino, o in tempi più brevi se le circostanze non possono essere previste in anticipo. Il ripristino dei controlli interni non richiede l'approvazione del Consiglio dell'Unione europea. Questi controlli possono essere reintrodotti per un periodo massimo di sei mesi in caso di eventi prevedibili, come ad esempio importanti eventi sportivi o conferenze, eccetera, e per un massimo di due mesi in caso di eventi che richiedono un'azione immediata.

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Alberto Lupini


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