Difendere e promuovere un territorio e le sue produzioni attraverso la "tutela"
Il concetto di tutela cambia dal punto di vista del produttore e del consumatore ma una caratteristica rimane invariata: la trasparenza dei prodotti che ne derivano
Anni fa esposi un concetto a me particolarmente caro legato alla “tutela” e che oggi vorrei nuovamente riproporre. È utile partire dal termine stesso: cosa intendiamo dire quando parliamo di prodotti tutelati e, di riflesso, degli enti che tutelano un prodotto? Quello della “tutela” è un concetto affascinante che, a seconda del punto di osservazione, può rivestire un’importanza differente e può assumere contorni molto diversi.
Dal punto di vista del consumatore un prodotto a tutela (Dop o Igp) è una garanzia, una sicurezza: sa che cosa sta consumando, quali sono gli ingredienti che lo compongono e la loro provenienza e i procedimenti ai quali è stato sottoposto il prodotto che ha acquistato. Se ci poniamo dal punto di vista del produttore il concetto di “tutela” assume un aspetto un po’ diverso. Si tratta certamente di una garanzia: potrà posizionare il proprio prodotto in una determinata categoria e potrà confrontarsi alla pari con i suoi concorrenti, sottostando alle stesse regole e limitazioni.
Questo aspetto è fondamentale: la “tutela” comporta dei diritti ma, al tempo stesso, anche una serie di doveri e oneri che devono essere rispettati per ottenere il marchio di certificazione, sottoponendosi a regole generate da un disciplinare di produzione e a una serie di controlli molto più rigidi. Questo significa che, una volta sul mercato, si gioca ad armi pari. Chi sceglie quindi di produrre fuori dalla “tutela” è libero di giocare ad armi nascoste e tenta di difendere al meglio la sua scelta nei modi più fantasiosi, dimenticandosi però che il consumatore attento sa a cosa va incontro e, nella maggior parte dei casi, essendo un consumatore consapevole, rifugge ciò che è poco chiaro.
La "Tutela" come garanzia di trasparenza
Nel fare un esempio esaustivo applicato a un settore a me caro, quello del mondo vinicolo bergamasco, e sapendo che la nostra zona detiene ben tre “tutele” a denominazione di origine (Moscato di Scanzo Docg, Valcalepio Doc, Terre del Colleoni Doc) che possono dar vita a ben 30 tipologie di vino, mi chiedo quale sia il vero motivo per produrre al di fuori delle regole previste dai disciplinari di produzione.
Non produrre prodotti Dop o Igp significa, di conseguenza, non difendere il valore di un territorio. Mi piace ricordare che il desiderio di far conoscere a tutti come nascono i prodotti ha dato vita ai consorzi di tutela. Dal settore caseario a quello vitivinicolo, i consorzi hanno come obiettivi la tutela e la promozione. Per difendere e promuovere un territorio e le sue produzioni specifiche, occorrono istituzioni, organizzazioni di rappresentanza e consorzi.
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Alberto Lupini