La guerra alla pasta del Futurismo: quando l'Italia sfidò il piatto nazionale

La crociata di Marinetti e del movimento futurista contro la pasta, vista come un ostacolo al progresso e alla virilità nazionale. Cosa successe 100 anni fa? Davvero rischiò di cambiare la nostra tradizione gastronomica?

01 febbraio 2025 | 10:07
di Alessandro Creta

Con la recente messa in onda di M - Il figlio del secolo, serie che esplora l'ascesa di Mussolini e il contesto storico dell'Italia dell’epoca, torna sotto i riflettori anche il movimento futurista, che con il fascismo ebbe un rapporto complesso e controverso. Tra le tante battaglie combattute dai futuristi, ce n'è una che oggi può sembrare assurda, ma che all'epoca fu presa molto seriamente: la guerra alla pastasciutta.

La pasta, simbolo per eccellenza della cucina italiana e comfort food amato da milioni di persone, fu considerata dai futuristi un nemico da combattere. Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento, e i suoi seguaci vedevano in questo alimento una causa di fiacchezza, lentezza e nostalgia, tutte caratteristiche che, secondo loro, contribuivano alla stagnazione del popolo italiano. La loro soluzione? Abolirla del tutto e sostituirla con alimenti più moderni e "futuristi". Tra tutti? Il riso, più italiano e rappresentativo dell'identità nazionale. Soprattutto non di derivazione straniera come invece la pastasciutta, la cui storia si riallacciava agli Arabi, i primi a essiccare l'alimento.

Questa avversione per la pasta non era solo un capriccio, ma faceva parte di un'ideologia ben precisa, sancita ufficialmente nel Manifesto della Cucina Futurista, pubblicato inizialmente nel 1920 e poi ampliato nel 1930. Il documento condannava la pastasciutta come un cibo debilitante e promuoveva alternative come il riso, considerato più adatto a una nazione dinamica e indipendente dalle importazioni di grano. Rinunciando alla pasta, infatti, l’Italia si sarebbe liberata dal giogo della dipendenza dal grano proveniente dall’estero, favorendo la produzione interna sia del cereale ma soprattutto del riso, sul quale i futuristi puntavano gran parte delle loro fiches. Dall’abolizione della pasta, infatti, gli italiani si sarebbero dovuti rivolgere principalmente a questo alimento, prodotto della cultura e coltura nazionale.

Perché i futuristi contrastarono la pasta?

La lotta alla pasta si fondava anche su motivazioni basate su presupposti prettamente nutritivi, essendo carne, pesce e legumi superiori da questo punto di vista del 40%. I futuristi, con il loro culto della velocità, della tecnologia e della modernità, vedevano nella pasta un simbolo di un'Italia pigra e arretrata. Questo alimento, introdotto in Sicilia dagli Arabi e poi divenuto pilastro della dieta italiana, era per loro il retaggio di un passato che andava superato. Al contrario, il riso, coltivato in Italia, rappresentava una scelta più patriottica e funzionale agli obiettivi del movimento.

La crociata contro la pastasciutta culminò nel primo pranzo futurista ufficiale, tenutosi a Roma nel 1931 presso la Taverna Santopalato. Il menu proponeva piatti sperimentali e innovativi, lontani dalla tradizione gastronomica italiana. Oggi, tracce tangibili di questo astio dei futuristi verso la pastasciutta sono presenti all’interno del Museo della Cucina Garum, a Roma, dove sono conservate le testimonianze di quel famoso Manifesto. Le portate del pranzo? Certamente dai nomi peculiari e non tradizionali, in pieno stile futurista. Tra le varie portate compare un “antipasto intuitivo”, un “brodo solare”, un “paesaggio alimentare” e un “mare d’Italia”. Compare il riso, nessuna traccia della pasta. Anni prima, già nel 1910, a Trieste un altro pranzo venne caratterizzato da portate servite al contrario: si partì dal caffè, sino ad arrivare all’antipasto.

Fortunatamente per gli italiani, la battaglia dei futuristi contro la pasta non ebbe successo. Anzi, la pastasciutta è rimasta uno dei simboli più forti della cultura italiana, un’icona gastronomica che continua a conquistare il mondo. E forse, se Marinetti avesse avuto ragione, oggi saremmo tutti più veloci, più energici… ma di certo molto meno felici davanti a un piatto di riso al posto di una carbonara

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Alberto Lupini


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