I balneari sono pronti a fare "tutto ciò che è necessario", citando le parole pronunciate dal premier Mario Draghi un mese fa parlando dei provvedimenti necessari a tagliare le accise sui carburanti, pur di mettere il Governo nelle condizioni di cambiare la legge sulle concessioni balnerari. Il documento è inserito all'interno del Ddl Concorrenza e dopo essere stato approvato dal Governo e dal Senato si appresta nei prossimi giorni a passare anche dalla Camera.
In realtà i politici al momento hanno deciso di non decidere, ovvero, hanno scelto di definire la regolazione degli indennizzi riservati a chi perderà le gare sulle nuove concessioni ai futuri ai decreti attuativi. Questo comportamento non è piaciuto ai balneari che ora sono sul piede di guerra e promettono azioni eclatanti.
Legge sulle concessioni balneari: ecco cosa non piace ai gestori
Per Antonio Capacchione, presidente del Sib, il sindacato balneari, il Governo sulle concessioni «ha preso la decisione sbagliata, perché in primo luogo la legge non prevede una ricognizione dei beni che andranno a gara, presupposto ineludibile per l'applicazione della direttiva Bolkestein - ha premesso - Manca anche un'attività di profilazione delle aziende attualmente operanti al fine di determinare se sussiste o meno la rilevanza transfrontaliera, anche questo prerequisito dell'obbligo di pubblica evidenza comunitaria. Non vi è, poi, alcuna distinzione fra rilascio di concessione su un'area libera con quella del subingresso in un'area sulla quale già esiste un'azienda. Ci vorrebbe una disciplina differenziata, pena la violazione dell'elementare principio costituzionale di eguaglianza. Inoltre, visto che il Governo ha deciso di non decidere, al momento manca la previsione di un indennizzo adeguato alla possibile perdita dell'effettivo valore aziendale delle imprese, come prescritto dal diritto e dalla giurisprudenza europea. Per non parlare del termine arbitrario del 31 dicembre del 2023 per indire le gare, certamente insufficiente anche in riferimento della complessa attività amministrativa richiesta per l'avvio della riforma, anche nella possibilità in cui si differisca all'anno successivo nel caso in cui ci siano delle controverse».
I nodi critici punto per punto
Ecco punto per punto le criticità della nuova legge sulle concessioni
MANCATO PRELIMINARE ACCERTAMENTO dell’eventuale scarsità di risorse , dell'eventuale interesse transfrontaliero e dei beni che adranno a gara.
ASSENZA DI UNA DISCIPLINA TRANSITORIA anche a tutela del lavoro autonomo balneare, dato che è fissata una data di
scadenza eccessivamente ravvicinata (31.12.2023) per le nuove gare di assegnazione delle concessioni.
IL LEGITTIMO AFFIDAMENTO dei concessionari non viene tutelato.
ASSENZA DEL DIRITTO DI PREFERENZA del concessionario uscente, a parità di condizioni.
IL VALORE AZIENDALE non viene riconosciuto in favore del concessionario uscente.
PREVISIONE DI UN DANNOSO FRAZIONAMENTO CONCESSIONI con
conseguente distruzione di molte aziende.
ASSENZA DEL RINVIO ALLE REGIONI, non solo per disposizioni di dettaglio, ma soprattutto per l’attività di pianificazione e programmazione di loro esclusiva competenza.
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La protesta, come una marea, sta montando
Martedì il Sib si è riunito alla presenza di 325 elementi, fra dirigenti regionali, provinciali e comunali provenienti da tutta Italia e ha condiviso l'azione proposta dal Direttivo.
«Abbiamo deciso mettere in atto le iniziative sindacali necessarie, senza escludere nulla, per la tutela delle aziende attualmente operanti e la difesa di un modello di balneazione attrezzata che il Mondo ci invidia - ha spiegato Capacchione - Le azioni saranno pluririme, articolate e attente ad evitare danni alla clientela e al turismo. Finalizzate a sensibilizzare la pubblica opinione sul ruolo e la funzione della balneazione attrezzata italiana e a evidenziare gli effetti devastanti di un provvedimento profondamente sbagliato perché dannoso sia per le aziende attualmente operanti che soprattutto per il sistema turistico del Paese che vede nella balneazione attrezzata italiana un modello di successo e di vantaggio competitivo nel mercato internazionale delle vacanze».
Per i balneari ci sono infatti a rischio 30mila aziende, la maggior parte a conduzione famigliare.
«Lo Stato deve garantire il diritto di prelazione agli attuali concessionari, condizione indispensabile per tutelare 30mila famiglie che da decenni e decenni dedicano praticamente la loro vita alla conduzione di queste attività - ha concluso Capacchione - Non meno rilevante è l’indicazione di un adeguato periodo transitorio per realizzare la mappatura delle spiagge italiane di modo tale che da quelle libere potranno emergere nuove attivtà imprenditoriali».
La prossima settimana è in programma un'ulteriore assemblea nella quale dovrebbero essere definiti i canoni di una protesta che si annuncia molto partecipata.
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Alberto Lupini
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