Incendi, a Palermo niente uova e carne per due settimane. C'è un dato allarmante

L'ordinanza firmata dal sindaco Lagalla comprende un'area abitata da circa 60.000 persone. Cibo contaminato dalla diossina a seguito dei rifiuti andati a fuoco in una discarica poco fuori la città

31 luglio 2023 | 16:50

Per due settimane a Palermo si dovrà evitare di consumare carne, uova e latticini. Con la forte raccomandazione di lavare bene ortaggi e verdure, oltre a mangiare la frutta sbucciata. Si tratta di una misure cautelare a seguito dell’emergenza incendi che ha colpito il capoluogo siciliano e le sue zone limitrofe. Causando danni irreparabili per l'ambiente.

In città e nell’aerea circostante sono stati registrati elevati livelli di diossine nell’aria, a causa nello specifico dell’incendio che ha colpito la discarica di Bellolampo (a nord ovest di Palermo) lo scorso 25 luglio. L’ordinanza è stata firmata dal sindaco della città, Roberto Lagalla, e vieterà ai palermitani e ai cittadini fino a 4 chilometri intorno al capoluogo siciliano di consumare i cibi sopra citati e prodotti dopo il 24/07. Per due settimane insomma niente carne, formaggi e uova, con controlli periodici e più assidui agli allevamenti del luogo. 

Cibo inquinato a Palermo: che cos’è la diossina?

A Palermo quindi per almeno 15 giorni, ma ulteriori controlli verranno effettuati periodicamente, si dovrà rinunciare a specifici alimenti a causa della presenza di diossina nell’aria, dovuta all’incendio che ha colpito una discarica cittadina. Ma che cos’è la diossina e che c’entra col cibo? Si tratta di una sostanza tossica, sprigionata per l’appunto dai rifiuti in fiamme, che si deposita su piante e foglie, cibo di numerosi animali da allevamento dai quali si ricavano prodotti come carni, per l’appunto, formaggi e uova.

Prodotti quindi contaminati e potenzialmente pericolosi per la salute umana. L’ordinanza riguarda, ovviamente, il consumo di alimenti prodotti nel palermitano, e comprende una cittadinanza di circa 60 mila persone. Nessun divieto per quelli importati da zone “esterne” e sicure. 

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Alberto Lupini


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