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Inflazione sempre più alta. Gelata sui consumi e saldi a rischio? Pesano energia e alimentari.

A dicembre l’Istat i stima aumenti dello 0,4% su base mensile e del 3,9% su base annua. E' il dato più alto dal 2012. Per Confimprese la spinta inflazionistica si ripercuote negativamente anche sui saldi

 
17 gennaio 2022 | 11:35

Inflazione sempre più alta. Gelata sui consumi e saldi a rischio? Pesano energia e alimentari.

A dicembre l’Istat i stima aumenti dello 0,4% su base mensile e del 3,9% su base annua. E' il dato più alto dal 2012. Per Confimprese la spinta inflazionistica si ripercuote negativamente anche sui saldi

17 gennaio 2022 | 11:35
 

Energia e alimentari fanno salire l’inflazione. A dicembre, secondo quanto riferito dall’Istat si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, è aumentata al mese dello 0,4% e del 3,9% su base annua (a novembre era +3,7%). Di fatto è stato quindi registrato l'aumento più ampio dal 2012 (+3,0%). In media, nel 2021 i prezzi al consumo registrano una crescita pari a +1,9% (-0,2% nell’anno precedente). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è pari a +0,8% (+0,5% nel 2020) e al netto dei soli energetici a +0,7% (come nell’anno precedente). Questo non farà altro che acuire il problema dei rincari e dei prezzi dei beni. Anche perché il dato era atteso e già a dicembre i produttori avevano ipotizzato di aumentare i prezzi dei beni. Intanto Coldiretti lancia l'allarme sul rincaro dei prezzi della semina, causati dall'aumento dell'energia, e sull'allevamento del bestiame, per la crescita dei costi dei mangini. Molto più drastica Uecoop: «Il caro energia frena due imprese su tre».

Istat: sale l’inflazione a dicembre e su base annuale. Pesano energia e alimentari

La spinta inflazionistica si ripercuote negativamente anche sui saldi

Si tratta di una situazione di forte instabilità che frena i consumi e apre uno scenario a tinte fosche. «Con l’inflazione al +0,4% su base mensile e al 3,9% su base annua si torna a parlare di gelata dei consumi – riflette Mario Resca, presidente Confimprese – L’inflazione è in accelerazione, i costi di energia, trasporti, materie prime bloccano gli acquisti, a parte quelli di prima necessità, mentre le aziende scontano il caro bollette che dal primo di gennaio hanno subìto un’ulteriore impennata fino al 40% per il gas e al 55% per l’energia elettrica».

Secondo le rilevazioni del centro studi Confimprese, continua anche l’ondata negativa dei saldi, che non riescono a controbilanciare l’andamento negativo dei consumi. La speranza di recuperare nella prima settimana dall’avvio, che è quella dove generalmente si concentrano la maggior parte degli acquisti, non si è concretizzata.

E nei negozi, col personale ridotto per le quarantene, si lavora male 

«Nell’abbigliamento – prosegue Resca – il 78% dei retailer dichiara un trend negativo tra -30 e -40% sullo stesso periodo 2020 precovid e come media del settore, sia pure con i dovuti distinguo da insegna a insegna, non si registrano incrementi dello scontrino medio. I retailer ritengono che il peggioramento del contesto economico abbia influito negativamente sulle vendite durante i saldi. A inasprire il quadro l’assenteismo causa Covid con malattie e quarantene, che tocca il 20% del totale personale di negozio, tanto che circa la metà delle insegne ha dovuto ridurre gli orari o chiudere dei punti vendita, stimati al 10% della rete, e inoltre anche lo scontrino medio è rimasto invariato».

Il “peso” dei beni alimentari

Per tornare all'inflazione, l’ulteriore accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +1,4% di novembre a +2,0%) sia non lavorati (da +1,5% a +3,6%), a quelli dei beni durevoli (da +0,4% a +0,8%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,9% a +2,3%); i prezzi dei beni energetici continuano a crescere in misura molto sostenuta, pur rallentando (da +30,7% a +29,1%), a causa di quelli della componente non regolamentata (da +24,3% a +22,0%), mentre la crescita dei prezzi della componente regolamentata rimane pressoché stabile (da +41,8% a +41,9%). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano rispettivamente a +1,5% e a +1,6% (entrambe da +1,3% di novembre).

 

Le cause della crescita

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano rispettivamente a +1,5% e a +1,6% (entrambe da +1,3% di novembre). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, da un lato ai prezzi dagli alimentari non lavorati (+1,1%) e dei beni durevoli (+0,6%), dall’altro alla crescita, a causa di fattori stagionali, dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+1,9%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%). I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona raddoppiano la loro crescita da +1,2% a +2,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano da +3,7% a +4,0%.

 

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L’allarme di Coldiretti sulle semine

Il balzo dei beni energetici si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi che costringono a spegnere le serre di fiori ed ortaggi e frenano i trattori con il raddoppio dei costi delle semine. E quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’intero 2021 che a dicembre confermano il differenziale con l’inflazione che sale al 3,9% mentre la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari è minore e pari al 2,9%, con molte imprese agricole stanno vendendo sottocosto. «Su base annuale evidenziano un aumento dei prezzi alimentari pari ad appena lo 0,6 % molto meno della metà dell’inflazione che è salita al 1,9% sulla spinta dei beni energetici con gli agricoltori che per le operazioni colturali  -  ha spiegato la Coldiretti - Sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre. l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%).

E' aumentato anche il costo per l'alimentazione del bestiame

L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi, ma ad aumentare sono pure i costi per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne. «Il rincaro dell’energia  si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi - ha ripreso Coldiretti - Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle».

Uecoop: «caro energia frena 2 imprese su 3»

La corsa dei beni energetici, dai carburanti alle bollette, frena quasi 2 imprese su 3 (72%) con il boom dei costi per trasporti, riscaldamento, illuminazione e servizi che pesa sulla ripresa economica del sistema produttivo nazionale. E’ quanto emerge dall’indagine dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) in riferimento agli ultimi dati Istat sulla risalita dell'inflazione nel 2021 trainata dall'andamento dei prezzi dell’energia (+14,1%). «Un balzo al quale ha contribuito anche la stangata sul pieno di famiglie e imprese con il diesel che è aumentato del 20,6% nell’ultimo anno  -  ha spiegato Uecoop - Registrando il record dei prezzi dal 2019, con uno shock al rialzo che coinvolge anche la benzina (+18,6%) e il Gpl aumentato addirittura del 30%, con i prezzi alla pompa che in alcuni casi, sulla rete autostradale, sfiorano anche i due euro al litro per la benzina. Si tratta di un impatto rilevante sui costi di produzione, sui servizi e sui trasporti visto che l’85% delle merci che viaggiano su strada, alle quali si aggiungono gli spostamenti pubblici e privati degli addetti delle imprese. Una situazione che pesa su un comparto ad alto impiego di lavoro come la rete delle 80 mila cooperative italiane con oltre un milione di occupati distribuiti più settori produttivi, dai servizi alla logistica, dal turismo all’alimentare, dalla sanità alla scuola, dallo sport agli spettacoli. Il caro energia sta squilibrando tutti i parametri di costo fin qui considerati nei contratti già stipulati per la fornitura di beni e servizi o per la gestione di attività sociali, assistenziali ed educative con enti pubblici e privati con la necessità di adeguare la spesa alla situazione eccezionale che si è venuta a creare».

 

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