L’estate sta finendo... prima! Gli alberghi rinunciano al fine stagione per il caro bollette

Il grido d’allarme che è partito in primis dalla Liguria, contagia ora tutta l'Italia. Nelle Eolie e sul Garda, si valuta se chiudere tutto con largo anticipo e stare senza lavoro fino alla primavera . A Rimini molti alberghi stanno valutando di cambiare la licenza per diventare stagionali e decidere quando e come aprire

03 settembre 2022 | 05:00
di Luca Bassi

Il rischio è serio: nelle prossime settimane, appena l’alta stagione sarà terminata, in Italia il grosso degli alberghi potrebbe chiudere i battenti in attesa della primavera. Troppo alti i costi di gestione, diventati delle vere e proprie montagne da scalare da quando gli importi delle bollette sono letteralmente esplosi. Con l’estate rincari e aumenti dei costi si sono potuti gestire, ma con una minor affluenza di clienti (cosa del tutto normale dalla seconda metà di settembre in avanti, in modo particolare per le località di mare) tenere aperta una struttura rischierebbe di portare a perdite anche consistenti.


Il grido d’allarme partito dalla Liguria

Quello che vuole essere un grido d’allarme è partito in primis dalla Liguria, quando Federalberghi La Spezia ha reso pubbliche le tariffe pagate da un hotel di circa 50 camere di Sarzana (Sp): la bolletta della luce di luglio passata dai 4.533 euro del 2021 a 21.965 del 2022, per consumi quasi equivalenti, così come il costo del gas quasi quadruplicato rispetto allo stesso mese dello scorso anno.


«Ovviamente, questi aumenti non li possiamo far ricadere tutti sull’utente, sarebbe come uccidere il mercato - spiega senza mezze misure Angelo Berlangieri, presidente di Confindustria Savona e dell'Unione provinciali albergatori di Savona - Ma la situazione è complicata per tutto il settore, non è un caso limitato a Savona o alla Liguria. L’aumento medio dei costi energetici ha superato il 400%, a questo si è aggiunto l’aumento del costo delle materie prime che in alcuni casi ha sfiorato il 20%. Ormai è diventato tutto insostenibile».


La campagna elettorale frena gli interventi?

Secondo Berlangieri chi deve intervenire, e al più presto, è la politica: «A noi della campagna elettorale in corso interessa poco, la situazione di difficoltà è questa ed è reale - attacca - Qualcuno deve fare qualcosa al volo, non possiamo pensare di attendere le elezioni, l’inizio della nuova legislatura e la formazione di un nuovo governo; significherebbe arrivare a fine ottobre o inizio novembre senza aver mosso un dito. Chiudere gli alberghi durante la media e bassa stagione è un messaggio fortissimo che noi imprenditori vogliamo mandare: serve senso di responsabilità da parte della politica, serve ora. Le imprese sono un valore del Paese, nessuno deve dimenticarlo. Salvare il sistema produttivo del Paese è un problema di sicurezza nazionale».


Il futuro? Un grande punto di domanda

«La situazione è drammatica perché non sappiamo come sarà il futuro - spiega invece Aldo Werdin, presidente di Federalberghi Liguria e ad dell’Excelsior Palace Hotel di Rapallo (Ge) - Le ultime bollette ci hanno dipinto un quadro di grandissima incertezza. Il problema non è solo legato alle forniture di luce e gas, gli aumenti li stiamo toccando un po’ su tutto: generi alimentari o di prima necessità, come la carta igienica. Questi rincari continueranno? Diminuiranno? Aumenteranno? Il futuro è un grande punto di domanda. Ricordiamoci che veniamo da due anni difficilissimi a causa della pandemia che ha messo in ginocchio tanti imprenditori: ripartire così è ancora più difficile. La Liguria è una regione che vive soprattutto d’estate, gli alberghi che solitamente tenevano aperto in inverno pur sapendo che i guadagni non sono neanche lontanamente simili a quelli estivi sicuramente faranno due conti. E molti, come annunciato, chiuderanno qualche mese».


La richiesta di Federalberghi Liguria

Negli ultimi giorni Federalberghi Liguria ha deciso di agire: «Giovedì 1° settembre ho scritto personalmente una lettera indirizzata all’assessore del Turismo di Regione Liguria per chiedere la possibilità di poter aumentare la dichiarazione dei prezzi massimi per gli ultimi tre mesi del 2022 - annuncia Werdin - Ho chiesto, inoltre, che tutti gli albergatori possano decidere ad aprile del prossimo anno i prezzi della stagione estiva del 2023. Questo, se venisse permesso, potrebbe aiutare molto gli imprenditori che ad oggi non hanno la più pallida idea di come sarà la situazione del mese successivo: i rincari potranno aumentare così come diminuire. Decidere i prezzi con cinque-sei mesi d’anticipo può essere una mossa troppo rischiosa».

 

Nelle isole Eolie la stagione può chiudere prima

Non solo alberghi chiusi da novembre a marzo. Nelle isole Eolie, uno dei paradisi turistici del nostro Paese, la stagione estiva può chiudere in anticipo. Servirà agli albergatori per “ammorbidire” i costi dell’esercizio che, senza il pienone di agosto, rischia di essere esagerato. «Alcune strutture hanno già deciso di chiudere prima rispetto alla data prevista - ha spiegato a La Gazzetta del Sud Christian Del Bono, presidente di Federalberghi Isole Minori della Sicilia - Questa situazione è preoccupante non solo per alberghi e ristoranti, che avranno senza dubbio un mancato guadagno, ma anche per i piccoli territori che rappresentano queste isole, che vivono solo ed esclusivamente di turismo, e per i lavoratori stagionali, che vedranno ridursi notevolmente il loro impiego e i loro guadagni. Serve un intervento del governo che metta un tetto ai prezzi di gas ed energia, fissando un credito d’imposta che compensi gli aumenti record fin qui registrati».


Si tira la cinghia anche sul lago di Garda

Rischia di essere un’estate rovinata anche quella di molti imprenditori del lago di Garda. Anche qui l’ipotesi di chiudere tutto con largo anticipo e di stare senza lavoro fino alla primavera del 2023 è piuttosto concreta: «Aumenti insostenibili di oltre il 200% con punte anche del 300% - ha commentato sulle colonne di Bresciaoggi Alessandro Fantini, vicepresidente vicario di Federalberghi Brescia - a cui si aggiungono gli incrementi legati all'acquisto di beni e servizi necessari, come i prodotti alimentari e la lavanderia». Una condizione che rischia di rovinare il finale di un’ottima estate. «Molte strutture ricettive stagionali potrebbero chiudere in anticipo invece di prolungare una stagione che ha visto un’alta presenza di turisti - preannuncia Fantini - Altri albergatori stanno valutando se tenere chiusi alcuni piani dell'hotel o stanno rinunciando a fornire dei servizi nel tentativo di contenere i costi».


Le valutazioni della riviera Romagnola

Situazione divenuta insostenibile anche sulla riviera Romagnola. A Rimini, città che vive di turismo 365 giorni l’anno tra mare, fiere e convegni, le valutazioni che stanno facendo gli albergatori sono molto delicate: «Da noi ci sono più di 1.100 alberghi, 300 dei quali con licenza annuale che implica l’apertura obbligatoria per più di nove mesi l’anno - spiega Patrizia Rinaldis, presidente di Federalberghi Rimini - So che alcuni stanno valutando di cambiare la licenza per diventare stagionali e decidere quando e come aprire durante il periodo di bassa stagione. Del resto, in un momento storico instabile com’è quello che stiamo vivendo è impensabile tenere aperta una struttura per due-tre ospiti, come capita a volte durante l’inverno».

«La fortuna di Rimini è che, a differenza di altre città di mare, qua il turista può arrivare quasi tutto l’anno grazie alla fiera e al centro congressi che hanno programmi e capienze molto importanti. Ma i costi di gestione a cui siamo arrivati ora - continua Rinaldis - non sono più sostenibili. Siamo in attesa di capire quali saranno le decisioni del governo, di certo questa situazione non è più sostenibile e qualcosa dovrà essere fatto al più presto».

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Alberto Lupini


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