Quel sogno chiamato sci. Tornare sulle piste per scacciare un anno e mezzo di buio

Gli impianti sciistici stanno riaprendo, la neve caduta domenica si aggiunge a quella caduta nei giorni scorsi. E altra ne deve arrivare. Ritornare sugli sci, significa riprendere un piccolo pezzo di normalità

05 dicembre 2021 | 18:03
di Federico Biffignandi

Diciamocelo: tutti gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione non sempre aiutano. Le numerose webcam puntate sui comprensori sciistici sono una di queste innovazioni che sono sicuramente utili, ma che possono anche diventare un tormento. Per chi? Per gli sciatori che non agganciano gli sci agli scarponi dal 9 marzo 2020 e, seduti sul divano di casa o durante una pausa al lavoro, scappano sulla webcam del proprio comprensorio a vedere quali sono le condizioni delle piste. C’è neve? Non c’è neve? Le previsioni cosa dicono?

Una domenica di neve per sognare

Ebbene, la neve in questa prima domenica di dicembre è caduta e anche copiosa nel corso della mattinata e le previsioni sono favorevoli anche per la settimana in arrivo, con centimetri che cadranno tra mercoledì e giovedì sulle catene montuose italiane e giù fino in pianura. Un manto bianco che apparecchierà al meglio i comprensori in vista del clou della stagione sciistica, quello delle Festività natalizie e poi delle Settimane bianche. Che da qualche parte è già cominciata, con le luci verdi che si accendono sempre più diffusamente accanto ai nomi delle piste. Dalle quote più alte a quelle più basse, i chilometri sciabili sono sempre di più e noi appassionati ce ne stiamo con il naso appiccicato allo schermo del pc, come bambini incollati alla finestra guardando fuori i fiocchi cadere.

 

Un incubo lungo 631 giorni

Perché oggi sono 631 i giorni senza sci e sono tanti. Qualcuno li ha già inforcati e qualche discesa se la è fatta, ma tradizionalmente la stagione inizia l’8 dicembre, l’Immacolata. E allora, proprio adesso che ci siamo, guardiamo con occhi luccicanti sci, scarponi e racchette che se ne stanno in cantina, con le ragnatele che li hanno avvolti in tutto questo tempo. E ci parliamo. Chiediamo anche a loro quanta voglia abbiano di tornare a incidere archi sulla neve e ci emozioniamo, perché tutti - grandi e piccini - tornano ad avere la stessa età: quella indefinibile e senza tempo che solo uno sport emozionante vissuto in alta montagna in modo del tutto naturale può offrire.

Manca poco, manca sempre meno. Il pensiero va là, all’aria sferzante che segna il viso, al profumo di freddo che penetra nelle narici, al godimento di una, due, tre curve fatte a regola d’arte, al sorriso nel guardarsi attorno circondati da vette imponenti, al piacere di fermarsi in un rifugio per scaldarsi con un bombardino o riprendere energie con una salamella, una polenta, un buon primo piatto di montagna, per i più audaci. Il pensiero va al movimento che si crea attorno alla montagna, a quelli che non sciano e si godono le ciaspolate, a quelli che animano i paesini di montagna, ai volti dei “montanari” che diventano subito famigliari, allo spirito di gente che ha sofferto non potendo lavorare, ma ha la scorza dura e sa come e quando rialzarsi.

 

Qualche timore, ma un grosso augurio

La neve ha smesso di scendere nella giornata di domenica, i più romantici iniziano a guardare fuori dalla finestra mentre è calato il buio, scrutando la “serenata” in cielo che significa freddo e condizioni ideali per le quali la neve si compatta, fa il “fondo”, in attesa di altri centimetri pronti a cadere nelle prossime ore.

 


Il brivido di altre chiusure corre sempre lungo la schiena, le notizie dei casi in peggioramento le si guardano “di striscio” perché l’anno scorso l’hanno fatta grossa: si apre, non si apre, forse si rimanda, non si apre proprio. Un valzer di emozioni altalenante quanto una danza sugli sci, ma conclusosi con un ruzzolone da lasciare i lividi: nel cuore, invece che sulla pelle.

Oggi però sembra diverso, gli impianti si muovono, i primi coraggiosi tornano in città raccontando della loro prima sciata d.C. (dopo Covid). E allora si sogna ad occhi aperti, si riguardano sci, scarponi e racchette, ci si sente un po’ meglio, un po’ più normali, un po’ più sognatori, un po’ più capaci di riprendere in mano il bello dei piccoli-grandi piaceri della vita. Con l’augurio che per tutto il sistema montagna sia l’inverno del rilancio: buono sci a tutti.

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Alberto Lupini


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