Sanzioni ai no vax e niente green pass senza la terza dose del vaccino?

Lo propone Walter Ricciardi che chiede di ridurre a 6 o 9 mesi la durata massima del passaporto vaccinale. Il Governo dovrà decidere entro i primi di dicembre. Per evitare nuove chiusure di bar e ristoranti

14 novembre 2021 | 12:53

Non ci sarà il lockdown, neppure parziale, ma ci saranno strette sugli strumenti utilizzati, a partire dal green pass la cui scadenza potrebbe essere ridotta a 9 o 6 mesi se non ci sarà un’alta risposta alla proposta della terza dose del vaccino : lo dice in un'intervista a “Il Messaggero” il professor Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute, che indica una serie di possibili interventi, da decidere ai primi di dicembre, per proteggere l'Italia dall'avanzata della quarta ondata che arriva da Est: sanzioni più rapide nei confronti di medici e infermieri No vax; analisi, Asl per Asl, per verificare se tra gli assistiti di un determinato studio medico ci siano molti non vaccinati, per correre ai ripari; spingere, in modo energico, sulle terze dosi, collegandole al Green pass: chi non completa con il richiamo il ciclo vaccinale riceve prima un' ammonizione e, se dopo due o tre mesi ancora non si mette in regola con l'iniezione di rinforzo, la certificazione verde perde di validità. Non solo: lo scetticismo sui tamponi rapidi è sempre più forte e l'ipotesi è quella di ridurre la loro durata a 24 ore (rispetto alle 48 attuali). Il test molecolare a sua volta varrebbe 48 ore invece che 72. Questi gli strumenti prevedibili per evitare nuove chiusure che, inevitabilmente, colpirebbero ancora uina volta per primi i pubblici esercizi. 

Il problema dei sanitari no vax: fanno danni enormi

Rispetto agli operatori sanitari No vax «è un problema serio in tutta Italia - commenta - Quantitativamente il numero di medici e operatori sanitari in genere che rifiutano il vaccino non sono molti, ma possono causare danni enormi perché dispongono di un'ampia capacità di influenzare i pazienti, i propri assistiti».

I vari ordini dei medici «devono agire, e spesso lo fanno. Ma le procedure vanno rese molto più snelle».

Per spiegare agli italiani la necessità della terza dose, va chiarito che «a 180 giorni dalla seconda dose sei sì protetto dalle conseguenze gravi della malattia, ma molto meno dall' infezione». Se il numero dei contagi aumenterà «e se la campagna della terza dose andrà a rilento, allora sarà giusto pensare a strumenti più incisivi». Oltre che per gli operatori sanitari, la terza dose dovrà essere necessaria «per tutti coloro che lavorano a contatto con i fragili. Ad esempio gli insegnanti, visto che i bambini non sono protetti in quanto non possono essere vaccinati». Con la variante Delta «questa pandemia è cambiata, una persona infetta ne contagia in media altre sette. Per fermarla dovremmo raggiungere la vaccinazione della quasi totalità della popolazione». 

Brusaferro invita a vaccinarsi in fretta per evitare una nuova ondata di contagi

Intanto il presidente dell'Iss e portavoce del Cts, Sivio Brusaferro lancia un appello: vaccinarsi per frenare la risalita della curva dei contagi. Brusaferro, intervistato dal Corriere chiede a tutti di collaborare. Con 78 casi su 100mila abitanti, è stata superata la soglia che permette di circoscrivere i focolai e l'alto numero dei tamponi non giustifica l'aumento di casi: la risalita, spiega, è dovuta ad una intensa circolazione in Europa, ed è sostenuta molto dai non vaccinati e da un certo rilassamento nei comportamenti. «Ora è difficile fare previsioni. Altri Paesi stanno adottando restrizioni, ma al momento hanno numeri molto più alti dei nostri».

I colori delle regioni


Resta valido il sistema di divisione per fasce. L’Italia è ancora tutta in bianco, ma entro Natale alcune regioni come Lazio, Marche e Friuli-Venezia Giulia rischiano di passare in giallo. In questa zona di rischio è obbligatoria la mascherina anche all’aperto e all’interno dei ristoranti si può stare seduti al tavolo solo in 4 persone, a meno che non si sia tutti conviventi. Il governo non pensa di modificare i parametri (incidenza dei contagi settimanali e occupazione dei letti nei reparti di area medica e delle terapie intensive), ma saranno governatori e sindaci a dover prevedere misure più restrittive in quelle aree, anche limitate, dove più alto è il numero di positivi. La strada, prevista dalle regole in vigore, resta quella di creare "zone rosse" per isolare eventuali focolai e limitare la circolazione del virus.

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Alberto Lupini


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