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Stretta sul reddito di cittadinanza? Sì, ma per cuochi e ristoratori non basta

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) propone una riduzione delle modalità di erogazione del reddito di cittadinanza, che a breve potrebbe essere attuata dal Governo Meloni. Per gli chef che abbiamo intervistato - Giancarlo Morelli, Errico Recanati e Maurizio Urso - può essere un tentativo per far fronte alle difficoltà nel reperire personale, ma non è sufficiente

di Silvia Balduzzi
07 novembre 2022 | 18:12
Stretta sul reddito di cittadinanza? Sì, ma per cuochi e ristoratori non basta
Stretta sul reddito di cittadinanza? Sì, ma per cuochi e ristoratori non basta

Stretta sul reddito di cittadinanza? Sì, ma per cuochi e ristoratori non basta

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) propone una riduzione delle modalità di erogazione del reddito di cittadinanza, che a breve potrebbe essere attuata dal Governo Meloni. Per gli chef che abbiamo intervistato - Giancarlo Morelli, Errico Recanati e Maurizio Urso - può essere un tentativo per far fronte alle difficoltà nel reperire personale, ma non è sufficiente

di Silvia Balduzzi
07 novembre 2022 | 18:12
 

Il Governo Meloni è pronto a intervenire sul reddito di cittadinanza e potrebbe arrivare una stretta, probabilmente a breve, come proposto dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega): tra le novità quella più importante riguarda la possibilità di rifiutare il lavoro proposto. Se dovesse passare la proposta di Durigon, infatti, dopo il primo rifiuto di un'offerta di lavoro si perderà il diritto a mantenere il reddito di cittadinanza. 

Un'iniziativa accolta favorevolmente da cuochi e ristoratori che ritengono sia anche questo un tentativo da portare avanti, ma che non inciderà in modo sufficiente sulla difficoltà nel reperire personale qualificato. Ciò che serve, concordano, come supporto da parte del Governo è molto di più, a partire per esempio dalle politiche attive al ripensamento della formazione scolastica.

Ne abbiamo parlato con alcuni cuochi di Euro-ToquesGiancarlo Morelli, titolare de il Ristorante Pomiroue di Seregno (Mb), Errico Recanati, titolare de Ristorante L'Andreina di Loreto (An) e Maurizio Urso, chef del ristorante Datterino presso Scilla Maris Charming Suites a Noto (Sr).

Stretta sul reddito di cittadinanza? Sì, ma per cuochi e ristoratori non basta

In cosa consiste concretamente la nuova proposta sul reddito di cittadinanza?

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon del nuovo Governo Meloni anticipa la svolta, o meglio la stretta, in arrivo sul tema del reddito di cittadinanza, facendo riferimento anche a quando questo strumento era stato pensato dal Movimento 5 Stelle: «Anche allora avevamo un'impostazione diversa dai 5 Stelle. Noi vogliamo solo dare una risposta diversa a chi può lavorare: dignità attraverso il lavoro». 

Tra le proposte per il “nuovo” reddito di cittadinanza:

  • dopo il primo rifiuto di un'offerta di lavoro, si perderà il diritto a mantenere il reddito di cittadinanza;
  • dopo i primi 18 mesi se la persona non avrà trovato lavoro, verrà sospesa dal sussidio per sei mesi e inserita in un percorso di politiche attive per il lavoro. Per esempio, corsi di formazione adatti al suo profilo e alle richieste delle aziende. Percorso che, ha detto la premier Giorgia Meloni, potrebbe essere retribuito ricorrendo alle risorse del Fondo sociale europeo. Per potenziare le politiche attive verranno coinvolte maggiormente le agenzie private e rafforzati gli incentivi per chi riesce a collocare al lavoro gli interessati; 
  • se la persona ancora non avrà trovato lavoro dopo sei mesi, potrà ricevere di nuovo il reddito di cittadinanza, ma decurtato del 25% e per una durata ridotto di un anno, durante il quale continuerà a fare formazione;
  • se anche dopo questo periodo il beneficiario non riuscirà ad accedere al mercato del lavoro, verrà sospeso per altri sei mesi dal reddito, passati i quali potrà chiedere per l’ultima volta il sussidio. Questa volta solo per sei mesi e per un importo decurtato di un altro 25%.

 

Il versante dei controlli

«Pensiamo - dice il sottosegretario - che il sistema non debba più essere gestito centralmente dall’Inps, ma sul territorio dai comuni, che conoscono meglio le reali situazioni di povertà». In questo modo si calcola che si potranno risparmiare a regime, cioè alla fine del percorso, almeno 3 miliardi su una spesa di circa 8 miliardi l’anno. «Ma già in partenza, con la sospensione e il taglio del 25% del sussidio, circa 1,2 miliardi, senza contare i risparmi con i controlli» - conclude Durigon.

Qual è l'opinione degli chef?

Il primo a intervenire sul tema è Giancarlo Morelli, titolare de il Ristorante Pomiroue di Seregno (Mb), che ha dichiarato: «Io credo assolutamente che il reddito di cittadinanza, per quanto riguarda il mondo della ristorazione e dell'hotellerie, come ho sempre sostenuto, non sia collegato alla difficoltà nel reperire il personale nella ristorazione: potrà influire forse dell'1%. Credo, invece, che la crisi del nostro settore legata al mondo delle nuove manodopere, sia legata anche al fatto che i giovani siano stati poco protetti e messi in risalto nella loro nuova professione. Se la scusa di una parte del nostro comparto era quella del reddito di cittadinanza, è giusto fare ora un punto perchè  questo strumento ha aperto a un sacco di domande che ogni ristoratore si è fatto per capire se realmente tutto ha funzionato come avrebbe dovuto. A questo punto credo che il nuovo Governo Meloni farà le sue mosse e deciderà ciò che si debba fare: mi sembra giusto che nel momento in cui venga proposto un lavoro e questo venga rifiutato, ci sia un'analisi delle motivazioni per cui questa persona riceva il reddito di cittadinanza. Per quanto riguarda, invece, il nostro comparto, credo di debba riflettere sulla direzione in cui voglia andare la ristorazione. Credo debba orientarsi sempre più vicino all'etica e non intendo solo nel piatto, ma anche nel comportamento nei confronti di chi ci sta vicino. Dobbiamo riuscire a trasmettere ai giovani la passione e la voglia di continuare a fare questo lavoro. Noi dobbiamo far capire loro che questa è una passione che ti porta lontano. Non ci sono alternative, siamo noi grandi a doverli fare innamorare della ristorazione».

Giancarlo Morelli

Giancarlo Morelli

Stretta sul reddito di cittadinanza? Può essere un tentativo

L'emergenza sulla carenza di personale è reale e tutto ciò che può influire su questo ritorno dei giovani alla ristorazione, può servire, anche a partire dalla stretta sul reddito di cittadinanza, anche se questo sicuramente non può bastare. È questa l'opinione di Errico Recanati, titolare de Ristorante L'Andreina di Loreto (An) che ha dichiarato: «Io credo che sia necessario tornare ad amare questo lavoro e abbiamo bisogno di forze nuove che si mettano a lavorare con noi per tutti i nostri progetti. E per fare ciò ci serve una mano da tutti quanti possano intervenire, in particolare dal Governo, perchè da soli non ce la facciamo. Dobbiamo capire come mai sia venuto a mancare la passione e l'amore per questo lavoro. Io personalmente ho due figli piccoli, uno di 12 anni e uno di 10 anni, e il mio sogno è che facciano i camerieri come primo lavoro. Perchè ricoprire quel ruolo, o quello di cuoco, ti permette di crescere e di conoscere il comparto. Abbiamo un bisogno di un aiuto, ma anche di persone disponibili a innamorarsi del nostro lavoro. Non so se ci sia un legame con il reddito di cittadinanza, per quanto riguarda la difficoltà nel reperire personale, ma so che il momento è veramente drammatico perché non riusciamo a trovare personale qualificato. Io metto un annuncio da tre mesi e ho avuto risposta per la cucina, non per la sala. La stretta sul reddito di cittadinanza, può essere un tentativo in più. Noi abbiamo bisogno di un supporto perchè la ristorazione ne ha passate tante in questi ultimi anni: questa è la cosa certa. Bisogna ripartire da una tutela e una riorganizzazione del lavoro, passando anche per scuole, con gli studenti che potrebbero venire nei nostri ristoranti, come viene fatto all'estero, già nei fine settimana, così da formali da subito anche sul campo. C'è bisogno di interventi sulle politiche attive per creare un mondo del lavoro diverso, che rispetti le attuali esigenze del comparto».

Errico Recanati

Errico Recanati

Il nostro è un lavoro duro, in cui servono passione e amore

Agli altri chef, si aggiunge anche Maurizio Urso, chef del ristorante Datterino presso Scilla Maris Charming Suites a Noto (Sr) che ha dichiarato: «La mancanza di personale,  parlo di cuochi, camerieri, addetti alle pulizie, è una problematica seria a tal punto da impedire di programmare la stagione Invernale o estiva. Iniziamo dal Covid che hanno pesantemente colpito il settore, e visto le chiusure forzate dei ristoranti ha fatto sì che molti hanno cambiato lavoro, scoprendo orari più decenti, festività a casa e stipendi quasi uguali rapportati agli orari di lavoro svolti. Si il nostro è un lavoro duro, si lavora durante tutte le festività, quando gli altri non lavorano, durante i week-end, si perdono i compleanni, gli anniversari, le giornate di feste. È un mondo di grandi sacrifici personali, che deve necessariamente trovare figure che sappiano lavorare in squadra. Senza passione e amore non è facile conciliare questo lavoro con la quotidianità».

Maurizio Urso

Maurizio Urso

Le problematiche, prima del reddito di cittadinanza

«Io credo che oggi gli stipendi non sono adeguati al caro vita che stiamo vivendo, inoltre il rincaro energia e di materie prime smisurato mette in difficoltà ristoratori/albergatori e personale stesso che deve comunque pur vivere e guadagnare - prosegue Urso -  Nelle scuole alberghiere non si fanno più le 18 ore settimanali di pratica forse si arriva a 2/4 ore settimanali che è pochissimo per chi deve poi entrare nel mondo della ristorazione, anche questa la ritengo una mancanza, così come quando andavo a scuola io i miei insegnanti erano chef di cucina che insegnavano presentando un cv presso la scuola oggi tutto è cambiato anche un ragazzino appena diplomato a 18 anni può insegnare cucina o sala o bar, per cui un ragazzo che si diploma arriva nelle cucine impreparato».

Bisogna riflettere bene sugli interventi da programmare

Lo chef Urso ha poi proseguito, parlando degli interventi sul reddito di cittadinanza, ma parlando anche di altre criticità che riguardano il mondo del lavoro, come le persone di 50 e 60 anni che faticano a trovare lavoro nel comparto, perchè a essere ricercati sono solo cuochi giovani.  «Nel nostro comparto c'è un calo del 40/50 % di personale, le criticità sono tante da affrontare, ma certamente chi si vede arrivare il reddito di cittadinanza -  da 800/a 1200 per dire una cifra, non ci pensa neanche di andare a lavorare. Anzi si propone per lavorare quatto ore in nero. Il nuovo governo propone di dare il reddito solo a chi non può lavorare, ma come si fa a stabilire ciò?  Ovvio chi ha delle patologie, o infermità o altre cose è giusto che lo abbia, ma forse ci dimentichiamo chi a 45/50/60/ anni è già ritenuto fuori età: nessuno, infatti, ti propone un contratto, visto che oggi gli imprenditori cercano giovani chef di 23/26 anni con esperienza, estro e fantasia e molto altro. Io ho iniziato a fare lo chef di cucina a 30 anni e mi tremavano le gambe nel gestire la brigata, i costi, i menu…oggi invece si cercano con super esperienza a 23 anni, sarà cambiato l’essere umano? Mi chiedo! Ritornando al discorso di prima, sarà difficile trovare lavoro in qualsiasi comparto a 50/60 anni. Per cui il nuovo Governo deve fare molta attenzione».

 

Intervenire sul cuneo fiscale e i rincari energetici e delle materie prime

“Secondo il mio umilissimo parere, bisognerebbe abbassare le tasse, il cuneo fiscale e incentivare le aziende. Immaginate poi chi come me lavora con prodotti di altissima qualità, che deve mantenere i prezzi del menu con energia alle stelle, tasse, materia prima costosissima, come si fa ad assumere personale, se fatti i conti non si riesce non a vivere, ma neanche a sopravvivere. Che dire? Dio salvi l’Italia! Ma forse anche il mondo intero» - conclude Urso.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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