Il tartufo bianco più bello d'Italia quest'anno si raccoglierà nelle Marche, sui Sibillini
Sarà un'annata prolifica: le pepite inizieranno ad essere perfette dalla metà di ottobre, ma avremo picchi altissimi verso Natale e Capodanno
I millimetri di pioggia caduti a maggio, giugno e luglio, supportati dalle brevi piogge estive e da alcune grandinate, hanno fornito al sottosuolo un serbatoio di umidità che ritroveremo utile nella fioritura dei tartufi.
Ma è sempre il terroir che decide e sicuramente quest'anno nelle Marche, nella zona dei Sibillini farà la differenza perché è lì che i parametri che vegetano il tartufo si sono esaltati, tali da farci capire l'andamento della stagione tartufigena.
Quest'anno avremo sicuramente soddisfazioni particolari, non saremo ai livelli delle storiche annate del 2014 e 2019 che sono state eccezionali, ma avremo un grande livello di profumi e di sensorialità dei tartufi, ma anche pepite di grandi caratura, che potranno stupirci con colpi di coda in positivo anche verso Natale e i primi di gennaio.
Se come appare dai nostri dati accademici El Nino, con le sue correnti e temperature ci ha riportato nella giusta rotta e nella giusta dimensione, sicuramente anche il prossimo anno e quello successivo, se certi parametri verranno rispettati, credo che avremo i prossimi 2 o 3 anni di forte presenza del tuber magnatum come ai vecchi tempi.
I numerosi Maestri del tartufo, i Cavatori provetti e i Custodi del bosco che abbiamo interpellato in giro per l'Italia manifestano un deciso ottimismo supportato da dati scientifici di grande impatto e decisa veridicità. In particolare il Maestro del tartufo Pino Crestini di Sestino che ha un po' in mano i dati dell'andamento stagionale climatico e i parametri del tartufo ci ha sussurrato il suo ottimismo.
La pioggia, l'umidità del terreno, il sole, il terroir e la luna sono dati salienti e allora ci chiediamo: ma è più favorevole la luna crescente o la luna calante per il tartufo, anche qui abbiamo studiato il mistero.
Anche il vento ha un ruolo particolare, se durante l'estate il vento caldo è deleterio e nocivo e può asciugare precocemente il terreno togliendo quella umidità utile alla formazione del tartufo, il venticello invernale invece incanala quell’alito e quell'effluvio garbato di profumi del tartufo che arriva all'olfatto del cane quando cerca la preziosa pepita.
Certamente nei momenti giusti il sulle sa equilibrare le piogge appena cadute e il binomio sole-pioggia è strategico: perché le piogge con cadenza quindicinale, se poi arriva il sole, tutto il contesto si esprime con una maturazione ideale del micelio e quindi del carpoforo.
E così vogliamo svelare vicino a quali piante possiamo cercare il tartufo e dove si crea la giusta simbiosi. Andiamo a cercare il nocciolo e il salice per il nord Italia, ma per il centrosud affidiamoci alla roverella che è la pianta per eccellenza da prediligere.
© Riproduzione riservata
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini