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Consorzio Marche Biologiche, modello da seguire per la filiera bio

10 novembre 2021 | 17:56
 

Consorzio Marche Biologiche, modello da seguire per la filiera bio

10 novembre 2021 | 17:56
 

Investire su tecnologia e conoscenza per sostenere la filiera biologica agroalimentare ed incrementare la sua capacità di competere. E’ la strada che sta percorrendo il Consorzio Marche Biologiche, eccellenza marchigiana, protagonista questa mattina al B/Open di Verona, rassegna dedicata al bio food, di un seminario sulla promozione delle filiere di grano biologico.

«Dedicarsi al biologico, settore in forte crescita, ed in particolare alla produzione di pasta, all’interno di un progetto di filiera territoriale – ha esordito Francesco Torriani, presidente del Consorzio - rappresenta una sfida, ma anche una preziosa opportunità di fare impresa rispettando i canoni della sostenibilità economica, ambientale e sociale. Sinora abbiamo conseguito ottimi risultati, riuscendo a qualificare l’offerta e a valorizzare il lavoro delle aziende associate che, da sole, coprono tutto il ciclo produttivo: dalla coltivazione al prodotto finito. Ma c’è ancora molto da fare per rafforzare la cooperazione e favorire l’integrazione con altri attori della filiera, penso ad esempio ai distributori. Per questo siamo impegnati ad investire sia nella produzione agricola, a partire dalla selezione di nuove varietà di grano duro che meglio si adattano al sistema di coltivazione biologico, che nei servizi alle aziende agricole, dalla formazione ai servizi di consulenza. Investimenti fondamentali per migliorare l’aspetto organizzativo e le performance di un comparto, sempre più chiamato a coniugare la sostenibilità ambientale con quella economica».

Gli organizzatori del convegno - CIA – Agricoltori Italiani e Bioagricoop - hanno scelto il Consorzio Marche Biologiche per la sua esperienza virtuosa. Una realtà da imitare, che ha fatto da apripista ad un modo migliore di fare agricoltura: un approccio di produzione alternativo che punta sullo sviluppo sostenibile.

L’approccio di filiera per valorizzare l’agricoltura biologica regionale rappresenta dunque un modello organizzativo vincente per affermarsi sul mercato con prodotti certificati e di qualità. La pianificazione delle produzioni e la professionalizzazione degli attori della filiera, integrate con l’impiego delle ultime tecnologie sono oggi più che mai indispensabili per dare valore aggiunto alle proprie produzioni.

«I prodotti bio di filiera – ha proseguito Torriani – rappresentano una garanzia per il consumatore e per questo stiamo assistendo ad un aumento della domanda. Dobbiamo però essere pronti a gestire l’incremento delle produzioni, garantendo al contempo la copertura dei costi e un giusto profitto a tutti gli attori coinvolti, a partire dai produttori agricoli che della filiera sono notoriamente l’anello più debole. In questo contesto l’elemento distintivo sta nella capacità di innovare, organizzare e professionalizzare un settore, che deve essere in grado strutturarsi in chiave sempre più moderna ed investire nel sapere aziendale».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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