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Andrea Aprea lascia il Vun del Park Hyatt Milano: «Aprirò un mio ristorante»

L’annuncio sui social. Lo chef di origine napoletana, due stelle Michelin, lascia il ristorante Vun del celebre hotel milanese dopo 10 anni. Il motivo: «Ho deciso di inseguire il mio sogno»

 
06 maggio 2021 | 09:22

Andrea Aprea lascia il Vun del Park Hyatt Milano: «Aprirò un mio ristorante»

L’annuncio sui social. Lo chef di origine napoletana, due stelle Michelin, lascia il ristorante Vun del celebre hotel milanese dopo 10 anni. Il motivo: «Ho deciso di inseguire il mio sogno»

06 maggio 2021 | 09:22
 

Infondo è il sogno di tutti i cuochi, indipendentemente da stelle o locali in cui si lavora: aprire il proprio ristorante, in cui essere completamente se stessi. Un sogno anche per Andrea Aprea, due stelle Michel al ristorante Vun dell’hotel Park Hyatt Milano, che ha deciso di trasformare in realtà, lasciando, dopo 10 anni, quella che è diventata un po’ la sua famiglia.

Andrea Aprea. Fonte Vun Park Hyatt Milano Aprea lascia il Park Hyatt Milano «Aprirò un mio ristorante»

Andrea Aprea. Fonte Vun Park Hyatt Milano


L’annuncio su social

L’annuncio sui social: «Non è mai facile prendere decisioni, ma questa l’ho presa con molta riflessione… soprattutto in un momento storico come questo, ma ho deciso di inseguire il mio sogno, vi informo che lascio la gestione delle cucine del Park Hyatt Milano e del Vun per aprire il mio ristorante, ora mi aspetta un nuovo percorso, vi terrò informati sull’evoluzione. Vorrei ringraziare tutta la famiglia Park Hyatt Milano per questi 10 anni meravigliosi insieme».

Le due stelle Michelin

Classe 1977, origini napoletane e trascorsi cosmopoliti, Andrea Aprea è arrivato al Vun nel 2011, ottenendo la prima stella Michelin nel 2012 e la seconda stella Michelin nel 2017.

Una cucina che guarda al futuro non dimenticando le origini

Al Vun, che in milanese significa “uno”, Aprea ha portato i colori della sua terra. I suoi piatti si pongono in un dialogo continuo tra tradizione e contemporaneità, lasciandoci la libertà di trovare in alcuni la prevalenza dell’una sull’altra o, a volte, fondendole sapientemente in un’unica esperienza. «La mia cucina contemporanea guarda al futuro senza mai dimenticare le sue origini», ha sempre spiegato lo chef.

Un futuro che lo chef oggi ha ben in mente.


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