Età pensionabile, esenti 15 categorie Ma dove sono i pubblici esercizi?

Pensione a 67 anni e nessuna esenzione per i lavoratori dei pubblici esercizi. In merito interviene Aldo Cursano, sottolineando che stare al bancone di un bar può essere altresì un lavoro usurante

09 novembre 2017 | 18:12
«Il lavoro di chi fatica tutto il giorno nei bar e ristoranti italiani - ribadisce il vicepresidente Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi, Aldo Cursano - merita pienamente di essere considerato nelle categorie delle mansioni usuranti, per questo dovrebbe essere esentato dall'innalzamento dell'età pensionabile, senza se e senza ma. Troviamo peraltro curioso che tra i lavori usuranti non ve ne sia neppure uno del mondo dei servizi di mercato».



Cursano si sbilancia di fronte alle ultime novità relative alla proposta del Governo di esentare quindici categorie di lavoratori dall'innalzamento automatico dell'età pensionabile a 67 anni.

«Il lavoro nei pubblici esercizi - spiega Cursano - comporta una serie di attività e mansioni che richiedono sforzi fisici e usura, dallo stare in piedi al bancone del bar a preparare caffè tutto il giorno, in cucina o in sala, al trasportare carichi. Un impegno che si protrae spesso dalla prima mattina alla tarda sera, senza considerare i sabati, le domeniche, il Natale e le varie festività. Per garantire quella qualità e attenzione al modello di offerta e servizio fondamentali in un lavoro come il nostro, l'esenzione dall'innalzamento dell'età pensionabile dovrebbe essere doveroso, proprio come avviene per insegnanti, personale infermieristico, conduttori di convogli ferroviari, personale marittimo e tutte le altre categorie contemplate dall'esenzione, sia le undici già previste dall'Ape sociale che le quattro appena incluse».

«Il fatto che il Governo non abbia preso in considerazione il nostro settore - conclude il vicepresidente Fipe - ci porta a pensare che evidentemente la cultura del lavoro è ancora quella del secolo scorso nonostante i cambiamenti intervenuti nel sistema economico-produttivo».

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Alberto Lupini


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