Manifesto del Turismo Solidus: cinque sfide cruciali per valorizzare l'ospitalità

Durante il XIX congresso nazionale di Solidus, è stato redatto il Manifesto del Turismo da cui sono emerse una serie di sfide cruciali e proposte per valorizzare l'ospitalità in Italia sviluppati in cinque punti principali

26 febbraio 2024 | 09:30
di Francesco Guidugli

In occasione del XIX° Congresso nazionale di Solidus I Professionisti dell’Ospitalità ha preso forma il Manifesto del Turismo di Solidus. Un documento creato dagli organismi della associazione delle associazioni professionali del mondo alberghiero che ne fanno parte. Forte il senso di orgoglio che gli associati hanno espresso nel comporre quello che vuole essere un fortissimo contributo al settore turismo. Nel documento, ricco di punti di vista, riflessioni e proposte si sono evidenziati 5 punti importanti che sono stati definiti la vera sfida da vincere nel più breve tempo possibile.

1) Certificare l’industria dell’ospitalità che rappresenta un comparto strategico per l’Italia

Nel settore abbiamo creato un miracolo economico, con il turismo. Nel 2022 il turismo italiano ha fornito alle casse dello Stato un surplus (incoming meno outgoing, viaggi internazionali in Italia sottratti i viaggi internazionali degli italiani all’estero) di ben 18 miliardi di euro. Nel 2023 il solo incoming raggiungerà quota 46 miliardi di euro producendo anche un surplus della bilancia dei pagamenti vicina ai 20 miliardi di euro.

Calcolando il Tourism Satellite Account, l’impatto diretto e indiretto prodotto dall’industria dell’ospitalità, si arriva a una quota del 12/15% del Pil (prodotto interno lordo), che nel 2023 ha superato quota 2.100 miliardi di euro, che cresce ulteriormente calcolando anche settori che sono molto affini al turismo e che dal turismo traggono vantaggio: la moda, lo sport, la cultura, l’enogastronomia. Almeno un quarto del Pil  italiano ruota attorno all’industria dell’ospitalità ed è una quota in costante crescita. Rappresentiamo un settore strategico per l’Italia e vogliamo che l’Italia ci tratti come tale.

2) Adeguare gli emolumenti di chi lavora nel turismo

Ridurre l'Iva. Un problema piuttosto drammatico riguarda gli emolumenti che nell’industria dell’ospitalità italiana sono decisamente inferiori rispetto alla media europea e non corrispondono minimamente all’importanza assunta dal settore. In passato il problema non era avvertito in maniera seria perché il fuori busta, le mance, altre fonti di guadagno (il cambio delle valute), tutti esentasse, raddoppiavano se non triplicavano l’effettivo guadagno.

Tutto ciò è scomparso da almeno vent’anni (l’euro è stato introdotto nel 2002). Restano contratti sindacali del tutto inadeguati, rapporti di lavoro che non corrispondono a ciò che la stessa Costituzione afferma all’articolo 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. I contratti di lavoro sono fermi da anni, il peso in busta paga del Fisco sempre più oneroso sia per le aziende che per i lavoratori. Il rischio è che sempre più professionisti del settore dell’ospitalità emigrino all’estero, dove la loro professionalità è decisamente riconosciuta e assai meglio retribuita.

3) Certificare e riconoscere le professionalità 

La crisi è finita grazie soprattutto all’impegno dei professionisti dell’industria dell’accoglienza e dell’ospitalità italiana che hanno promosso all’estero lo stile di vita italiano, che hanno garantito la qualità del prodotto turistico italiano, che garantiscono avventure nella sicurezza, emozioni indimenticabili, esperienze irripetibili: da quelle culturali a quelle enogastronomiche, da quelle sportive a quelle mondane.

Non ci sono più i camerieri e le cameriere, gli osti e i lavapiatti del passato. Ci sono professionisti abili a usare le migliori tecnologie per pulire, sanificare, cucinare, servire in tavola prima consigliando e poi presentando i piatti e i vini. Non c’è più il direttore d’albergo in soggezione davanti agli ospiti titolati, ma manager moderni in tutti i reparti che accolgono alla pari ospiti da tutto il mondo garantendo la massima sicurezza attiva e passiva e la migliore qualità del servizio oltre ad aiutare gli ospiti a scoprire e apprezzare le ricchezze del territorio.

4) Attenzione alla qualità di istruzione e formazione e agli sbocchi di mercato

Scuola da riformare, scuole che funzionino. Investire sull’istruzione. La scuola soffre di una formazione sbagliata. Nei primi due anni gli allievi studiano tutti i reparti, le ore sono di 50’, solo 6 ore di pratica, vedono il docente ogni 15 giorni, ci sono docenti di 21 anni che insegnano l’anno dopo aver conseguito il diploma, si presentano in scarpe da tennis, gli allievi non mangiano più a scuola.

Gli stage non sono istruttivi ma fanno gli interessi dei datori di lavoro con pochi scrupoli. Ci sono validi master post diploma. Manca una università dedicata a formare i manager alberghieri, manca perfino la figura del direttore d’albergo. Manca un' università dedicata al mondo dell’Ospitalità.

5) Attenzione alla qualità di vita e ambientale del territorio italiano 

La riqualificazione del territorio italiano è l’elemento fondamentale per incentivare e promuovere i flussi turistici e per dar vita a un “Progetto Turismo Italia” che abbia basi serie e concrete di riuscita. Il progetto deve avere una struttura regionale nello studio e nell’attuazione con l’assunzione di precise responsabilità politiche da parte delle amministrazioni pubbliche comunali, provinciali e regionali. Il territorio deve essere accessibile, pulito e sicuro.

L’Italiano che vive in Italia, che vi sia nato o meno, apporta al nostro Paese ricchezza umana, sociale, culturale ed economica, merita un Paese che gli garantisca lavoro e benessere adeguato a quel che ha saputo creare nel corso dei decenni. Noi che sappiamo accogliere e ospitare il mondo siamo anche ambasciatori di uno stile di vita che il mondo apprezza e perfino ci invidia. Noi vogliamo aiutare l’opinione pubblica e chi ci governa a rendersene conto e aiutarci a fare dell’Italia un Paese ancora più accogliente non solo per chi ci arriva ma anche e soprattutto per chi ci vive.

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Alberto Lupini


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