Chewing gum, non tutto è sano quel che si mastica: come evitare rischi

Il chewing gum può essere utile per l'igiene orale fuori casa, ma un uso scorretto comporta rischi, come sottolinea il professor Giorgio Calabrese. Masticarlo eccessivamente stimola la produzione di acidi gastrici , aggravando gastrite e reflusso. Attenzione anche ai dolcificanti: senza zucchero non significa senza calorie

19 novembre 2024 | 05:00

Quando non c'è lo spazzolino, c'è il chewing gum. Così recita - parafrasato - uno degli slogan più riusciti di uno dei maggiori produttori del settore. Ma è proprio così? Le “cicche”, come vengono anche definite in molte zone d'Italia, possono essere un'ottima soluzione, a patto di usarle nel modo corretto, come illustra il professore Giorgio Calabrese, medico nutrizionista e presidente del Cnsa, il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, del ministero della Salute.

Chewing gum, come è il mercato in Italia

In Italia, oltre 9 milioni di famiglie consumano chewing gum, masticando in media almeno un pezzo al giorno per circa 16,5 minuti. Questo gesto, che ha radici negli Stati Uniti, è ormai una consuetudine per l'89,4% della popolazione italiana, che la chiama in vari modi: cicca, cingomma, cicles. I consumatori più assidui sono gli uomini tra i 45 e i 54 anni e le donne tra i 34 e i 44 anni, secondo una ricerca condotta da Perfetti Van Melle e AstraRicerche.

I formati più popolari includono il confetto classico, preferito dal 34,7% dei consumatori, seguito dal bubble gum (20,6%) e dai confetti ripieni (15,3%). Le lastrine chiudono la classifica con l'11,2%, apprezzate soprattutto dagli uomini tra i 15 e i 24 anni. In termini di gusti, la menta domina con il 44,8% delle preferenze, seguita dalla menta extra forte (42,6%) e dai gusti fruttati (31,6%). Questi ultimi sono più amati dai giovani, mentre le fasce più adulte scelgono spesso la liquirizia. Per il 54,8% degli italiani, masticare chewing gum è un modo pratico per migliorare l'igiene orale dopo i pasti, ma è anche visto come un momento di relax (45,2%) o di piacere (45,3%). Inoltre, per il 17,4% diventa un metodo per ricaricarsi e il 58,7% degli intervistati ne riconosce l'importanza per combattere problemi di alito. Il 48,4% dei consumatori vede il chewing gum come un prodotto funzionale, utile anche come integratore di vitamine o per assumere farmaci. Tra le caratteristiche più ricercate spiccano il packaging sostenibile (45,3%) e la compatibilità con un'alimentazione sana (43,7%).

Chewing gum, la storia

Se già gli antichi romani avvertivano l'esigenza di pulirsi i denti - utilizzando le mele - al termine dei pasti, le prime testimonianze di gomme da masticare risalgono all'epoca dei Maya, che ricavavano una sostanza naturale dal chicle, la resina della pianta tropicale Manilkara chicle. Tuttavia, l'invenzione del chewing gum moderno avvenne nel 1869, grazie al dentista William Semple, che brevettò una gomma insapore pensata per l'igiene orale piuttosto che per il piacere del palato. Il vero pioniere delle gomme da masticare aromatizzate fu Thomas Adams, che introdusse nel mercato americano i primi gusti distintivi: una gomma alla liquirizia e una miscela fruttata chiamata "tutti frutti". Questa ricetta sintetica, creata con sciroppi e sostanze chimiche, evocava sapori come banana, fragola e ciliegia.

Il chewing gum nella cultura popolare

Il chewing gum non è solo un prodotto del presente, ma rappresenta anche un ricordo del passato: il 28,3% degli italiani lo associa a momenti trascorsi con gli amici, a lunghi viaggi in treno, pullman, aereo (24,5%) o auto (21,7%), o alle vacanze (20,2%). È anche un simbolo cinematografico, spesso legato a personaggi iconici, come in Grease, Pretty Woman, Top Gun e La fabbrica di cioccolato, dove la gomma da masticare diventa un simbolo di ribellione o di carattere.

Anche chef di livello si sono prestati a campagne pubblicitarie. L'ultimo in ordine di tempo è Antonino Cannavacciuolo, cuoco stellato e star tv grazie soprattutto a Masterchef, divenuto protagonista di spot su ogni piattaforma. Al di là dell'opportunità o meno di prestare la propria immagine per questo genere di pubblicità, rimane il problema di un'informazione corretta sull'utilizzo dei chewing gum.

Chewing gum, istruzioni per l'uso

Il prof. Calabrese riconosce l'utilità del chewing gum, a patto di utilizzarlo nel modo corretto. «Il concetto del chewing gum è strettamente legato all'aumento dei pasti consumati fuori casa, in particolare del pranzo. A differenza della cena, dopo la quale solitamente si rientra a casa e ci si dedica all'igiene orale, il pranzo fuori casa spesso non offre la possibilità immediata di lavarsi i denti. In questo contesto, la gomma da masticare può rappresentare una soluzione pratica e utile, sostituendo temporaneamente lo spazzolino quando si pranza in ufficio, in azienda o in altri luoghi. Masticare chewing gum, infatti, può aiutare a prevenire la formazione di macchie sui denti e proteggerli dalle aggressioni del tartaro e dei residui alimentari». Quindi il medico aggiunge: «Il chewing gum, meccanicamente, rappresenta la soluzione migliore in mancanza di dentifricio e spazzolino. Da un lato, aiuta a rimuovere i residui più grandi che possono rimanere tra i denti o le gengive, e dall'altro, se masticato per 3-4 minuti, non provoca un'eccessiva secrezione gastrica»

Chewing gum, i rischi

Tuttavia, un uso inconsapevole del chewing gum può comportare alcuni rischi, secondo il prof. Calabrese: «Un chewing gum, in termini di durata, equivale al tempo di una sigaretta, circa 3-4 minuti, dopodiché andrebbe gettato. Se consumato in questo modo e senza eccessi, può avere effetti positivi su denti, digestione e igiene orale. Tuttavia, se il chewing gum diventa un sostituto costante di altre abitudini, come mangiare, fumare o bere alcol, può creare squilibri e problemi al normale funzionamento dell'organismo».

Questa attività comporta rischi nell'ordine di un controllo delle calorie: «Bisogna sempre valutare attentamente le caratteristiche dei chewing gum, poiché molti sono senza zucchero, mentre altri contengono zuccheri. Se un chewing gum contiene zucchero, questo può essere assorbito dal corpo anche se viene sputato dopo un uso prolungato. Quando si parla di dieta e si sceglie il chewing gum come alternativa per evitare di lavarsi subito i denti, è importante sapere che "senza zucchero" non significa "privo di calorie". I chewing gum senza zucchero contengono dolcificanti, che a loro volta possono apportare una minima quantità di calorie, a meno che non si tratti di dolcificanti come la stevia o la saccarina».

Ma al di là della linea, il continuo masticare della gomma può provocare problemi gastrici, come evidenzia il medico: «Masticando senza ingerire nulla, si attivano comunque i meccanismi digestivi. Lo stomaco, percependo l'atto della masticazione, si prepara all'arrivo del cibo e inizia a produrre succo gastrico. Se però non arriva alcun alimento da digerire, il succo gastrico rimane nello stomaco inutilizzato, il che può aggravare situazioni preesistenti come gastrite o reflusso gastroesofageo. Questo eccesso di acido può irritare le pareti dello stomaco, causando infiammazioni e peggiorando i sintomi».

Chewing gum, un uso consapevole

Ovviamente il discorso vale per quei prodotti pensati e realizzati con la finalità di andare a sostituire dentifricio e spazzolino, che rimangono la soluzione preferibile. In alternativa, il chewing gum può essere un buon alleato per preservare la propria igiene orale, a patto di utilizzarlo correttamente. Questo non solo esclude tutta una serie di prodotti aromatizzati pensati per un uso prolungato perché, come detto, oltre ad essere una fonte di assunzione di zuccheri, possono provocare problemi anche a livello gastroesofageo. Al tempo stesso, scegliere un prodotto idoneo allo scopo, non garantisce l'esenzione dai rischi: anche in questo caso rimane fondamentale utilizzarlo solo ed esclusivamente per il tempo necessario allo scopo.

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